Prove tecniche di riforma

Prove tecniche di riforma Prove tecniche di riforma Pds e azzurri battono i «proporzionalisti » i » MEDICO DI FAMIGL IA lizzate le riserve di An. Domenico Nania, esperto di Fini per le questioni istituzionali, ha bocciato il rinvio di un anno, sostenendo che la Rebuffa deve entrare in vigore da subito. Questo non ha impedito alla commissione Affari costituzionali di far proprio l'emandamento, che comunque lascia intatta la possibilità di promuovere un referendum - sia pure sulla carta a scoppio ritardato - se la commissione Bicamerale non approderà a nulla. Insomma: la spada di Damocle su Rifondazione e su chi è restio a favorire riforme incisive del sistema, è comunque pendente. Significativo uno sfogo del capogruppo pidiessino alla Camera, Fabio Mussi: «La legge è una porticina aperta. Dev'essere chiaro che se mai dovesse fallire la Bicamerale (ipotesi che reputo remota), scenderei immediatamente in strada con la Rebuffa al collo per raccogliere al tavolino le firme per il referendum. Non si pensi che si possa rimanere nella guazza di chi difetti che la televisione riusciva almeno ad arginare: i discorsi prolissi, le frasi ellittiche, il linguaggio da iniziati. D'Alema ha parlato per oltre un'ora quando forse avrebbe potuto contenersi in venti minuti senza danneggiare la sostanza del suo intervento né la digestione di Tatarella. E i primi relatori della Potemkin hanno infarcito la loro prosa con il vecchio armamentario di «concordanze aggreganti», «suscettibilità posizionate» e «semplificazioni inquadrantesi». In tv, se non altro ci saremmo consolati con le facce, che ormai abbiamo imparato a leggere meglio dei discorsi. Ma la Potemkin ha rinunciato anche a quelle: la telecamera fissa le inquadra da lontano, sperdute in fondo a quel televisorino che il busto di Giolitti si ostina, forse giustamente, ad ignorare. Massimo Gramellini adesso». In serata la Camera ha respinto le obiezioni della Lega e finora, dunque, i «bipolaristi» hanno avuto la meglio. Ma i piccoli partiti, che per motivi diversi hanno dato vita al fronte dei «contras», non demordono. Ieri un Bertinotti fuori di sé ha spiegato in Transaltlantico che «se passasse la legge Rebuffa si avvelenerebbero i rapporti e tutto diventerebbe più difficile. Ecco perché credo che questo provvedimento prima o poi andrà giù». E ha aggiunto: «Se si vuole eliminare il proporzionale, è bene che venga detto chiaramente. Invece questo non viene l'atto. Mi sembra che questo Parlamento è degno di Alice nel paese delle meraviglie, dove si fa finta che le cose non accadano». Senza peli sulla lingua anche il capogruppo dei cristiano democratici, Carlo Giovanardi. Ha definito il provvedimento una «legge spoletta», cioè a scoppio ritardato. E ha annunciato, minaccioso: «Non possiamo votare qualcosa che assomiglia più ad una prova d'amore politica tra Forza Italia e pds, che non ad una legge del Parlamento». Già, la prova d'amore: con le votazioni di oggi si vedrà se la maggioranza che dovrebbe assicurare una riforma istituzionale «bipolare» reggerà alla prima seria verifica, oppure no. Bertinotti attacca: «Parlamento degno di Alice nel paese delle meraviglie, dove si fa fìnta che le cose non accadano»