Vertice dei dubbi tra Fini e Berlusconi di Antonella Rampino
Prari2o in via del Plebiscito con gli «ambasciatori» Letta e Tatarella. L'ex premier: tutto bene Prari2o in via del Plebiscito con gli «ambasciatori» Letta e Tatarella. L'ex premier: tutto bene Vertice dei dubbi tra Fini e Berlusconi II leader di An scettico: ancora molto da chiarire di Àn che del Cavaliere a Palazzo Chigi fu braccio destro e coscienza critica, e che di sé, allora, diceva «sono il ministro delle armonie». E invece Tatarella ha indossato i panni del sottosegretario alle dissonanze, piuttosto. E non solo da ieri, anche se durante la colazione Tatarella sosteneva Fini, ogni qualvolta Berlusconi riusciva a sedare i rancori, a sfumare i dubbi. All'uscita, infatti, mentre Roma si avviava al tramonto, e Berlusconi a una proficua conferenza stampa che avrebbe, questa sì, assicurato al Paese che tutto è bene quel che finisce bene, il segretario politico Due ore di summit per fugare i timori dell'alleato e replicare alle sue accuse di «tradimento»: dalle aperture a Ciampi fino all'elezione di D'Alema di An, in strada e col bavero rialzato, confidava ai microfoni che non tutti i dissapori erano sfumati. Eppure, la colazione ha fatto bene a Gianfranco Fini. Come sempre, quando si vuota il sacco. Berlusconi, nella sala da pranzo di casa che ricorda da vicino le stanze di rappresentanza di Palazzo Chigi, aveva offerto il calice: «Caro Gianfranco, se mi consenti, il valore più importante, e di gran lunga, è l'unità del Polo. Siamo qui per discutere: dobbiamo farlo fino in fondo, fino a trovare una posizione comune». E a un Fini che ancora nicchiava sulla Bicamerale, dove pochi minuti prima Tatarella in persona aveva sparato una bordata dopo % l'altra, obiettivo proprio Forza Italia: «Dobbiamo trovare anche sulle riforme istituzio- nali il punto di accordo. Ma poi, una volta dentro, dobbiamo essere collaborativi». Ma, una volta a tavola, pur restando il clima molto cordiale, dopo le reciproche irritazioni dei giorni scorsi, Fini declinava con dovizia di prove a carico tutte le volte che da Berlusconi si è sentito tradito. L'offerta di pace a Ciampi sulla finanziaria di primavera, l'atteggiamento degli altri alleati, e del ccd in partico¬ A sinistra Fini a destra Berlusconi lare, che si sono prontamente schierati sulla stessa linea. E poi l'aver annunciato il voto favorevole di tutto il Polo alla Bicamerale, che poi come è noto non è stato, il voto a favore di D'Alema come suo presidente, l'incontro con Franco Marini... A Berlusconi è stato subito chiarissimo do- ve Fini andava a parare, o me giio cosa la sua stizza rivela va: la paura, che sembra ormai nei cromosomi del partito della svolta di Fiuggi, che Berlusconi punti con decisione a formare una forza di centro. Dalla quale Alleanza nazionale sarebbe inevitabilmente esclusa. Pazientemente, con l'aiuto di Letta, il leader del Polo è riuscito a tranquillizzare il suo più importante alleato, ma non a rasserenarlo del tutto. «Vedremo, è un inizio» dichiarerà poi Fini. Il punto dolente si è rivelato subito essere le aperture berlusconiane alla maggioranza. Le quali rivelano che Forza Italia si sta attrezzando a fronteggiare un governo che durerà almeno fino alla fine del millennio, e cioè del proprio mandato. E che ha intenzione di svolgere il proprio ruolo di opposizione senza lasciarsi trascinare dal furore più da forza di lotta che di governo, cui spesso Fini è sensibile, anche perché rappresenta un'anima quantitativamente rilevante del partito di via della Scrofa. Berlusconi ha assicurato a Fini che il favore del Polo alla prossima finanziaria ci sarà solo a precise condizioni. E, appena uscito dal vertice in punta di forchetta, ha gettato un secchio d'acqua gelata sulle prospettive d'intesa sulla maggioranza. Salvo poi, verso sera, riapre il dialogo col governo. Ma la destra critica ancora la Bicamerale «Caro Gianfranco ricordati che il valore più importante è l'unità del Polo» Antonella Rampino
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