Tre Presidenti nell'Ecuador in fiamme

Il capo del Congresso e la vicepresidente si proclamano successori. Arbitri i militari Il capo del Congresso e la vicepresidente si proclamano successori. Arbitri i militari Tre Presidenti nell'Ecuador in fiamme Bucaram destituito si barrica nel palazzo: scontri, 2 morti QUITO. L'Ecuador si ritrova da ieri con tre presidenti e c'è il forte rischio che siano i militari a sbrogliare la matassa e a decidere chi debba guidare il Paese. Violenti scontri fra i sostenitori dell'uno o dell'altro si sono susseguiti per tutta la giornata e ci sono stati almeno due morti. Abdalà Bucaram, 45 anni detto «El Loco» (il pazzo), il capo dello Stato eletto sei mesi fa, è stato destituito l'altra notte dal Congresso per «incapacità mentale», in una votazione preceduta da scontri in aula fra membri di diverse fazioni politiche. Presidente provvisorio è stato nominato, poco dopo, il presidente dell'assemblea legislativa Fabian Alarcon Rivera, con l'incarico di guidare il Paese fino a nuove elezioni previste per il 1998; ma tempo mezz'ora e Rosalia Arteaga, la signora vicepresidente, si autoproclamava a sua volta capo dello Stato, salvo invocare un referendum con cui far scegliere al popolo chi debba essere presidente. Da parte di Bucaram, nessun dubbio: il numero uno è sempre lui, e lo ha ribadito in un minaccioso discorso alla nazione in cui ha dichiarato lo stato di emergenza e ha ammonito di avere dalla sua le Forze armate. Che per ora sembrano però mantenersi neutrali fra i tre contendenti, proponendosi semmai come mediatrici in base alla loro posizione «assolutamente apolitica», secondo le parole del capo di stato maggiore, gen. Paco Moncayo. Verso la fine della convulsa giornata, Alarcon ha lanciato l'ultimatum a Bucaram, intimandogli di lasciare la sua residenza ufficiale entro la serata: «Se non se ne va, sarà il popolo a cacciarlo e a prendere possesso del palazzo di Carondelet», ha dichiarato. La sera in Ecuador corrisponde alla notte fonda in Italia, quindi l'esito di questo ultimatum sarà noto da noi solo stamattina. Dopo due giorni di sciopero generale, a cui hanno aderito più di due milioni di ecuadoregni, Bucaram aveva tentato di giocare l'altra sera tutte le carte di cui disponeva per evitare la destituzione: prima aveva annunciato la revoca delle misure economiche da lui varate per far fronte alla grave crisi economica (misure considerate un tradimento dalla popolazione povera che in larga parte lo aveva eletto); quindi aveva destituito quattro ministri; infine aveva minacciato di assumere «tutte le prerogative necessarie a impedire di rompere l'ordine costituzionale». Il Congresso non si è lasciato intimorire da quest'ultima minaccia e con 44 voti contro 34 ha deciso ieri l'uscita di scena di Bucaram «per incapacità fisica e mentale». Fuori, intanto, scoppiavano violenti scontri tra polizia e cittadini, che a migliaia avevano raccolto l'appello di Alarcon a scendere in piazza per difendere l'edificio del Congresso. Alle manifestazioni di giubilo per la destituzione del presidente, i sostenitori di Bucaram rispondevano con contro-sfilate che durante tutta la giornata hanno dato luogo a violenti incidenti. Una giovane donna è rimasta uccisa a Guayaquil (nel Sud del Paese): la ragazza, una diciottenne, ha reso noto «Te Television», si chiamava Marisol Alvarado e militava nel «partito roldosista ecuadoriano» (pre), quello di Bucaram. E' morta in scontri con sostenitori dell'ex presidente Leon Febres Corderò. In un successivo episodio, nella capitale Quito, un sosteni¬ tore di Alarcon è stato ucciso quando la polizia è intervenuta a disperdere una manifestazione che puntava verso il palazzo de Carondelet. Nel braccio di ferro presidente-Congresso si è fatta avanti come terza incomoda Rosalia Arteaga, la vicepresidente eletta, come Bucaram, il 10 agosto 1996, che con un decreto ha assunto i poteri di capo di Stato «in quanto vice presidente costituzionale, eletta a suffragio CONTENDENTI ROSALIA ARTEAGA ADDALA BUCARAM La prima donna al vertice Leader e cantante rock Rosalia Arteaga è la prima donna nei 166 anni della storia dell'Ecuador ad assumere la vice presidenza, e ora, in qualche modo, la presidenza del Paese. Laureata in giurisprudenza, 40 anni, è stata ministro della Pubblica istruzione nel precedente governo. Bucaram la scelse per la campagna elettorale affidandole la politica sociale e dopo la vittoria la nominò vicepresidente. E' salito al potere sei mesi fa. 45 anni, ha dedicato la giovinezza allo sport agonistico (atletica). Come politico ha alle spalle due esili a Panama e ben 44 processi penali. Dopo due campagne presidenziali senza successo, ha vinto la terza assumendo un taglio populista e utilizzando musica, ballo e canto per accattivarsi il pubblico, che gli ha dato il soprannome di «Loco» (matto). La destituzione. Il Congresso di Quito destituisce, dichiarandolo malato di mente, il Presidente della repubblica ecuadoregna Abdala Bucaram. Votano a favore quarantaquattro membri dell'assemblea legislativa nazionale, trentaquattro si oppongono, quattro rifugiarsi preferiscono ll'i TUTTO IN TRE ORE ppgpreferiscono nell'astensione. ORE 22,OC L'elezione. Il Parlamento nomina capo dello Stato prowisorio il presidente dell'assemblea legislativa Fabian Alarcon, in attesa della convocazione di nuove elezioni enlro un anno. «Difenderò con la mia vita la decisione presa uesta notte dal Congresso» ichiara Alarcon nel pronunciare il giuramento. La sorpresa. Rosalia Arteaga, il vicepresidente dell'Ecuador, si autoproclama presidente ritenendo decaduto Bucaram ma non riconoscendo Alarcon. Poco dopo la donna invoca un referendum popolare «da tenersi immediatamente affinché sia il popolo stesso a decidere chi debba assumere la presidenza». ORE 23,00 La minaccia. Il presidente Abdala Bucaram, quello destituito dal Congresso, si rivolge al Paese per assicurare: «Non uscirò dal palazzo del governo fino al 2000». E aggiunge minacciosamente di poter contare sull'appoggio delle forze armate. I soldati sparano e lanciano lacrimogeni sui manifestanti.

Luoghi citati: Guayaquil, Italia, Panama, Quito