«Riforma pensioni ma con calma»

Sì alle modifiche allo Stato sociale, «senza colpire i più deboli». Berlusconi: nessun secondo fine Sì alle modifiche allo Stato sociale, «senza colpire i più deboli». Berlusconi: nessun secondo fine «Riferma pensioni, ma con calma» Prodi attacca il Polo: chi ha fretta ha altri scopi Raddoppiano le pantere grigie Allarme del Tesoro: nel2030 spesa previdenziale alle stelle cun passo indietro come opposizione. Facciamo le sentinelle dei diritti e degli interessi degli elettori». Il dibattito sullo Stato sociale si era arricchito nei giorni scorsi di una proposta di riforma avanzata dal leader del pds, Massimo D'Alema e, in particolare di introdurre un contributo di solidarietà a carico di quanti sono già in pensione. La proposta è stata accolta ieri con un netto rifiuto da Fini: «Si tratterebbe in sostanza di una tassa, di un ulteriore sacrificio a carico di una sola categoria di cittadini». Schierata «su questo aspetto a difesa dei diritti acquisiti», Ali è tuttavia «disponibilissima - ha sottolineato Fini - ad intervenire sui meccanismi che regolano per il fu¬ SPESA SOCIALE '95: 41 turdi GtezdedeCiail pesuallcie I valori in percentuale indicano il ra turo l'età pensionabile, e cioè alla revisione di tutto il sistema a partire dalle pensioni cosiddette di anzianità». La posizione di An, ha precisato il suo leader, è quindi «molto diversa» da quella di Rifondazione Comunista che, oltre ad essere contraria al contributo di solidarietà, è soprattutto indisponibile a modificare il sistema pensionistico in senso più europeo. Deciso a mettere d'accordo governo e opposizione è anche il leader del ppi, Franco Marini, che ha ribadito ieri come non sia detto «che, su scadenze di grande rilievo, l'opposizione non debba condividere con la maggioranza proposte accettabili su singoli obiettivi». Ma il leader di Rifondazione Co¬ 1.730 MILIARDI [23,25% S pporto fra la spesa e il prodotto inter munista, Fausto Bertinotti è fermamente contrario a un'ipotesi del genere: «L'idea di Marini che si possa mettere insieme il diavolo e l'acqua santa si verifica di rado: io non ci credo». Bertinotti non intende appoggiare «un accordo preliminare tra parti della maggioranza e Fi, come è successo sulla legge Rebuffa», ma si è detto «favorevole a un accordo di maggioranza e ad un suo successivo allargamento». Lontane le posizioni dei partiti a quanto appare dalle dichiarazioni dei loro leaders e Massimo D'Alema ha invitato tutti a «uscire dalla contrapposizione ideologica e partire dai dati della realtà» e a non far coincidere artificiosamente riforma dello Stato sociale con tagli. PESA IN RAPPORTO AL PIL] no lordo I dati della realtà saranno quelli che la commissione insediata dal governo Prodi annuncerà entro il prossimo 28 febbraio. In attesa del documento della commissione, il ministro degli Esteri Lamberto Dini che, da presidente del Consiglio, della legge di due anni fa è stato il padre, ha affermato che riformare la riforma delle pensioni si può, almeno per «qualche clausola». Dini ha solo tenuto a spiegare di non aver mai pensato ad un governo di larghe intese. «Ho detto che, se per raggiungere l'obiettivo Europa, fossero necessari provvedimenti aggiuntivi che non potessero essere concordati in seno alla maggioranza, il governo avrebbe il dovere di portarli in Parlamento». ROMA. Lo «Stato sociale» in Italia vale 411 mila 730 miliardi, pari al 23,25 per cento del pil. La cifra emerge dalle conclusioni cui è giunta la commissione tecnica per la spesa pubblica del ministero del Tesoro, che indica anche alcune ipotesi di correzione, partendo dal presupposto che «non è possibile migliorare i risultati finora ottenuti senza interventi di riforma più incisivi, che riconsiderino la struttura e i compiti del nostro sistema di welfare». Guardando alla spesa per la protezione sociale in Italia il «peso delle pensioni - rilevano i tecnici del dicastero retto da Carlo Azeglio Ciampi - è preponderante». Quasi il 60 per cento è assorbito dalle pensioni di invalidità, vecchiaia e supersititi, un altro 4 per cento va alle pensioni agli invalidi civili, ciechi e sordomuti. Poi ci sono i lavorano 36 ore in media contro le 42 italiane. E' evidente che gli olandesi vanno- in pensione più tardi. Delors dice che all'inizio del secondo dopoguerra un lavoratore europeo lavorava grosso modo, nell'arco della sua vita, 100 mila ore. Oggi siamo a 70 mila. Bisogna pensare di scendere a 45 mila». Bertinotti, ma le pensioni di anzianità, che in Europa non esistono, non le ha inventate la sinistra. Le ha inventate Andreotti. «Si tratta di un'invenzione strategica, che mette in collegamento la pensione alla vita lavorativa invece che