«Così profanai il tempio»

Il tecnico del Real diventò un eroe nel novembre 73: con un suo gol l'Italia espugnò Wembley Il tecnico del Real diventò un eroe nel novembre 73: con un suo gol l'Italia espugnò Wembley «Così profanai il tempio» Capello: ma dico grazie a Zoff e Ri vera «Colpii la palla con i tacchetti proprio alla fine e la nostra gioia diventò delirio» LMUOMO di Wembley. Fam bio Capello ci parla al telefono da Alicante, dove ha condotto in avanscoperta le legioni «realiste». La processione verso la partitissima di mercoledì non può prescindere da quella notte, da quel suo gol. Era il 14 novembre 1973, un'amichevole. La nostra Nazionale non aveva mai vinto «là». Ci riuscì in capo a una resistenza strenua e a un guizzo in contropiede, le armi della tradizione, dal Piave fino all'avvento di Sacchi. Sei partite in Inghilterra: tre sconfitte, due pareggi, una vittoria. Quella. I Maestri diedero in escandescenze. Scrissero di beffa atroce e intollerabile sopruso. Capello, che cosa ricorda? «La sera tipicamente inglese, la pioggerellina che scendeva, l'erba fradicia, pesante. Centomila spettatori. E i tifosi italiani segregati in curva. Derisi, mortificati. Ventimila camerieri: li avevano presentati così». Questo all'inizio: alla fine? «Un gioia che sconfinava nel delirio, nello sciovinismo più sfrenato. Avevamo infranto un tabù, sculacciato gli Inventori, profanato il sacro tempio. Noi, i pizzaioli. Noi, i camerieri». Mancavano quattro minuti al termine... «Già. E Chinaglia era scattato sulla destra. E io lo avevo seguito. E Chinaglia aveva tirato. E Shilton non aveva bloccato. La respinta del portiere mi prese quasi in controtempo. Colpii la palla con i tacchetti, mi andò bene. L'avessi stoppata, Shilton mi sarebbe stato addosso». Migliore in campo, Zoff. «Ci bombardarono. Cross, campanili, parabole. Mischie su mischie. Il ruggito di Wembley non Fabio Capello, 51 anni, friulano; a fianco, la riproduzione della pagina del nostro giornale che illustrò l'impresa degli azzurri a Wembley A Coverciano, Panucc CRONACHE DELI? SPORT vanelli, Di Matteo hanno contribuito a rendere ancor più ossessivo il paragone». Ma Wembley è Wembley. «Su questo, nessun dubbio. E' uno stadio che strega, che affascina. Ma anch'esso, per noi, non dovrà più essere considerato alla stregua di un orso, di un moloch. Poteva metterci soggezione una volta, adesso non più». Si pai-la solo di Shearer. «Sbagliato La pedina chiave è un altro, è Steve McManaman: l'unico inglese, tolto Gascoigne, che ricorda, per dribbling e fantasia, noi latini». Non è un azzardo impiegare Panucci nel ruolo di libero? «Se è in grado di giocare, assolutamente no. Ma lo sarà?» Di solito, il boato di Wembley condiziona anche l'arbitro. «E' successo agli Europei, ma, per favore, pensiamo positivo». Voce di popolo: con Sacchi saremmo andati all'arrembaggio, con Maldini rischiamo di impantanarci al limite della nostra area. «Il catenaccio è morto e sepolto. All'epoca del mio gol, gli inglesi a casa loro schiacciavano tutti. Non solo noi. Noi, oggi, siamo più duttili, più flessibili, più coraggiosi. Altra mentalità. Le barricate, non le fa più nessuno. Tanto meno Cesare». Inghilterra-Italia di mercoledì ricalcherà quella del 1973? «Non penso. Sarà molto, mollo equilibrata». Chi sarà il Capello della situazione? «Mi butto: Gianfranco Zola». ...... Ruberto Beccantini Albertini. su rigore, ha aperto le marcature nella particella inversioni di rotta, la formazione anti Inghilterra dovrebbe essere questa (5-3-2): Peruzzi; Di Livio, Ferrara, Panucci, Costacurta (Cannavaro), P. Maldini; D. Baggio, Albertini, Di Matteo; Casiraghi, Zola. Il et invita a non prendere per oro colato i fisiologici alti e bassi emersi nel corso della partitella. Panucci libero è una scelta sponsorizzata sul filo delle più palesi contorsioni: «L'esperienza ha il suo peso, e come. E se Christian non la possiede come ruolo specifico, la possiede, in compenso, a livello