Flick: fatto grave Ma del passato

Flick: fatto grave Ma del passato Flick: fatto grave Ma del passato ROMA. «Non ne so niente di dossier riservati». Francesco Cossiga, ministro dell'Interno dal 1976 al 1978, non ha il tono di chi vuole nascondere qualcosa. «Glielo assicurò - dice al telefono - non ne so davvero nulla di magistrati schedati. Un ministro non va in giro per archivi. Probabilmente è una questione dell'ufficio Affari riservati, quello che adesso non esiste più...». Nessuno, per ora, ha dato una spiegazione sulla «bomba» dei 323 faldoni intestati alle toghe rosse e nascosti in un ufficio secondario del ministero. «E' mi fatto preoccupante - dice da Lecce Giovanni Maria Flick - che se non altro dimostra quanta strada si è fatta da allora. Comunque approfondiremo il discorso, per quanto riguarda le nostre competenze». Il che significa, al limite, qualche provvedimento disciplinare. «Spetta alla magistratura - continua il ministro della Giustizia - verificare se vi siano reati non ancora prescritti. E spetta al ministero dell'Interno fare le opportune verifiche...». Più secco il commento di Giuseppe Ayala, il sottosegretario che ha accompagnato Flick nella sua visita agli uffici giudiziari di Lecce: «La differenza con il passato è chiara: una volta queste cose non venivano fuori. Adesso invece si sanno...». Da Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, non emerge stupore: «Queste notizie sono indubbiamente gravi - dice il vicepresidente Carlo Federico Grosso -, ma non mi sorprendono più di tanto. Ero e sono convinto che negli Anni Sessanta la schedatura di persone considerate oppositori del governo e in particolare di persone appartenenti alla sinistra fosse cosa abituale. Quello che non riesco a capire del tutto, piuttosto, sono le ragioni per cui i magistrati della procura di Roma hanno voluto rendere pubblica questa notizia...». Sulla stessa linea Franco Frattini, presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti: «Così - attacca - si colpisce il cuore dell'amministrazione dell'Intento rischiando il gioco al massacro quando non sono ancora chiari i motivi del reato contestato. Quando emerge il dubbio che alti funzionari dello Stato abbiano favorito deviazioni dalla legalità, sarebbe prima il caso di valutare a fondo tutti gli elementi. Ciò non toglie che vi possano essere state, come noi sospettiamo, pesanti deviazioni sulle stragi. Ma questa è forse l'occasione buona per mia catarsi dell'intero sistema, che potrebbe avvenire all'esito dell'inchiesta disposta da Napolitano Un'autocritica che chiuda definitivamente tutti i punti interrogativi». Tra i giudici di sinistra, tuttavia, la polemica esplode violenta. L'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato punta l'indice contro le «coperture» che hanno protetto per anni l'azione dei servizi segreti: «Quando ero magistrato - dice Imposimato, già senatore del pds - mi accorsi da documenti e testimoni che il bubbone era nell'ufficio Affari riservati del ministero dell'Interno, un vero e proprio cancro nelle istituzioni, soprattutto per le coperture politiche di cui ha sempre goduto in quegli anni. Questo elenco di magistrati è un fatto gravissimo che dimostra che l'interferenza sulle stragi di destra non ha riguardato solo l'ufficio Affari riservati. Queste carte confermano la centralità nella strategia delle deviazioni. L'ufficio Affari riservati ebbe il suo punto di riferimento nel prefetto Umberto Federico D'Amato, uomo protetto ad altissimo livello tanto che non vemie mai rimosso dal suo mearico e godette tino alla morte di protezione. Questo materiale ci aiuterà a scoprire una parte della nostra storia ancora avvolta dal mistero...». Secondo Mario Almerighi, uno dei leader dei movimenti riuniti, i dossier sono un «tentativo di condizionare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura: se quei fascicoli contengono informazioni sull'orientamento politico dei magistrati e sul gradimento del ministero in riferimento all'assunzione di incarichi direttivi saremmo di fronte all'acquisizione di notizie mirate all'attuazione di interessi di una parte politica e quindi all'utilizzo dei servizi per fini di parte. Un tentativo di condizionare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, che oggi trova sbocco nelle proposte di Forza Italia sulla Bicamerale». lg. tib.] A sinistra procuratore aggiunto di Milano Gerardo D'Ambrosio e, qui sotto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga

Luoghi citati: Lecce, Milano, Roma