alla vita anagrafica. E questo è giusto». Eurostat dice che noi spendiamo meno della media europea per lo Stato sociale, ma spendiamo troppo per le pensioni, pochissimo per l'indennità di disoccupazione e la formazione, per esempio. E lei difende gli anziani a scapito dei giovani? «Guardi, c'è un solo modo per spendere meno per le pensioni: uccidere i pensionati. Vogliamo discutere di ripartizione della spesa sociale? Allora dobbiamo innalzarla alla media europea, e cioè farla salire del 4 per cento. Se si farà questa scelta, noi siamo disposti a trattare sulla ripartizione della spesa». Bertinotti, ma lei vuole portare l'Italia in Europa? «Certo. Ma in Europa ci stiamo, tutti. Oggi il conflitto è tra la Germania e tutti gli altri. Ci vuole un bambino che dica che il re è nudo? Allora, ecco: la verità incontrovertibile è che per fare la moneta unica bisogna allungare i tempi di questo processo, e allentare questi parametri. Sennò non facciamo l'Europa, facciamo la grande Germania». Antonella Rampino principali programmi di spesa sanitaria: il 13% del totale è assorbito da quella ospedaliera, il 5 dall'assistenza medica generica e specialistica, il 2 dai farmaci. Nell'ultimo decennio questa spesa è cresciuta di circa 2 punti in rapporto al pil (nel 1985 era al 21,3 per cento). La commissione giunge così ad elaborare una serie di «raccomandazioni» che - viene precisato - intendono inserirsi nel dibattito e non costituire elementi vincolanti. SPESA SANITARIA, Gli interventi di contenimento devono toccare principalmente l'assistenza ospedaliera, per riportarla sugli standard di spesa medi europei. Va «potenziata» l'assistenza domiciliare, specie agli anziani. Su questo fronte viene ad esempio suggerito di riconvertire i piccoli ospedali in via di chiusura, anche per creare «residenze sanitarie assistenziali». Si propone poi di trasformare i principali ospedali italiani in «aziende ospedaliere» e basare il loro finanziamento su un sistema di «tariffe predeterminate». SPESA PENSIONISTICA. Raddoppierà nei prossimi trenta anni, fino a raggiungere i 442 mila miliardi di lire rispetto agli attuali 241 mila miliardi. Secondo lo studio, nel 2027 la popolazione italiana anziana raggiungerà i venticinque milioni, con un incremento rispetto ai tredici milioni di oggi. Tra gli interventi proposti vi sono: il restringimento dell'arco di tempo in cui è ammessa la scelta delretà pensionistica (elevando ad esempio il limite inferiore ai 60 anni) e l'applicazione di forme di contribuzione (il cosiddetto contributo di solidarietà) a carico di coloro che sono andati in pensione prima di raggiungere l'età minima pensionabile. SPESA ASSISTINZ1A1L E' il settore dove si «richiedono interventi più profondi». Esiste una «pletora di istituti» che perseguono finalità eterogenee, con costi che appaiono eccessivi se rapportati all'efficacia con cui il sistema protegge i cittadini in condizioni di bisogno. Gli interventi sono finora fatti da istituti «previdenziali», ma una fetta importante della popolazione è esclusa da ogni forma di protezione: gli inattivi, i giovani in cerca di prima occupazione, i disoccupati provenienti da certi settori, i lavoratori dipendenti «poveri», quelli autonomi. In merito gli assegni familiari quest'ultimo si propone di erogare un «assegno per il minimo vitale familiare»: la soglia di povertà è definita al 60 per cento del reddito pro-capite medio e la proposta prevede, ad esempio, un assegno di 8,6 milioni per una famiglia con due componenti privi di reddito. [r. int.] LA STAMPA Quotidiano /ululato nel 1867 DI RETTORE RESPONSABILE Carlo Rossella CONDIRETTORE Luigi La Spina VICEDIRETTORI Vittorio Sabadin, Paolo Passarmi REDATTORI CAPO CENTRALI Roberto Urliat» Dario Cresto-Dina, Franco Tropea EDITRICE LA STAMPA SPA PRESIDENTE Giovanni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio Caissotti di Chiusano Umberto Cuti ieri AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE Paolo Paloschi AMMINISTRATORI Luca Corderò di Montezemolo Giovanni Giovannini Francesco Paolo Mattioli, Alberto Nicolello STABU,IMENTO TIPOGRAFICO La Stampa, via Marenco 32, Torino STAMPA IN FACSIMILE * U Stampa, v.G. Bruno M, Torino STT8ri,v.C.Pescnli 130. Roma STS spa, Quinta Strada K, Catania Nuova SAS1E spa, v. della Giustizia 11, Milano L't'nioiK Sarda spa, vje Elmas, Cagliari Nord Eclair, 15-21 Rue du Gain, Roubaix CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ' Publikompaxs Spa v. Carducci 29, Milano, tel. (02) 86470.1 c. M. d'Azeglio 60, Torino, tel. (011) 6665.211 © 1997 Editrice La Stampa SpA Reg. Trib, di Torino n. 613/1926 Certificato n. 3320 del 13/12/1996 La tiratura di Martedì 11 Febbraio 1997 è stata di 477.642 copie