assoluto, fra Milan e Real. E poi, nella mia Under, giocava proprio lì, dietro a lutti». L'ultimo uomo è la sua fissazione. «Gli inglesi, brontola, non sono dei pellegrini. E per giunta, li andremo a sfidare nella loro tana». Quanto alla richiesta del figlio - papà, riportami sulla fascia - Cesare si disimpegna così: «Meno pedine spostiamo rispetto agli usi e costumi dei club, meglio è». A Palermo, però, l'aveva spostato. Rischi. Il nuovo disegno della chiesa, il centrocampo di modesta qualità (retaggio, e non abbaglio). Del resto, in un mese non si possono fare miracoli, ed è questo il calcio in cui Cesare crede: diverso, come filosofia, da quello eh Sacchi. «Per fortuna, insiste il et, non contano i moduli. Contano gli uomini». Soprattutto in un'arena • terrificante come Wembley. [ro. be.] LE 17 SFIDE La lunga sfida tra Inghilterra e Italia (17 match, amichevoli comprese) ha scritto pagine appassionanti. Le tappe più significative. Mussolini alla prima. La 1" volta risale al 13 maggio '33. Si gioca a Roma, è sabato, Stadio Nazionale: il Duce in tribuna. Amichevole significativa per gli azzurri di Pozzo. Finisce 1-1, gol di Giovanni Ferrari al 4', pareggio di Bastili al 24'. Il 14 novembre '34, replica ad Highbury, nello stadio dell'Arsenal. L'inizio è un disastro, segna Brook al 3 , raddoppia al 10', poi Drake fa il 3-0. Gli azzurri rimontano nel 2" tempo, doppietta di Meazza, Monti si rompe un piede, ed è 3-2 per i Maestri La mano ai Piolo. Terza sfida a S. Siro, 13 maggio '39. il 2-2 passa agli archivi per il gol (quello del 2-1 per l'Italia) segnalo da Piola con la manu, alla Maradona. Gli altri marcatori: Lawton, Biavati, Hall. Il gol alla Mortensen. Gli inglesi rifilano 4-0 agli azzurri il 16 maggio '48, Comunale di Torino. Mortensen segna il l"gol al 4', nasce la leggenda che porterà il suo nome: così verranno battezzate le reti «impossibili» dalla linea di fondo. Nicolò Carosioinventa nella radiocronaca i «quasi gol». Stadio del Tottenham, 30 novembre del '49: 2-0 per i bianchi. Da segnalare, tra gli azzurri guidati da una «commissione tecnica» presieduta da Ferruccio Novo, la presenza di Martino, stella argentina della Juve. Dopo oltre 4 anni, il 18 maggio '52 torna in azzurro anche Piola: a Firenze è 1 -1 (segna Amadei). Esordio a Wembley. La prima volta a Londra, datata 6 maggio '59, grande rimonta dell'Italia: 2-0 per gli inglesi, poi si scatenano Mariani e Brighenti (esordiente), i patavini di Rocco, die segnano i due gol del pari. 24 maggia '61, all'Olimpico: gol di Hitchens, Sivori pareggia, vantaggio di Brighenti; ma l'illusione dura poco, colpa di due papere di Vavassori che danno il 3-2 agli inglesi. la prima vittoria. Anastasi e Capello, il J4 giugno '73, firmano la prima vittoria dell'Italia sui Maestri allo stadio Comunale nell'amichevole per il 75° anniversario della Figc. Cinque mesi dopo, lo storico bis di Capello a Wembley. A New York, il 28 maggio '76, si gioca il Torneo del Bicentenario: doppietta iniziale di Graziani, nella ripresa sorpasso degli inglese che in 7 muniti l'anno 3 gol (2 Chamion, 1 Thompson). Rivincita il 17 novembre, all'Olimpico: 2-0 per l'Italia, con 7 bianconeri; punizionebomba eh Antognoni e spettacolare incornata di Bettega. Questa è la prima sfida per le qualificazioni mondiali. le più recenti. L'Inghilterra, che non andrà in Argentina, vince 2-0 a Wembley nel ritorno il 16 novembre '77. A Torino, 15 giugno '80, fase finale del campionato Europeo: 1-0 per gli azzurri di Bearzot, segna Tardelli. Si gioca, a Città del Messico, un'amichevole il 6 giugno '85: il primo confronto con gli inglesi dopo l'Heysel; 2-1 per l'Italia, decide nel finale un rigore di Altobelli. A Londra, 15 novembre '89, 0-0 senza storia, in panchina c'è già Vicini. L'ultima sfida. Baggio, Piati e Schillaci (che si laurea cannoniere mondiale) su rigore firmano il 2-1 dell'ultimo confronto, giocato a Bari nella finale per il 3" posto di Italia '90. Bruno Colombero