«Se tocca le pensioni il governo muore» di Filippo Ceccarelli

Rifondazione avverte l'Ulivo anche sulla Bicamerale: no all'elezione diretta del premier Rifondazione avverte l'Ulivo anche sulla Bicamerale: no all'elezione diretta del premier «Se tocca le pensioni il governo muore» Cossutta a D'Alenici: stop ai duetti con il Cavaliere F— IL PALAZZO La riscoperta del trono dire queste cose? E quale razionalità c'è nel dire che bisogna aumentare l'età pensionabile? Se si facesse cosi, i giovani non troverebbero mai più lavoro». Ma è il segretario del pds il bersaglio prediletto di Cossutta. A lui vanno la maggior parte dei suoi strali, accolti dalla platea «rifondarola» del Palacongressi di Firenze da applausi scroscianti. Attento D'Alema, avverte il presidente del prc, perché «chi osa troppo può scottarsi le dita». E ancora, «basta con i disegni velleitari», «certe pratiche da dilettanti» e quel «duetto d'amorosi sensi» con Berlusconi. Già, il leader della Quercia, secondo Cossutta, commette «un peccato d'arroganza», quando dà per scontata l'intesa con il cavaliere sulle riforme. «Noi - tuona il presidente del prc - non faremmo RUOOIERO^uBEr^S MILANO. Per il direttore generale del Wto (organizzazione mondiale del commercio), Renato Ruggiero, «dobbiamo riconoscere che sullo Stato sociale siamo probabilmente andati più in là del necessario e il G7 non ci chiede di punire nessuno, ma solo di liberare delle risorse». Lo Stato sociale, secondo Ruggiero, «deve quindi essere ripensato e ridimensionato, non distrutto». Ruggiero, avvicinato a margine del convegno di Radio radicale su «Diritto, economia, mercato e libertà», ritiene che all'Italia e all'Europa il G7 richieda una riflessione su come affrontare la sfida della globalizzazione dei mercati. «Bisogna riconoscere - afferma - che i Paesi europei hanno una crescita economica quasi pari a zero e un'alta percentuale di disoccupazione, mentre l'America si presenta all'appuntamento con una crescita del 4,7% e quasi 13 milioni di nuovi posti di lavoro, tutti creati, tra l'altro, con stipendi superiori alle nostre medie». «La globalizzazione - ha concluso il direttore del Wto - va vista come una occasione irripetibile di liberare risorse che facciano uscire milioni di persone dalla povertà e non per crearne di nuova o aumentare le ingiustizie». [Ansa) parte di una maggioranza che scegliesse l'elezione diretta del capo dell'esecutivo. A quel punto se si formasse uno schieramento siffatto, che governi pure senza di noi». Dunque il leader della Quercia è avvertito: la strada della Bicamerale sarà dura, perché su quel tavolo Rifondazione si gioca anche la vita del governo. In più il Prc punta ad una riforma elettorale che ricalchi il Tatarellum: Cossutta lo dice chiaramente. E poi il segretario del pds ha pure altro da temere rispetto a quella commissione: il 30 giugno è la scadenza della Bicamerale, e basterebbe un po' di ostruzionismo - di An, per esempio, butta là Cossutta - per arrivare a quella data con un nulla di fatto. Ma al leader della Quercia, il presidente di Rifondazione, ha oRSE commissario eMar da dire anche altre cose. (Attento, compagno D'Alema alla vertigine del successo e al protagonismo», avverte Cossutta, cui non è piaciuto il viaggio a Bonn del segretario del pds, alla vigilia di un'analoga spedizione del presidente del Consiglio. Avrebbe dovuto rinviare quella visita, il capo di Botteghe oscure, perché «al di sopra di tutto ci sono le istituzioni e questo chi presiede la Bicamerale dovrebbe saperlo. Per Luigi Longo, allora leader pei, censta europeo rio Monti spostammo la data». «E poi - osserva Cossutta - vogliamo sapere perché ci è andato. E' andato a cercare rassicurazioni rispetto ad una futura intesa con la destra?». E non piace al presidente del prc nemmeno l'insistenza con cui D'Alema dice che il premier dovrebbe essere il segretario del partito di maggioranza, come nel resto d'Europa. «Il tuo partito, Massimo - ironizza Cossutta - non ha la maggioranza, e quindi non ha senso dire queste cose. Una volta che si è scelto il leader non si possono continuare a insinuare valutazioni di questa natura. Non basta avere il 98 per cento del proprio partito, la stampa e le tv per pensare di ottenere tutto: occorre il senso della misura». E con questa ultima staffilata, il presidente del prc si