«Un prezzo inaccettabile» di Chiara Carenini
«Un prezzo inaccettabile» «Un prezzo inaccettabile» Gallori: otto vite per guadagnare due minuti A destra Ezio Gallori, fondatore del Comu, coordinamento macchinisti unitari FIRENZE. «La smania di velocità non si soddisfa sulla pelle di lavoratori e utenti». All'alba della tragedia del Pendolino di Piacenza restavano i monconi di acciaio e le parole di pietra di Ezio Gallori, ex Filt Cgil, l'uomo che ha creato il coordinamento macchinisti unitari, il Comu. Gallori disse, quella mattina: «Questi che stavano sulla motrice erano lavoratori esperti. La colpa di tutto è delle Ferrovie». Adesso le indagini gli danno ragione: aver spostato il cosiddetto codice 180 - che regolava elettronicamente la velocità delle motrici sul percorso ferrato - è stata, come hanno stabilito i periti nominati dai pubblici ministeri Alberto Grassi e Paolo Veneziani, una delle cause di quel disastro. Ezio Gallori, ci spiega cos'è il codice 180 e perché il suo spostamento ha potuto provocare quel L'ex leader dei Comu: «Speriamo che la lezione serva ma la direttiva Prodi non promette nulla di buono» le Ferrovie guadagnare circa due minuti sull'orario, quindi non perdere né tempo né soldi. I macchinisti invece si erano accorti che quello spostamento comportava la perdita totale della sicurezza in viaggio. Perché tutto è affidato a cartelli di decelerazione. Ed è stato proprio così. Quando è stato disastro? «Il codice 180 è un sistema elettronico posto sui binari che indicava a un chilometro dalla curva pericolosa la necessità di diminuire la velocità. Se i macchinisti non deceleravano, il treno entrava in frenata. Spostarlo a pochi metri dalla curva significava per spostato il codice i macchinisti hanno protestato. Usci anche un documento, una lettera inviata alla direzione delle Ferrovie che però non sortì alcun risultato». Insomma, spostare il sistema di regolazione di velocità per guadagnare due minuti in più significa aver aumentato il rischio... «... sulla pelle dei lavoratori». Questi quattro avvisi di garanzia sono un punto fermo per quello che riguarda le indagini, sia per arrivare a scrivere la verità su questo disastro. E ora, che succederà, secondo lei? «Innanzitutto speriamo che questa durissima lezione sia di monito per i dirigenti delle Ferrovie dello Stato. Presenti e futuri. E soprattutto speriamo che serva a riportare sulle motrici, sui treni e sulla stra¬ da ferrata tutto quanto serve per la sicurezza più assoluta. Questo dovrebbe essere il vero investimento dell'ente: la sicurezza. Speriamo a questo punto che i vertici delle Ferrovie non si facciano prendere la mano dalla smania della velocità». Basterà questo? «Certo che se passa la direttiva Prodi... Non possiamo permettere che si risparmi sulla manutenzione, è troppo importante per la sicurezza di chi viaggia e lavora sui treni». E se passano ovunque i progetti sull'alta velocità? «Su questo abbiamo fatto un convegno proprio sabato a Piacenza. Un altro lo stiamo preparando per metà marzo. Certamente noi non ci fermiamo. A noi non ci ferma nessuno». Chiara Carenini
Persone citate: Alberto Grassi, Ezio Gallori, Gallori, Paolo Veneziani, Prodi
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