Orgoglio e necrologi

Orgoglio e necrologi Orgoglio e necrologi Per fronteggiare il problema della disoccupazione - che in Italia come in altri Paesi europei sta diventando sempre più preoccupante - nel settembre dello scorso anno, Governo - Confindustria e Sindacati hanno sottoscritto il Patto del Lavoro, a cui dovevano seguire una Conferenza Nazionale sull'occupazione e l'emanazione dei provvedimenti attuativi delle iniziative concordate. Il Patto del Lavoro prevede diversi capitoli, ponendosi obiettivi in tema di formazione professionale e scolastica, ricerca ed innovazione, politica del lavoro, politica delle infrastrutture e di riqualificazione della domanda, interventi per aree territoriali a basso sviluppo. Nel campo più circoscritto della contrattualistica del lavoro, le innovazioni sulle quali 0 Patto del Lavoro ha registrato 0 consenso delle parti sociali sono sostanzialmente due: i cosiddetti «contratti d'area» e l'introduzione del lavoro interinale nel nostro ordinamento. Sono passati più di quattro mesi ed il risultato è, a dir poco, deludente. Vediamone i motivi. La Conferenza sull'occupazione, che doveva tenersi in ottobre, è stata più volte rinviata e ad oggi non se ne prevede una data certa. I provvedimenti legislativi, che dovevano tradurre in leggi operative le iniziative concordate, sono ancora in alto mare, o hanno subito parecchie traversie. Per quanto riguarda i «contratti d'area», il Patto stabiliva che, per favorire lo sviluppo di nuove attività economiche nelle aree a maggiore disoccupazione, le organizzazioni imprenditoriali e sindacali - in concorso con altri strumenti di incentivazione, finanziamento, semplificazione amministrativa avrebbero potuto stipulare accordi che, a fronte di una moderazione salariale, favorissero nuova occupazione. II Parlamento, nell'approvare la norma di legge collegata alla Finanziaria 1997, ha sostanzialmente limitato la portata di questa novità, impedendo alle parti sociali di stipulare accordi che prevedano una flessibilità salariale temporanea anche sotto i minimi contrattuali. Questa intesa era destinata in particolare alle aree del Sud, che in questo anno e nel prossimo subiranno un aumento del costo del lavoro di 6 punti percentuali, già solo per effetto dell'azzeramento degli sgravi contributivi richiesto dalle regole europee, cui si devono sommare gli oneri degli aumenti dei contratti di lavoro. Da ciò, derivava l'urgenza dell'introduzione, in determinate aree e sotto la vigilanza delle parti sociali, di strumenti alternativi per il contenimento del costo del lavoro. La norma approvata dal Parlamento, come si è detto, limita fortemente la portata della novità ed i possibili sviluppi e, pur avendo il Governo espresso l'intendimento di porre rimedio all'accaduto, è difficile immaginare come possa porsi in contrasto con la propria maggioranza parlamentare su tale materia. Per quanto riguarda il lavoro interinale, solo in dicembre è stato presentato da parte del Governo un disegno di legge che Prima di dare la stura all'allegria carnevalesca, parliamo un poro di necrologie, quelle che si leggono sui giornali. Esse ci svelano un mondo quasi perfetto, in cui tutte le mogli e tutti i mariti furono "esemplari" e tutte le madri e tutti i padri furono «amorevoli». Peccato che qualche pagina dopo, nella cronaca nera, l'utopia finisca, i coniugi ritornino fedifraghi e la prole uccida a martellate i genitori. Similmente, il necrologio appartiene sempre a un lavoratore «instancabile», mai che denunci un fannullone premiato con /'«eterno riposo». Il lavoratore instancabile è raro nella realtà, però gli annunci mortuari svelano che, ancora oggi, è diffuso quanto possiamo chiamare l'orgoglio professionale. Lasciamo sfare i cavalieri del lavoro, di cui è ovvio il desiderio di esibire il tìtolo anche post morteti!. Osserviamo piuttosto quanto è diffusa l'abitudine di indicare il mestiere del defunto, pur quando sia «normale». Ogni professione onesta è rispettabile, s'intende. Tuttavia ci commuove la premura di tramandare ai posteri l'avviso che il «caro estinto» fu, in vita, stagnino, o calzolaio, o piazziste/ in ferramenta. Di solito sono gli artigiani i più attaccati all'occupazione, che, infatti, spesso richiese abilità e competenza. Gli artigiani spesso furono «maestri», bella parola ancorché svalutata. Se, poi, come accade nell'economia moderna, insieme agli artigiani muoiono le loro specializzazioni, c'è una ragione in più per abbinare nelle necrologie il nome dell'uomo e il nome dell'attività. Un altro sintomo dell'orgoglio professionale è l'uso degli «eufemismi di categoria». Non muoiono più i pompieri, ma i vigili del fuoco; non i portinai, ma i custodi; non gli spazzaturai, ma gli operatori ecologici. I macellai fanno eccezione: accettano senza proteste la loro vecchia qualifica. Da questo lato, i macellai ci piacciono. Vorremmo qualche volta trovare un defunto che si dichiari - o venga dichiarato - borghese, o capitalista, o padrone, o rentier, senni infingimenti. Diamine, non sono parolacce! E potrebbe perfino accadere che il necrologio proseguisse così: «Le maestranze rimpiangono la scomparsa del loro padrone». Utopia? i Marco Martinez

Persone citate: Marco Martinez

Luoghi citati: Italia