Treni e poste mettono l'Italia in ginocchio

Il governo: «Impossibile la precettazione» mentre si annunciano nuove astensioni nella settimana Il governo: «Impossibile la precettazione» mentre si annunciano nuove astensioni nella settimana Treni e poste mettono l'Italia in ginocchio Oggi stop delle ferrovie, domani niente pensioni UN PREZZO TROPPO ALTO ROMA. La paralisi prossima ventura - di uomini e cose - farà oggi la prova generale con la fermata totale del traffico ferroviario fino alle 21, e proseguirà domani con la chiusura delle poste per 24 ore e il conseguente blocco anche dei pagamenti delle pensioni. I treni poi si fermeranno altre quattro volte da qui al 23 febbraio mettendo in ginocchio un sistema di trasporti e di distribuzione già precario. TRENI. Da stasera a domani sera non si viaggia, dunque. Le sei maggiori organizzazioni sindacali (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Conni, Fisafs e Sma) hanno proclamato una sospensione totale del servizio che, iniziata alle 21 di ieri, proseguirà fino alla stessa ora di oggi. La protesta è determinata dalla direttiva del governo sul risanamento dell'ente ferroviario e la sua riorganizzazione. Il sottosegretario ai Trasporti Pino Sorinro ha detto che non si procederà alla precettazione, anche perché diventa difficile far giungere in tempo utile la convocazione coatta a tutto il personale. Ma certo questo sciopero viene vissuto dal governo come un atto di forza, tanto più che la sua proclamazione sarebbe avvenuta senza rispettare le norme sull'autoregolamentazione degli scioperi che prevede un preavviso di almeno 10 giorni, mentre in questo caso i giorni sono stati otto. Per questo la Commissione di garanzia sui servizi pubblici essenziali ha aperto un «procedimento di valutazione» sulle agitazioni proclamate e ha inviato una specie di «avviso di garanzia» (chiamiamolo così, per capirci) sia all'azienda che alle sei organizzazioni sindacali in sciopero. Entro 15 giorni ci sarà il verdetto: se i ferrovieri venissero condannati, a chi ha scioperato potrebbero essere trattenuti i contributi previdenziali fino a due mesi. 1 sindacati, in tutto questo, si sentono abbastanza pressati dalla Commissione, dall'opinione pubblica, dal ministero dei Trasporti stesso - così ieri c'è stata una offensiva di spiegazioni da parte dei leader di categoria, ma anche da parte di Cofferati stesso, secondo il quale «le ferrovie devono essere ristrutturate in profondità, ma non a colpi di delibere e senza un confronto preventivo con le organizzazioni dei lavoratori». «Con il governo - ha detto Guido Badessa, segretario della FiltCgil - si sono fatti significativi passi avanti ma rimangono ancora irrisolti alcuni punti, primo fra tutti la garanzia dei livelli occupazionali». Questione di grande importanza, quest'ultima, non solo perché le ferrovie sono state prosciugate di circa 50 mila unità negli ultimi sette-otto anni, ma anche perché al numero degli ad¬ «Sanzionarci? Non siamo in regola sul preavviso solo per tre ore. Più gravi i diritti lesi dalla direttiva del governo» LA HOLDING. Il governo vuole separare operativamente le società di gestione dalle infrastrutture. Per il sindacato la separazione deve essere solo contabile, non societaria. NUOVE SOCIETÀ'. Il governo vuole creare diverse società di gestione della rete. Il sindacato dice no allo spezzatino. AUTONOMIA AZIENDALE. La direttiva Prodi punta all'autonomia gestionale negli ambiti degli indirizzi di governo e Parlamento. Per i sindacati è pregiudiziale una trattativa sul piano. CONTRAnìTÒ^CUPAzToNET Dovendo fai quadrare i conti, l'azienda vuole ridurre i costi complessivi. Il sindacato vuole discutere le ristrutturazioni, ma garantendo occupazione, salari e contratti aziendali. detti è legato il sistema della sicurezza. Dalla parte degli utenti viene la protesta del Movimento federativo democratico c della Federconsumi, che ribadisce in un comunicato le critiche allo sciopero ma anche al «risanamento delle Fs per il quale - precisa - è indispensabile responsabilizzare i diversi soggetti (governo, azienda, sindacati e utenti) su punti di crisi quali la sicurezza, l'accesso ai servizi e loro qualità, il conflitto sindacale a danno degli utenti». Per la giornata di oggi - spiega una nota dell'Ente Fs - le Ferrovie prevedono soltanto 18 treni su tratte nazionali di lunga percorrenza «sempre che le condizioni di circolazione lo consentano». POSTE. Domani resteranno chiusi i 14.500 uffici postali per lo sciopero generale indetto dai sindacati confederali di categoria a cui hanno aderito numerose altre sigle di organizzazioni autonome. I PUNTI DELLO SCONTRO I PRIVILEGI L'azienda vuole ridiscuterli. Prevedono: 1. La libera circolazione in prima classe dei dipendenti dal quinto livello in su e in seconda per gli altri. 