Eltsin, vertice sotto casa con Clinton di Paolo Guzzanti

Da Mosca allarme del governo: «Non abbiamo più rubli per controllare l'arsenale nucleare» Da Mosca allarme del governo: «Non abbiamo più rubli per controllare l'arsenale nucleare» Eltsin, vertice sotto casa con Clinton In Finlandia e non a Washington il summit di marzo F "1 AlVOnu Valtra guerra tra Italia e Germania DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il prossimo summit tra Bill Clinton e Boris Eltsin si svolgerà il 20 e il 21 marzo a Helsinki, in Finlandia, e non negli Stati Uniti come inizialmente previsto. Lo hanno confermato ieri il vicepresidente Usa Al Gore e il premier russo Viktor Chernomvrdin alla fine di una serie di incontri preparatori. In base al sistema di rotazione in vigore per questi vertici russo-americani, Eltsin sarebbe dovuto venire negli Stati Uniti. Ma le sue cattive condizioni di salute hanno spinto i russi a chiedere una sede più vicina a Mosca. E gli americani non hanno posto obiezioni. Il summit di marzo dovrebbe rilanciare i rapporti tra i due Paesi, che hanno ristagnato per mesi prima a causa delle elezioni americane e poi dell'intervento al cuore del Presidente russo e della successiva polmonite che ne ha minato la convalescenza. Al centro del vertice, disarmo, non proliferazione e sicurezza europea. Ma la spinosa questione dell'allargamento della Nato rischia in realtà di dominare l'agenda. Ancora ieri, a Mosca, il ministro degli Esteri Evgheni Primakov ha ammonito che se gli Stati Uniti non presteranno sufficiente attenzione ai timori russi per l'estensione della Nato in Europa orientale potrebbero esserci «mutamenti significativi» nella politica estera del Cremlino. E da Mosca arriva una notizia allarmante: «Se le forze annate russe non otterranno al più presto maggiori fondi, si rischierà di non poter più garantire un adeguato controllo dell'arsenale nucleare», ha denunciato il ministro della Difesa Igor Rodionov. L'inclusione di Polonia, Cecilia e Ungheria nell'Alleanza Atlantica dovrebbe essere approvata formalmente al vertice Nato previsto per l'8 e il 9 luglio a Madrid. Ma informalmente la decisione è già stata presa e Clinton l'ha confermata senza mezzi termini nel suo discorso sullo stato dell'Unione di martedi scorso. I russi sanno bene che la Nato non tornerà sui suoi passi. E lo stesso Primakov ha definito «poco probabile» un ripensamento dell'Alleanza. Ma egli ha insistito perché «l'Occidente tenga in considerazione le serie e realistiche obiezioni» della Russia. Proprio per tener conto di quelle obiezioni, la Francia, sempre interessata a mantenere un rapporto privilegiato con Mosca, ha fatto ventilare nei giorni scorsi l'ipotesi di un vertice a cinque (Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia e Russia) da tenersi in primavera. L'amministrazione Clinton non ha voluto escludere a priori questa iniziativa, ma non la incoraggia perché non vede l'utilità di irritare la suscettibilità di altri alleati importanti che non verrebbero inclusi nel summit a cinque, a cominciare dall'Italia. Il primo ministro russo Viktor Cernomyrdin con il vicepresidente Usa Al Gore, a destra. Ieri è stato stabilito di «avvicinare» il più possibile a Mosca la sede del vertice tra Clinton e Eltsin Rimane comunque il difficile compito di dare ai russi le rassicurazioni che chiedono. Un trattato di pace tra la Nato e la Russia? Un patto di stabilità e di amicizia? Oppure un accordo politico-legale più informale, come sembrano preferire in questo momento alla Casa Bianca? E' sul tipo di accordo-quadro che regolerà i futuri rapporti tra la Nato e la Russia che verterà la discussione tra Washington e Mosca nei mesi che ci separano dal vertice di Madrid. E sul fronte interno, l'amministrazione si prepara a fare i conti con un'opposizione inaspettatamente tenace all'allargamento Nato da parte del vecchio establishment della politica estera americana che dominò la scena durante la Guerra Fredda. George Kennan, il maggior architetto della politica di contenimento verso l'Urss che portò alla rapida creazione della Nato, ha scritto in questi giorni sul «New York Times» che l'allargamento ad Est è un grave errore e costituirebbe una minaccia per la giovane democrazia russa. Altri anziani specialisti come l'ex negoziatore Paul Nitze, l'ex ambasciatore Jack Matlock e l'ex sotto-segretario di Stato Alexis Johnson, hanno chiesto a Clinton di ripensarci. Ma sono probabilmente troppo «ex» per avere ancora peso alla Casa Bianca. LETTERA DA NEW YORK permettono di svilupp LL'AMERICA imboccato un cammino accidentato e si sono defilati. Alla fine lo scontro si é ridotto alle dimensioni, anche simboliche, della cara vecchia partita Italia-Germania. Una partita che, malgrado il linguaggio diplomatico, si è trasformata in uno scontro duro e speculare a quello che si gioca sul campo di Maastricht. L'impressione bruta che si raccoglie nel Palazzo di Vetro è che la Germania di Kohl non abbia resistito alla tentazione di dichiararsi finalmente vincitrice, e proprio insieme al Giappone, della terza guerra mondiale. E che reclami, in nome del suo potere economico, lo stesso bastone di comando che non era riuscita a conquistare con la potenza militare nel 1914 e nel 1939. Di questa faccenda il nostro Parlamento si sta occupando intensamente ma discretamente, cosi come se ne sta occupando il ministro degli Esteri Dini che ha ereditato la riforma dal precedente ministro Susanna Agnelli. Ma se ne parla poco e se ne scrive anche meno Eppure, fra tante pecche in altri campi, l'Italia come membro dell'Orni ha una fedina particolarmente pulita, anzi esemplare: siamo stati i primi riammessi alle Nazioni Unite fra le potenze sconfitte dell'ultima guerra; siamo il quinto contribuente per il mantenimento delle Nazioni Unite e gli unici a pagare la nostra quota, con teutonica puntualità, diversamente da quanto fanno Germania e Giappone, per non dire degli Stati Uniti, in perenne morosità. Inoltre l'Italia ha pagato un crudele contributo di oltre 100 vite umane tra personale fornito all'Onu e volontari, dagli aviatori uccisi a Kindu a quelli caduti nei cieli della Bosnia: un passato e un presente onorevoli. Paolo Guzzanti are e arricchire l'azienda»