L'ESERCIZIO DELIA MEMORIA«IMPEGNO PER TORINO»
L'ESERCIZIO L'ESERCIZIO DELIA MEMORIA j ANTEPRIMA mondiale a Torino del film «La tregua» di Francesco Rosi non può essere ridotta a mero evento mondano: i concittadini di Primo Levi potranno infatti cogliere questa occasione per avviare il difficile esercizio della memoria. Quell'arduo esercizio di cui sono intrise la vita, l'opera e la morte stessa dieci anni fa di colui che possiamo senz'altro definire un grande italiano e un grande scrittore di questo secolo. Si potrebbe dire molto della torinesità di Primo Levi, tanto evidente nell'appartatezza, nell'amore per il lavoro, nella discrezione di chi non alzerebbe mai la voce. Torinesissima è stata anche la sua concezione laica e universalistica dell'ebraismo, sicché la piccola comunità ebraica cittadina vede tutt'ora in lui un fondatore della propria moderna identità. Ma l'avventurosa fuoriuscita dall'inferno del lager - narrata ne «La tregua» - ci richiama a tornare anzitutto alla memoria. Primo Levi ha avuto la forza e la capacità di ricordare quando tutti invano s'illudevano che dimenticare fosse meglio. La memoria della deportazione e della vita nei campi di concentramento, quindi, è divenuta nell'opera di Levi molto più che un già prezioso documento: riflessione estrema sulla natura umana («I sommersi e i salvati», l'ultimo suo libro, è elaborazione teorica di altissimo livello), nonché espressione artistica tanto più elevata in quanto semplice, nitida, disadorna. Conoscere Primo Levi è davvero un modo per imparare a conoscere di più anche noi stessi. Mi auguro che il decennale della sua morte tragica ci consenta di farlo. Questo di sicuro è l'impegno della «Stampa», il giornale che ha avuto l'onore di ospitare la sua firma. Gad Lerner IL CONVEGNO AL MUSEO DEL CINEMA Quasi vent'anni dopo «La tregua», pubblicata da Einaudi nel 1963, Primo Levi dà alle stampe «Se non ora, quando?». E' il 1982, enell'81 è uscita un'antologia personale di trenta testi, «La ricerca delle radici», che si conclude emblematicamente con uno scritto di scienza, «The search for-the Black Hole», introdotto da Levi con una brevissima prefazione dal titolo «Siamo soli». Tra il 1963 e il 1982 lo scrittore torinese ha elaborato la personale convinzione che la tragedia del campo di sterminio sia non solo un segno della storia, ma un disegno più incerto del destino dell'umanità. Un'umanità costretta a far fronte alle lotte, alla follia distruttrice dell'uomo contro l'uomo, ma anche spinta a questo dalla condizione stessa dell'uomo, quella della solitudine nell'universo. La forza dell'uomo, la sua dignità, consiste nel
Persone citate: Einaudi, Francesco Rosi, Gad Lerner, Primo Levi
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