2. Libera circolazione per gli ex dipendenti ora pensionati (circa 250 mila). 3. Pagamento del solo supplemento di 30 mila lire per Pendolino, Intercity, Eurocity e Etr 500. stra parte: la commissione di garanzia ha aperto un procedimento di valutazione contestando il mancato rispetto degli obblighi di comunicazione. «Figurarsi, chi parla di mancato rispetto! La legge prevede un preavviso di 10 giorni. Il nostro è stato di Ad essere bloccati saranno tutti i servizi, compreso il pagamento delle pensioni in scadenza. I sindacati esprimono un severo giudizio nei confronti del governo per i tagli operati con la Finanziaria (2000 miliardi) ai ricavi dell'ente Poste. «I lavoratori sono stanchi di essere gli unici a pagare i costi del risanamento - ha detto Nino Sorgi, segretario del Slp-Cisl - nel '96 abbiamo accumulato circa 2 milioni di giornate di ferie non usufruite e ci sono 75 mila riposi compensativi non goduti dal personale. Siamo al limite del collasso. La realtà è che rispetto alle aziende di pubblica utilità (banche, Enel, Ferrovie), le poste hanno il costo del lavoro più basso e la produttività più alta. Nel frattempo però lo Stato ha tagliato i fondi alle Poste e stanziato 1500 miliardi per risanare l'Alitalia e altre migliaia di miliardi per il Banco di Napoli». Raffaello Masci «Giugni? Sta diventando un affossatore dei diritti dei lavoratori» s—v GG1 non viaggiano i I 1 treni, dom ini s< i. ipera^K~*r no le poste. 1 lavoratori di questi due servizi hanno le loro ragioni di malcontento, ma non possono, per tutelare i propri interessi, bloccare il Paese. C'è una sproporzione tra la protesta e i danni che arrecano Una legge vieta dal 1990 questa forma massiccia di sciopero, ed è possibile che scattino sanzioni: diciamo "possibile-, perche non consta che sinora siano state applicate. Ma la questione supera il rapporto diretto tra lavoratori e datore di lavoro, investe la società. Lo sciopero è riconosciuto comediritto dalla Costituzione, ma i singoli diritti non possono ledere i diritti degli altri. La vita associata impone regole, diversamente si dovrebbe ammettere che ognuno può tare quel che gli pare. Che il servizio delle ferrovie non sia soddisfacente lo sappiamo. Le responsabilità sono di tutti, a cominciare dall'alto, con le infelici scelte dei passati governi. 1 cittadini - che subiscono ì danni dello sciopero con le tasse contribuiscono per il 50 per cento a pagare gli stipendi dei ferrovieri. Alcuni dati debbono far meditare. Dieci anni fa Ja differenza di stipendio tra un metalmeccanico e un ferroviere di egual lascia media era del 27 per cento a favore del fe rroviere: la differenza e salita del t 63 per cento nel '94. La retribu- j zione media in ferrovia negli nitimi sei anni e aumentata, con gli automatismi, del 56 per ì cento. Evidentemente si chic- | deva e si otteneva perché il pus- j sivo lo copre lo Stato. Nel '96 i ferrovieri sono diminuiti di quasi 4 mila unità (adesso sono 126 mila) eppure il costo del lavoro è cresciuto di 700 miliardi. Sale il costo del lavoro, non sale | la produttività. Considerando pari a ÌOO il costo del lavoro per unità di prodotto delle nostre ferrovie, quello delle ferrovieinglesi e di 95, quello delle ferrovie francesi di 76. quello delle ferrovie tedesche 70 e 65 quello delle ferrovie spagnole. In Francia, in Germania, in Inghilterra partono pumi di risanamento molto duri, h' anche là le reazioni dei ferrovieri sono iorti, in particolare in Francia. Poiché di debiti non si vive, pena la bancarotta, è necessario mettere online. Sinora non siamo riusciti. Bisognerà pur cominciare, ma con buona volontà di tutti. Compito grave per il governo, per i responsabili delle ferrovie, per i sindacati. Non si tratta di difendere stipendi più o meno alti (in confronto degli altri lavoratori) ma di difendere i posti di lavoro, migliorare il servizio, ridurre il deficit. Ai sindacati, in particolare i sindacati confederali che si preoccupano di contemperare l'interesse della categoria con l'interesse generale, si chiedono capacità e coraggio. F.' il momento di provare che la loro condotta non è dettata da conservatorismo, come qualcuno afferma. E le poste? Se prosperano le imprese privare vuol dire che il servizio pubblico non soddisfa. Qui si scontano clientelismo e improvvisazione. Per le ferrovie e per le poste è tempo di discutere. E nel corso di una trattativa non convengono a nessuno scioperi devastanti. LUNED51 MERCOLEDI" I"

Persone citate: Cofferati, Guido Badessa, Nino Sorgi, Pendolino, Raffaello Masci

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Napoli, Roma