«Un convoglio di errori» di Gabriele Beccaria

«Un convoglio di errori» «Un convoglio di errori» l'emergenza lemerginfinita Ottone: manca la cultura aziendale VEDI un treno e capirai. Piero Ottone è convinto che in una carrozza ferroviaria si specchino pregi e difetti di una nazione, come ha scritto in «Vizi&Virtù», la sua rubrica sul «Venerdì». «Se le Ferrovie non funzionano, l'anatema non si può scagliare solo sui ferrovieri. E' colpevole anche il pubblico». Ritorna l'emergenza infinita degli scioperi: perché mai noi cittadini dovremmo sentirci in colpa? «Perché ci troviamo tutti in un circolo vizioso. Prendiamo i gabinetti dei treni, con le cartacce e il pavimento bagnato: certo, spesso la manutenzione è quella che è, ma i bigliettai non possono accompagnare un viaggiatore alla volta al bagno e fargli vedere come ci si deve comportare». Ma da utente non si sente vittima di un abuso? «Certo, è una situazione seccante. Gli scioperi sono dimostrazioni odiose e deplorevoli. Colpiscono persone innocenti, cioè i viaggiatori, mentre il contenzioso è con il governo». Pensa che i viaggiatori dovrebbero far sentire la loro voce, magari non mettendo più piede su un treno per un po' di tempo? «No, non è questo il modo. Anche perché gli unici treni affollati sono quelli dei pendolari, mentre gli altri di lunga percorrenza sono in genere semivuoti. La soluzione è un'altra». E quale? «Mettersi insieme a ragionare e trovare una via per spendere meno dei 20 mila miliardi che le Ferrovie costano allo Stato e viaggiare meglio. Il problema è nazionale: per affrontarlo ci vuole una classe dirigente preparata, un'amministrazione onesta, dirigenti sindacali con senso di responsabilità e cittadini educati. Per questo, dico che i treni sono lo specchio di una nazione. Difendere lo status quo è sbagliato». Visto che i treni li usa con assiduità, qual è la caratteristica che li rende così poco «amichevoli»? «La mancanza di cultura aziendale, per usare un termine da "business school". Volendo fare un piccolo esempio, pensiamo agli aerei: le hostess e i piloti ti dicono sempre che cosa succede. Sui treni, invece, fanno gli annunci a volte sì e a volte no e nessuno ci fa sapere niente quando ci si blocca in aperta campagna o si è in ritardo. Sono goffaggini ed errori compensati solo ogni tanto dai modi gentili di alcuni capitreno». Non c'è nulla da salvare? «Vorrei solo che i treni fossero un po' meglio, degni di quello che dovrebbe essere un Paese progredito e civile». Gabriele Beccaria

Persone citate: Piero Ottone