Una realtà capricciosa forgia le sue sculture

Una realtà capricciosa forgia le sue sculture Una realtà capricciosa forgia le sue sculture (1909), di Soffici appunto, In questo senso, una volta tanto, concordiamo con Gloria Moura che Medardo, a differenza di grandi irrelazionabili, per esempio, come Burri o Fontana, va letto con gli occhi della posterità, come sorprendente iniziatore, forse ancora più importante quale sovvertitore di flaccide temperie che non come artista in sé (e così è un'ottima idea, quella del catalogo Cgac, di invitare a raccolta i posteri, da Anselmo a Craig, da Fabro a Schutte). Grande ribelle che si fa cacciare dall'Accademia di Brera perché non sopporta di copiare dei gessi inerti, questo scapigliato fratello a Dossi e Tarchetti, più che non a Monet o Degas come s'è sempre rischiosamente ripetuto, questo scalpitante eccentrico ripete all'ossessione un precetto che ossessionerà la modernità: «Quello che importa a me nell'arte è di far dimenticare la materia (...). Lo scultore deve far provare l'emozione che ha risentito nel mentre che os- | servava la natura». Non riprodurre volti, membra, oggetti, che è poi anche un impegno moral-ideologico, «quella come i quatt gamb d'un cavai l'è roba oggettiva e mi sun semper sta contro l'oggettivo in arte, contro la roba limitada che se ciama banca, danè, bottega». L'emozione non conosce anatomia: «Io quando vedo un bambino che poppa il latte, sun pien d'emosiun, senti che l'è roba religiosa, non vedo che la sua mano ha cinque dita». Rosso lascia che sia la realtà, con i suoi capricci, le sue luci illusorie da vie moderne (mentore Baudelaire) a imprimere la «cera» della sua istantanea. Sono traballanti, beniaminiane Impressioni in trarriway, evanescenti Conversazioni in giardino, dove il crepuscolo trapunta intorno ai vecchietti come un bavaglio di pietas atmosferica. Per mesi non riesce a ritrarre un modello bambino, ma quando quello («Ecco una visio¬ Napoleodedicate zi. «Rodolfo Arico: sere» (fino al 14 marzo). Si tratta di un gruppo di opere nate dopo una visita al Duomo di Milano, dalla suggestione di una serie di enormi arazzi appesi carichi di contenuti spirituali. MILANO. Galleria Monica De Cardenas. «Maurizio Arcangeli M.A.!» (fino all'8 marzo). Arcangeli da tempo lavora sulla parola definendola quale realtà fisica, materiale e tridimensionale, in questa personale si dedica giocosamente all'approfondimento delle tecniche del disegno, pittura, scultura. NAVE (Brescia). Officina Ri- ne di purezza in un mondo banale») filtra come un barlume attraverso una tenda, Rosso lo insegue in camera e lavora tutta notte, finche l'impressione non venga fermata. Il soggetto non esiste stracciato dall'atmosfera, è contagiato da un'aura palmipede che sale alle fisionomie come una nebbia flou che tutto disfa. Bambino alla cucina economica: c'è odore di lesso e di Bertolazzi, in quello sfarsi materia d'una emozione. Ma quei temi veristi, alla Bourget, sono subito smaterializzati dalla sua ansia fuggitrice. Scende con la sua creta in guardiola per catturare la Portiera come la si vede passando, privilegia le Rieuses, perché il riso è come una svanente corrente elettrica. La vita sfuma. Si dice fosse solito avvicinare un mazzolino fresco accanto all'opera, per vedere se quel lampo di vero non uccidesse per sempre 1 artificio. Marco Vallerà ne in una delle tele alla sua marcia Un'opera di Carboni alla mostra «I canti durevoli» di Verona vadossi. «Il sentimento nell'opera» (fino al 30 maggio). L'Officina Rivadossi propone una serie di oggetti per la casa come la «Madia del Sogno», la «Vetrina gaia», opere pensate in una dimensione antropocentrica. VERONA. «I canti durevoli: Luigi Carboni - Lynn Davis» (fino al 5 aprile) le opere note della Davis sono viste più che come luoghi della storia come luoghi della fantasia. Carboni sembra rifarsi con le proprie composizioni a luoghi lontani. Marisa Vescovo

Luoghi citati: Brescia, Fabro, Milano, Verona