«Basta dare pagelle all'Italia» di Emanuele Novazio

L'Europa spacca la Germania. Banchieri all'attacco. Kinkel: felici se Roma ci sarà L'Europa spacca la Germania. Banchieri all'attacco. Kinkel: felici se Roma ci sarà «Basta dare pagelle all'Italia» Kohl critica Waigel: dobbiamo pensare a noi Mentre dagli ambienti finanziari tedeschi affiorano nuove preoccupazioni per un ingresso puntuale dell'Italia nell'Unione monetaria, il primo gennaio del 1999, il governo di Bonn riafferma fiducia e speranza che il nostro Paese sarà «nel gruppo di testa». «Saremo felici se l'Italia ci sarà», ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Kinkel alla radio, sottolineando «gli enonni sforzi» compiuti dal governo Prodi per soddisfare i criteri di Maastricht. Kinkel ha nuovamente negato l'esistenza di «piani» tedeschi contro l'adesione dell'Italia; come già il cancelliere Kohl (che in un'intervista alla televisione francese, ieri sera, ha ribadito: «Gli esami si faranno soltanto nella primavera del prossimo anno») aveva garantito a Romano Prodi venerdì scorso, a Bonn. «Bisogna smetterla con queste speculazioni», ha sottolineato Kinkel, auspicando che il numero di Paesi che aderiranno all'Unione sia «il più grande possibile». E con una appunto Kohl («Credo che dovremo parlare di cose che riguardano noi e non gli altri») ha di fatto invitato il ministro delle Finanze, Theo Waigel, ad astenersi dal dare pagelle ad altri partner europei - e per la precisione all'Italia - sulle capacità di essere nel primo gruppo di Paesi che danno vita all'Euro. Proprio ieri, tuttavia, la Welt am Sonntag rivelava le preoccupazioni espresse da Hilmar Kopper - presidente della Deutsche Bank, primo gruppo bancario privato tedesco - in un incontro con esponenti della maggioranza. Una adesione puntuale dell'Italia all'Unione monetaria, secondo Kopper, innescherebbe una gravissima crisi in Europa, a causa della instabilità del nostro Paese, e va dunque evitata: per il capo della Deutsche Bank è inammissibile la partecipazione all'Urne, fin dall'inizio, di un Paese che per decenni è stato «noto soprattutto per la sua politica inflazionistica». Il marco e la lira appartengono a «due mondi diversi», che devono continuare a essere separati. Poco più di una settimana fa in concomitanza con le prime voci su un «piano» dei banchieri centrali per escludere Roma dall'Unione monetaria - era stato il numero due della Deutsche Bank, Ulrich Cartellieri, a lanciare l'allarme: l'adesione italiana all'Unione avrebbe l'effetto di una «bomba ad orologeria», aveva dichiarato durante il Forum di Davos. Tutto questo sembra confermare l'esistenza di una frattura in espansione fra mondo politico e mondo finanziario, a proposito di Europa e in particolare di una adesione puntuale dell'Italia all'Unione monetaria. Da una parte la Cancelleria, che respinge con forza speculazioni e giudizi anticipati - come ha fatto Helmut Kohl nel suo recente incontro con Prodi - considerandoli destabilizzanti per i Paesi coinvolti e il cammino dell'Europa; dall'altra i centri della finanza, che insistono nel considerare l'Italia un rischio BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE per la stabilità dell'Euro, la moneta unica. Da una parte Bonn, insomma, dall'altra Francoforte. Nel mezzo, l'opinione pubbhca, che potrebbe giocare un ruolo importante l'anno prossimo, quan¬ Defi Previsioni | PROBA*"11 GERMANIA FRÀNCIA BELGIO „ PAESI^ASSI LUSllMByRGO AUSTRIA IRLANDA-^,- A SI RGO -^ do si sceglierà il nuovo Cancelliere. Che la distanza, e le frizioni, fra il centro politico e quello economico-finanziario stiano aumentando lo conferma l'incontro fra icit pubb|iC0 n%sul Pi|) Kopper e gli esponenti della maggioranza, del quale riferisce la Welt am Sonntag. La politica economica e finanziaria del governo Kohl, denuncia Kopper, è incerta e contraddittoria: dal governo, in particolare dai ministeri dell'Economia e delle Finanze, non vengono impulsi sufficienti a rendere più flessibile e attiva l'economia. Il mondo economico e finanziario tedesco dunque, accusa Kopper, non possono affidarsi alla politica economica di Kohl. La Germania inoltre non può continuare a «risparmiare fino alla rovina», sostiene Kopper riferendosi ai tagli predisposti dal Cancelliere e dal suo ministro delle Finanze Theo Waigel per garantire l'ingresso puntuale nell'Unione monetaria. In questo modo, secondo il capo della Deutsche Bank, si mettono in pericolo gli investimenti, che al contrario devono essere stimolati. Anche la politica seguita da Kohl per rilanciare l'occupazione non offre sufficienti garanzie: l'obiettivo di dimezzare il numero dei senza lavoro entro il Duemila non potrà essere raggiunto. Insomma una critica dura e articolata, che riflette il momento difficile del Cancelliere: sotto accusa all'interno del suo partito, e sbiadito nella fiducia dei cittadini (55 su cento non vogliono una sua ricandidatura, e soltanto un terzo lo ritengono ancora capace a risolvere i problemi più urgenti). La domanda che molti si fanno, in Germania, è fino a che punto l'indebolimento di Helmut Kohl si rifletterà sul cammino del Paese verso l'Unione monetaria. Emanuele Novazio