Maria José fuga segreta dal Fùhrer innamorato

LA MEMORIA. Una biografia ricostruisce particolari inediti della «regina incompresa» LA MEMORIA. Una biografia ricostruisce particolari inediti della «regina incompresa» Maria José, fuga segreta dal Fùhrer innamorato N capitolo finora ignorato dell'oscura vita sentimentale di Adolf Hitler rivela che, sul finire degli Anni 30, forse durante la visita ufficiale compiuta a Roma, il Fùhrer si era segretamente invaghito di Maria José del Belgio, principessa di Piemonte, e qualche anno più tardi, nel corso di un incontro a Berchtesgaden, fra le immacolate nevi delle Alpi austriache, la corteggio così apertamente da metterla in imbarazzo. A riferire, dopo oltre mezzo secolo di silenzio, quest'episodio sconcertante è proprio la vedova di Umberto II ne La regina incompresa, una corposa e attenta biografia di Luciano Regolo che sta per uscire (editore Simonelli): Maria José narra infatti che il 17 ottobre del 1940, dopo averne avvertito Mussolini, si era recata da Hitler in visita privata per chiedergli di consentire al Belgio, ormai affamato da mesi di occupazione militare tedesca, di ricevere forniture di grano dagli Stati Uniti. Il Fùhrer accolse la principessa di Piemonte in un salottino riservato del Berghof, alla sola presenza dell'interprete Schmidt, e dopo aver opposto per un'ora laconici «nein» alle sue richieste, cominciò a corteggiarla con tutta una serie di goffe «avances» (Hitler aveva 51 anni, la principessa 34): «Non so proprio che cosa gli balenò in mente in quel momento - ha detto Maria Jose al biografo -. Fatto sta che iniziò a fare il galante, a modo suo, s'intende. Prima cercò di prendermi una mano fra le sue. Ma io, inorridita, la ritirai. Poi esaltò la supremazia della razza nordica e, fissandomi con uno sguardo indecifrabile, mi ripetè: "Ma lo sa che lei è un modello perfetto di principessa ariana?"; infine mi fece ogni genere di complimenti, sulla mia statura, sui miei capelli biondi, sui miei occhi che disse - "avevano il colore del cielo della Germania". Ero imbarazzatissima. Lui voleva fare il galante, sì; io però ero soltanto infastidita». Oggi sono ancora molti gli italiani che ricordano Maria José come la «regina di maggio» perché la principessa regnò meno di un mese (24 giorni, per l'esattezza, del maggio 1946) a fianco di suo marito Umberto prima di prendere la via dell'esilio - in Portogallo, in Argentina, in Svizzera - assieme ai quattro figli. Tuttavia questa ragazzona alta e solida, figlia di Alberto I del Belgio, re cattolico e democratico, fu una regina anomala nel gretto «clan» dei Savoia, una regina di tipo scandinavo, trasgressiva, determinata, colta, curiosa, ribelle e, anche, anticonformista: quando il 2 giugno 1946 l'Italia andò alle urne per scegliere monarchia o Repubblica, Maria José diede il voto a Saragat («Perché spiego poi ad un amico - il socialismo io l'ho imparato, bambina, da mio padre») e restituì al presidente del seggio l'altra scheda: «Non mi sembrava ele- Una novità per il Wwf Egr. Sig. Del Buono, l'allegato documento sul Cinghiale rappresenta sicuramente una novità per il Wwf Italia. Fer la prima volta la nostra Associazione propone un'attività di gestione per una specie selvatica. Il Wwf Internazionale già da tempo appoggia iniziative di sfruttamento sostenibile di risorse naturali, come appunto specie selvatiche, ma in Italia un generalizzato approccio emotivo ai problenr lo ha impedito fino a ora. Personalmente ritengo invece che una posizione laica e motivata scientificamente, equidistante tra l'interventismo venatono e l'immobilismo animalista, sia la strategia vincente. Cordiali saluti. Fulvio Fraticelli, responsabile settore Diversità Biologica, Wwf Italia Come gli uomini, gli animali non sono tutti uguali. Ce ne sono di molto diversi tra loro e nella stima stessa degli uomini. Se mi capita di parlare spesso di animali è perché, dalle lettere die ricevo, Torino risulta dotata di una particolare sensibilità per l'argomento. Dal Settore Diversità Biologica del Wwf Italia mi è pervenuto questo rilevante documento Lei andò in Germania a chiedere grano per il suo Belgio affamato: Hitler la assediò focosamente dicendole: «Sei una perfetta principessa ariana, i tuoi occhi | hanno il colore dei nostri cieli» À Una smentita sul presunto attentato / a Mussolini: «Non ho mai pensato di fare uccidere il Duce I a tradimento da uno dei miei corazzieri» non bisogna mai dire nulla»), sia l'avversione di Mussolini che la riteneva «un pericolo». Maria José era infatti antifascista e non ne faceva un grande mistero. Contraria fin dall'inizio alla nostra entrata in guerra a fianco della Germania, tra il 1941 e il 1942, dopo aver cercato invano di andare in soccorso del fratello Leopoldo, re del Belgio, prigioniero dei tedeschi, complottò per provocare l'uscita dell'Italia dall'Asse (contattando tutti i possibili oppositori del fascismo, da Bonomi a Croce a Badoglio, da Adriano Olivetti a Raffaele Mattioli, al futuro Papa Montini) e la caduta di Mussolini che, si dice il 25 luglio, dopo il voto contrario del Gran Consiglio avrebbe mormorato con malcelata acredine: «Al Quirinale perlomeno la principessa di Piemonte sarà soddisfatta» (ma al suo biografo la «regina di maggio» non ha confermato l'incredibile storiaccia da maschere e pugnali secondo la quale nell'aprile 1943 lei meditò di far uccidere il Duce a tradimento, con una coltellata alla schiena, da uno dei suoi corazzieri). Maria José di Savoia, donna piuttosto in anticipo sulle consuetudini nella società italiana fra gli Anni 30 e 40, non ha avuto molto dalla vita. Nell'esilio dall'Italia finì per rimanere sola perché si separò quasi subito Maria José si imbarca con i figli sulla «Duca degli Abruzzi» per l'esilio in Portogallo troppo giunti solo in parte all'Archivio di Stato perché ad esempio, sembra che il famoso diario di Vittorio Emanuele III sia finito ai Calvi di Bergolo che adesso lo custodiscono in una banca di Roma. Complessivamente, ne emerge il ritratto di una donna intelligente e coraggiosa, sacrificata fin da fanciulla alla ragione di Stato che la voleva regina d'Italia, ma che seppe affrontare anche da sola sia l'ostilità del suocero (il quale la chiamava con disprezzo «la belga» o «la nordica» e ripeteva sempre, alludendo proprio a lei, che «alle donne gante votare per la monarchia», commentò più tardi. Adesso, giunta felicemente all'età di 91 anni, Maria José rievoca la sua lunga vita attraverso questa ricca biografia di Regolo - che si avvale infatti di moltissimi inediti come i suoi diari di gioventù, l'epistolario 1926-1930 e i quaderni di viaggio -, ricostruisce il proprio percorso umano e politico, rivelandosi una vera e propria miniera di notizie su quell'algido mondo che fu la monarchia sabauda, fino a chiarire la controversa vicenda dei documenti storici donati da Umberto all'Italia e pur- LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d. Maria José la «regina di maggio»; a sinistra, Hitler con Mussolini