congeda tra gli applausi del Palaconi gressi. Maria Teresa Meli vero quello di offrire segnali durevoli ai mercati, l'iniziativa di anticipare la manovra finanziaria del '98. Ma questo non deve pregiudicare gli obiettivi del '97». Ovvero? «Se si manifesta la necessità di una manovra correttiva nel '97, occorre intervenire subito, senza aspettare eventuali intese sull'anticipo di quella dei prossimo anno». Ma davvero, visti da Bruxelles, siamo così poco credibili? «La Gei-mania apprezza i nostri sforzi, ma ci vuol tempo per esser credibili. A settembre abbiamo imboccato la strada del rispetto dei parametri di Maastricht fin dalla fase uno. Ancora a giugno si sosteneva di non voler portare all'appuntamento un Paese morto, quasi che i parametri fossero letali...». Ugo Bertone 'Alema sedet; sul trono... Ma sul serio: un trono multiplo, se si vuole, ma pur sempre drappeggiato di rosso scuro, sormontato da fastosi panneggi e soprattutto - com'è proprio del trono, in tutte le epoche - ben elevato da terra. Anche i re, in fondo, supervisionavano, al limite presiedevano commissioni istituzionali. Quel che conta è che svolgessero tale funzione «dall'alto», «al di sopra», «al sommo» e quindi più o meno su un piedistallo come quello che s'è visto l'altro giorno in tv, all'inaugurazione della Bicamerale nella sala della Regina («sala del reuccio» ha chiosato la Mussolini) a Montecitorio. E che solo con pigro automatismo s'è potuto definire «banco della presidenza», mentre invece è un trono, per giunta vermiglio (il colore della potenza e del rito), e come tutti i troni presuppone un sovrano innalzato e gente sottomessa. Un trono riadattato per l'attualità, certo, anche se dal punto di vista dello stile ricorda quelli d'età barocca, senza più cupole, baldacchini, rivestimenti di stoffe preziose e gemme rare. Forse inconsapevole, questo trono bicamerale, forse in qualche modo ispirato dalle circostanze; comunque immaginato dallo studio Lavarello di Genova e realizzato con modica spesa dagli uffici della Camera come un elemento di distinzione anche fisica; emblema di un potere che a differenza di quanto democraticamente si coglie nelle altre commissioni, sembra qui magnificarsi e sacralizzarsi grazie a una scenografia maestosa e solenne - non a caso in linea con la prosa di chi, nei media, ha accolto l'elezione di D'Alema risfoderando le metafore tipicamente regali dell'«investitura» e deli'«incoronazione». E qui, magari, varrà la pena di soffermarsi. Sul fatto che a volte le architetture e gli arredamenti dicono quel che la politica non sa, non può o non vuole dire. Per cui sì, certo, l'aula ad anfiteatro era assai complicata da reaI lizzarsi e quel sontuoso I drappeggiamento di bandie- 'Alema sedet l re serve in realtà a coprire due orride porte. Ma se quel podio innalzato, allora, è venuto così da solo, se nessuno l'ha commissionato con intenti cerimoniai-dalemiani, beh, a maggior ragione si può ritenere eloquente la scenografia. Nel senso che la crisi d'autorità, evidentemente, è così forte da restaurare oggetti simbolici ben più antichi della democrazia. Da Zeus a Minosse, perciò, da Salomone allo Scià di Persia, dalla «cattedra» del Papa al seggio meccanicamente elevabile dell'imperatore di Bisanzio, fino al variopinto soglio di Bokassa, il trono è senz'altro uno di questi emblemi'che la politica di oggi, con le sue semplificazioni estreme e i suoi più smodati protagonismi, finisce inesorabilmente per riscoprire. E che sempre più spesso trasferisce dalla realtà televisiva - dove abbondano i troni virtuali, vedi la poltroncina dell'«Uno contro tutti» al Costanzo show - alla realtà istituzionale. Pure in questo senso, con le dovute precauzioni, sembra stia mutando qualcosa nel modo in cui il potere immagina se stesso. Fino a poco tempo fa il seggio elevato suscitava scherno. Marina Ripa di Meana ricordava la speciale poltrona di Craxi ad Hammamet, «e noi seduti sulla panca dei culi rotti». Di Andreotti si racconta che ricevesse il vecchio amico giornalisa Frattarelli al bagno, mentre si faceva fare la barba, e indicando il bidet: «Emilio, accomodati sul trono...». Era appena ieri. Ma nessun potere, ancora oggi, potrà evitare che più si sta in alto, più rovinosa sarà la caduta. elli em Filippo Ceccarelli em

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