Il padre dell'elettrotecnica«Cento anni dalla morte del grande scienziato»

 Il padre dell'elettrotecnica Il padre dell'elettrotecnica Cento anni dalla morte del grande scienziato alla cui iniziativa imprenditoriale si dove la prima centrale elettrica europea - la seconda del mondo - e, appunto a Torino, con Galileo Ferraris. L'altra riflessione riguarda Torino, che faticosamente stava superando il trauma della perdita del ruolo di capitale. In questa difficile conversione verso la produzione industriale e la tecnologia, che prima di essere applicata andava costruita e spiegata, ebbe un suo ruolo specifico il Regio Museo Industriale, che poi confluì nel Politecnico di Torino. E di questa istituzione Galileo Ferraris fu una delle colonne portanti, dal 1870 alla morte. Quindi lo scienziato torinese svolse due moli importanti, il primo a livello intemazionale per far conoscere e apprezzare la ricerca elettrica italiana che era rinata, il secondo locale, con l'insegnare la nuova disciplma sin dal 1882 e con la istituzione di una «Scuola con Laboratorio di Elettrotecnica» nel 1888. Molteplici e disparate furono le sue attività, ma è possibile individuare un filo conduttore attorno il quale Galielo Ferraris organizzò la propria vita. Questo filo è il trasporto e la trasformazione a distanza della energia da elettrica a meccanica. Il problema era insoluto alla fine del secolo scorso: o si trasportava a distanza un combustibile, o si «trasportava» energia meccanica con funi e aste, ma in questo caso la distanza massima era di poche centinaia di metri, al più un paio di chilometri. L'attenzione a questo problema traspare fin dalla tesi in ingegneria civile, discussa a 22 anni: «Delle trasmissioni telodinamiche di Hirn», nella quale presenta e si discute un sistema meccanico di trasmissione di energia tramite funi metalliche. Telodinamia, appunto la forza a distanza. Interessante, a questo proposito, rileggere alcune sue riflessioni poste alla fine della tesi. La diffusione della grande fabbrica, dove «la popolazione operaia è costretta ad aggrupparsi...» ha destato in molti spiriti i più vivi timori; si deplora che «la famiglia sia distrutta...» e in un altro passo si argomenta che invece la capillare distribuzione dell'energia potrebbe «mettere in moto dei telai, distribuiti nelle case operaie, e affidati alle donne che non lavorano nell'opifizio» e ancora «questo sistema aumenta quindi il benessere della famiglia senza lederla, senza togliere i figli alle cure dirette delle madri». Un sistema per il trasporto della energia elettrica per avere una validità tecnica ed economica deve risolvere contemporaneamente sei problemi: la generazione, cioè convertire energia meccanica in elettrica, il trasporto a distanza, la distribuzione, l'illuminazione, la riconversione da energia elettrica in meccanica, la tariffazione. A quattro di questi problemi Galileo Ferraris diede soluzione. A trasporto e distribuzione, con il trasformatore, macchina che non fu inventata da lui. Ferraris ne determinò il rendimento molto più alto del previsto - e ne costruì la teoria, operazione indispensabile per progettarla razionalmente. Incidentalmente è la stessa teoria - con gli stessi simboli - che usiamo a oltre un secolo di distanza. Con l'invenzione del campo magnetico rotante, Ferraris risolse direttamente gli altri due problemi, ideando i principi sui quali sono basati motori e contatori. Di contatori ogni appartamento ne ha uno, ma di motori ricavati dall'oggetto che cominciò a girare nel 1883 presso il Regio Museo Industriale ognuno di noi ne possiede almeno una decina, dalla lavatrice al frigorifero, dall'asciugacapelli allo sbrinatore del frigo. Un buon motivo per ricordare l'opera del professore torinese che avviò una radicale rivoluzione del vivere sociale, basata sulla capillare distribuzione delle fonti di energia, inconcepibile senza la corrente alternata che passa nel trasformatore e il campo magnetico rotante che fa girare ogni cosa. Sigfrido Leschiutta Politecnico di Torino Galileo Ferraris e, sopra, il suo motore elettrico del 1885

Persone citate: Ferraris, Galileo Ferraris, Sigfrido Leschiutta

Luoghi citati: Torino