«Disse grazie con un mitra» di Fulvio Milone

«Disse grazie con un mitra» «Disse grazie con un mitra» «Così il capo suggellò ilpatto col clan» I VERBALI DELL'AGENTE PENTITO 0NAPOLI NNOCENZO Treviglio, 41 anni, quattro dei quali trascorsi in servizio alla sezione narcotici della squadra mobile. «Con disonore», sostengono i magistrati che indagano sul patto scellerato fra camorra e alcuni 007 della questura napoletana. «Con disonore», conferma lui che, finito in prigione con altri diciotto poliziotti e con il suo ex capo, Sossio Costanzo, ha confessato e si è trasformato nel peggiore accusatore dei suoi vecchi amici. Per ore, davanti ai giudici, ha raccontato come, fra l'89 e il '93, la sezione antidroga fosse diventata una sorta di dependance del clan di Simone Cozzolino, narcos napoletano con ottimi agganci in Sudamerica. «Il mio capo frequentava i camorristi, andava in vacanza a Ischia con Vincenzo Zinno, amico dei Cozzolino» ha detto il poliziotto pentito. «Treviglio mi accusa ingiustamente perché tempo fa l'ho fatto trasferire», ha replicato Costanzo dal carcere. Ma il poliziotto arrestato non si è limitato a fare il nome del suo diretto superiore. Ha chiamato in causa altri funzionari del calibro di Francesco Di Ruberto, all'epoca capo della squadra omicidi e oggi commissario a Nocera Inferiore, e Giuseppe Palumbo, responsabile dell'ufficio ispettivo della polizia di Napoli, che a quei tempi dirigeva la squadra mobile. Entrambi hanno ricevuto informazioni di garanzia. Treviglio ha tirato in ballo anche Franco Malvano, questore a Reggio Calabria e ex dirigente del commissariato di PorticiErcolano. «D'accordo con il boss Cozzolino organizzava operazioni false e arrestava innocenti», dice di lui il poliziotto amico dei boss. «Arresti a ogni costo». «Appena arrivato alla sezione narcotici capii quale fosse la gestione di quell'ufficio, anzi dell'intera squadra mobile - ha raccontato Treviglio -. L'unico obiettivo pressante era quello di effettuare operazioni e arresti a qualunque costo, anche se si trattava di operazioni sporche. La situazione cambiò in peggio quando si insediò il questore Vito Matterà. Matterà premeva sul capo della squadra mobile per ottenere risultati. Palumbo premeva sui dirigenti delle varie sezioni affinchè portassero arrestati e realizzassero operazioni di servizio». Il patto con la camorra. E' in questa cornice che, spiega Treviglio, la polizia scende a patti con il boss Simone Cozzolino, trafficante internazio¬ nale di droga: «Gli proponemmo di farci fare delle operazioni di polizia simulate. Lui avrebbe provveduto a sistemare in luoghi che ci avrebbe indicato la droga o le armi, e ci avrebbe poi avvisato. Lui acconsentì ma volle che informassimo il nostro dirigente, Sossio Costanzo, perché in cambio voleva che la squadra narcotici non desse fastidio nella zona di sua pertinenza. Parlammo con il dirigente, ci disse che per lui non c'erano problemi... Operazioni-farsa. Treviglio ricorda almeno quattro false operazioni. «Furono tutte realizzate con le stesse modalità, cioè concordando il ritrovamento con Simone Cozzolino e con l'assenso di Sossio Costanzo. Si tratta della «scoperta» di droga in un'auto sull'autostrada Napoli-Salerno, di altre due operazioni analoghe in un garage e del ritrovamento di tre chili di eroina messi da Cozzolino in un cestino dell'immondizia... Poi, come accadeva tante volte, in sede di conferenza stampa Sossio Costanzo riferì che la droga era stata sequestrata dopo un conflitto a fuoco... Quando Cozzolino ci telefonava ci recavamo sul posto, sequestravamo la roba, arrestavamo eventualmente le persone e tornavamo in ufficio. E Sossio Costanzo faceva la sua solita conferenza stampa... Il mio ex dirigente era ossessionato dall'ansia di fare conferenze stampa e comparire in tv». Un mitra in dono. «Trovai un mitra a Ponticelli - rivela il poliziotto -. Cozzolino lo vide e mi chiese se potevo regalarglielo. Io portai l'arma in ufficio: il sequestro non fu mai verbalizzato, Costanzo chiuse l'arma nella cassaforte». Che fine fece il mitra? Treviglio sostiene che dopo qualche tempo il suo capo gli ordinò di consegnarlo al boss a titolo di ringraziamento per l'ennesima operazione-truffa. Innocenti arrestati. «Mi vergogno di ammettere che ho partecipato all'arresto di persone innocenti pur essendone perfettamente consapevole - confessa Treviglio -. Ma questo era il clima in quel periodo, quando sentivo ripetere che bisognava fare queste operazioni e che, come diceva Costanzo, "tanto le persone arrestate escono presto di galera"». Per le operazioni-farsa fioccavano gli encomi. Anche per alcune agenti particolarmente carine e apprezzate dai dirigenti della sezione narcotici. L'amante del boss. «Fermammo per possesso di armi una certa Enza Bottiglieri - ricorda il poliziotto arrestato -: era la fidanzata o l'amante di Peppe Todisco (camorrista amico di Cozzolino, ndr). Poco dopo Cozzolino arrivò in questura e si appartò con Costanzo che successivamente ci disse di fare andare via la donna». Fulvio Milone