«Mano libera alla camorra»

Ma Napolitano replica all'accusa della procura: «Una visione estremistica, gli interventi ci sono» Ma Napolitano replica all'accusa della procura: «Una visione estremistica, gli interventi ci sono» «Mano libera alla camorra» «Nessuno controlla il territorio» NAPOLI. Voci dalla questura: «Lavorare in queste condizioni è impossibile, ci sentiamo tutti sotto esame». Voci dalla procura della Repubblica: «Basta con le operazioni di facciata e i blitz a beneficio della tv: la polizia si dia da fare». Non si placa la polemica innescata con l'inchiesta che ha portato all'arresto di venti poliziotti accusati di essere scesi a patti con la camorra. Il tono sarcastico e sprezzante usato dal procuratore Agostino Cordova in un comunicato che ha dato notizia dell'operazione ha lasciato il segno, peggio di una staffilata sul viso di molti funzionari e semplici agenti della squadra mobile. «Comprendo che a molti faccia piacere sentirsi dire che qui tutto va bene, ma non è così: la camorra controlla il territorio, la Campania ha il record dei latitanti eccellenti e nessuno li cerca», ha commentato un magistrato della procura nazionale antimafia, Franco Roberti. Ieri è arrivata la pronta replica del ministro dell'Interno Giorgio Napolitano: «Non credo sia giusto dire che non c'è alcun controllo del territorio da parte delle forze di polizia - ha detto . Si tratta di rappresentazioni assolutamente estremizzate». Napolitano ha anche sottolineato la gravità della situazione a Napoli e ricordato che il vi¬ ce capo della polizia, Gianni Di Gennaro, è venuto in città per annunciare «imminenti misure di ristrutturazione» delle forze di polizia all'ombra del Vesuvio. Ma intanto c'è chi non manca di ricordare che, alla fine dei conti, a trarre vantaggio da polemiche e veleni è proprio la camorra. Lo hanno affermato chiaramente diciassette parlamentari dell'Ulivo, secondo i quali il pessimo stato dei rapporti fra procura e questura «rende ancora più difficile nei fatti la lotta alla criminalità organizzata». In realtà, la «difficoltà di dialogo» fra i poliziotti napoletani e il capo della procura Agostino Cordova è di vecchia data. Risale ad almeno due anni fa, quando il numero uno dei pm denunciò alla commissione parlamentare antimafia presunte inadeguatezze e gravi lacune nel lavoro degli uomini della questura. Sossio Costanzo, l'ex dirigente della sezione narcotici arrestato la scorsa settimana, fu promosso a capo della squadra mobile proprio in quel periodo. Perché allora Cordova, che già indagava sui poliziotti in odore di camorra, non ebbe nulla da ridire su quella nomina? La risposta alla domanda che si pongono oggi molti funzionari della questura viene ancora una tfolta dalla procura: un pronunciamento avrebbe mandato a monte un'indagine delicatissima che doveva rimanere rigorosamente segreta. C'è però chi tenta di smorzare i toni della polemica. Si tratta del procuratore generale della Repubblica di Napoli, Renato Golia. «In ordine alle reazioni che, a vari livelli, si sono dovute registrare in seguito all'operazione che ha coinvolto rappresentanti della polizia di Stato, va escluso nel modo più assoluto che essa sia rivelatrice di scontri o anche solo contrapposizioni fra procura della Repubblica e questura», ha detto Renato Golia, [f. m.] Ad una cosca proponemmo di fare operazioni false Trovavamo la droga dove la sistemavano i suoi uomini Mi ha costretto ad arrestare tante persone che erano innocenti Dice: tanto poi li scarcerano Sopra Giuseppe Palumbo. In basso Cordova. A sinistra il capo della Mobile arrestato con i suoi uomini PALERMO. L'appello di un prete apre una discussione nella Chiesa. La moglie di un mafioso può abbandonare il marito responsabile di delitti? Padre Nino Fasullo, prete redentorista, ha proposto al convegno palermitano sulla «Donna nell'universo mafioso» una riflessione che si richiama al cosiddetto «privilegio paolino». A una moglie che poneva il problema della convivenza col coniuge non credente, San Paolo consigliò di abbandonare il marito che le impediva di «vivere la fede secondo le esigenze del Vangelo». «Non intendo sollevare - ha precisato Fasullo - un problema canonico. Voglio solo richiamare un insegnamento autentico della Chiesa che, lungi dal raccomandare la rassegnazione e il compromesso inorale, apre alla libertà, per vivere in pace». Ha citato il caso di Giuseppina Spadaro, che ha chiesto la separazione dal marito diventato pentito, per indicare un percorso diverso: «Queste donne divorziano dai loro uomini a motivo del pentimento. La Chiesa invece insegna a divorziare a motivo del non pentimento, cioè dell'affiliazione alla mafia». Il prete ha spiegato che il suo appello non mette in discussione il principio dell'indissolubilità del matrimonio: «Mi rivolgo alle donne perché prendano le distanze dal crimine, che è peccato, e facciano una scelta morale coerente con la fede». La provocazione di padre Fasullo ha subito trovato eco negli ambienti ecclesiastici e del diritto canonico. «Per una dichiarazione di nullità si può pensare solo a una qualità taciuta con dolo prima del matrimonio, ma è difficile da provare», sostiene Salvatore Bordonali, titolare di Diritto canonico all'università di Palermo. D'accordo con Bordonali si dice Sergio Fernandez, matrimonialista: «La dichiarazione di nullità è più facile a dirsi che a farsi, perche bisogna invocare la nullità come conseguenza dell'errore sulle qualità. Ma nello specifico è difficilmente ipotizzabile una simile condizione: la donna in Sicilia sa con chi sta contraendo matrimonio». Monsignor Domenico Mogavero, giudice del tribunale ecclesiastico, spiega che il matrimonio può essere annullato solo se la donna dimostra che non era a conoscenza della qualità di uomo d'onore del marito. «In questo caso - afferma Mogavero - il matrimonio può essere dichiarato nullo. Siamo comunque di fronte alla volontà delle donne di venire allo scoperto, di non essere coinvolte nelle attività sotterranee dei loro mariti. E' un atto di coraggio, una presa di coscienza, un desiderio di dichiarare la loro estraneità alla mafia».

Luoghi citati: Campania, Napoli, Palermo, San Paolo, Sicilia