Tra tariffe e Nigeria il gigante Enel rischia il black-out

Tra tariffe e Nigeria il gigante Enel rischia il black-out Tra tariffe e Nigeria il gigante Enel rischia il black-out Una serie di pesantissimi salassi pende sul capo dell'Enel. Se nei prossimi j'jorni il Tar del Lazio darà ragione a Codacons e Federconsumatori, potrebbe scattare il primo, pari a 4500 miliardi (che potrebbero diventare fiOOO) di rimborsi. Anche se il presidente Chicco Testa ha già anticipato un ricorso che bloccherebbe il tutto. Senza contare l'altro problema aperto, quello delle «quote prezzo». Bazzecole, tuttavia, rispetto ad uno spettro di proporzioni terrificanti: il responso dell'arbitrato internazionale in corso tra l'ente guidato da Franco Tato e la Nigeria. A seguito del mancato realizzo del terminale di rigassificazione di Monfalcone, fatto saltare da un referendum dei Verdi (ironia della sor- te, il partito del presidente Testa) a contratto già firmato. Guglielmo Moscato Fonti del mercato assicurativo indicano l'eventuale penale in una cifra compresa tra i 12 mila e i 20 mila miliardi, un colpo da far saltare per aria i conti del gruppo. Per cui si capisce bene perché, nel giugno scorso, il ministro del Tesoro Carlo Alberto Ciampi sia riuscito a mandare a casa il presidente dell'Enel Franco Viezzoli (anche se riesce più oscuro comprendere perché abbia salvato l'ex amministratore delegato Alfonso Limbruno, nominandolo vicepresidente). Per fortuna c'è mamma Eni dove il presidente Guglielmo Moscato si è già attivato per risolvere il problema. Non solo per buon cuore, ma anche perché, in Nigeria, l'Eni ha grandi interessi da difendere, tra i quali una partecipazione di minoranza di Agip proprio nell'ente nigeriano che vuole i danni dall'Enel. Forse spaventato dell'audace mossa fatta in Stet, il governo e il ministro Antonio Maccanico riconfermano il vertice delle Poste e il presidente Enzo Cardi, gradito a Franco Marini e sostenuto dal sottosegretario Vincenzo Vita. Passano poche ore e si scopre che il deficit dell'ente è diventato voragine. Maccanico esprime dure critiche, ma la frittata è fatta. A questo punto, mentre i postini scendono in „ sciopero l'ultima speranza sta nell'arrivo di un direttore generale nella persona di Cesare Vaciago, che stenta però a comparire all'orizzonte. Peccato Antonio perché per le Maccanico Poste Italiane questo potrebbe essere il momento d'oro. Cimici e intercettazioni hanno reso i telefoni inservibili, se non per scambiarsi banalità senza peso. Pacini Battaglia docet. Alfonso Desiata Oggi può diventar rischioso fissare il parrucchiere, non parliamo di raccontare da chi si è cenato il giorno prima. I fax, a loro volta, lasciano tracce e lo stesso dicasi per chi naviga su Internet. Quanto ai telefonini, non ne parliamo. Cosa di meglio di una bella letterina, purché arrivi in tempo? Il presidente dell'Ama, Antonio Longo, può finalmente lasciare l'associazione per la quale ha trovato un degnissimo successore: Alfonso Desiata che di Alleanza è presidente e amministratore delegato, carica quest'ultima cui dovrà probabilmente rinunciare per via del nuovo incarico. E gli assicuratori hanno un altro motivo di rallegrarsi: la designazione di Giovanni Manghetti ai vertici di Isvap. Ora gli occhi dei mercati sono rivolti ad un'altra nomina attesa: quella del successore di Enzo Berlanda alla guida di Consob. Scelta delicatissima, per la quale ci vuole un personaggio di altissimo profilo. Come potrebbe essere, ad esempio, il direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario. Appena nominato alla presidenza della Fondazione Cariplo, d'intesa con il vicepresidente Giuseppe Vimercati Giuseppe Guzzetti ha preannunciato tempi duri per Cariplo Spa. Dovrà dare alla Fondazione più dividendi, dovrà liberarsi di partecipazioni non Enzo Berlanda

Luoghi citati: Lazio, Monfalcone, Nigeria