I dannati dell'ergastolo bianco

I dannati dell'ergastolo bianco I dannati dell'ergastolo bianco Vite e drammi degli intemati nei manicomi giudiziari (l'alcol domina), il resto sono i casi più disparati. Che hanno fatto? La maggior parte (il 43%) ha ucciso o ha tentato di farlo, il 32% ha avuto comportamenti aggressivi meno gravi (risse, percosse, disturbo), il 24% ha rubato. Il resto sono episodi sparsi, dall'oltraggio alle molestie. Come ci si arriva? Accertata l'incapacità di intendere e volere, l'imputato è prosciolto, ma, se ritenuto socialmente pericoloso, è rinchiuso per due, cinque, 10 anni e sottoposto a verifiche che possono dilatare quel tempo. Oppure viene qui che è impazzito durante l'iter giudiziario o dopo la condanna. C'è chi è entrato per restarci due anni e ci è rimasto per 25. Lo chiamano «ergastolo bianco». Un tempo venivano spediti al «criminale» dai manicomi civili i ricoverati più aggressivi, dalle carceri i rivoltosi. Negli Anni 70 venivano, grazie a perizie compiacenti, mafiosi che sfuggivano così a condanne pesanti. Ma i più sono anime fragili che hanno ucciso, offeso, rubato. A Montelupo stanno in un ospedale-carcere ricavato da scuderie e alloggi della servitù di una villa medicea, cupa e affascinante: 190 persone con la vita scandita sul modello della galera, ma assistiti da psi- Pittore, a volte quegli annunci servono per scucire soldi. E lui, soddisfatto e fiducioso: «Non è una puttana. E' una ragazza per bene». Come lo sai? «Dall'annuncio. Potrò uscire con lei?». Dipende dagli psichiatri, Pittore, dipende da come stai, da che cosa pensa lei quando capisce dove vivi e perché ci vivi. Alle 11,30 arriva il pranzo. Alle 7,30 avevano distribuito caffelatte e fette biscottate. Ora sono pastasciutta e polpettone. Per la cena, alle 17,30, sono previsti un secondo e un contorno. Qualcuno si lamenta: «Dosi troppo piccole». Aspettiamo la cena in cella con Star Trek. Lo chiamano così perché guida astronavi. Ha soltanto rubato auto. Dice Scarpa: «Non è il crimine che determina il ricovero, ma la patologia psichiatrica». Star Trek è «cugino di Clinton» e per questo passava il tempo ad allestirgli una scorta. E' in una cella a tre letti nel reparto «aperto», quello di chi si affaccia su un ritorno al mondo, una sezione dove si circola liberi tra corridoi e cortile. Ci sono tre letti, due sono vuoti. Tutti rifiutano di abitare con Star Trek perché Star Trek non vuol saperne di lavarsi e puzza non poco. E chi non fa il marziano rischia un Spiega il direttore, Franco Scarpa, psichiatra: «Il manicomio giudiziario è cambiato. Vive la consapevolezza della malattia, che prevale sul concetto di reclusione. Noi non custodiamo una pericolosità, curiamo disturbi». I pazienti arrivano in maggioranza dal Centro-Nord, soltanto metà riceve visite regolari dai parenti, «un po' per le distanze e un po' perché molti delitti sono avvenuti all'interno del nucleo familiare». Entrano in gioco il rifiuto e la vergogna, per il tipo di reato ma anche per il luogo di detenzione. Manicomio criminale può essere parola più pesante di parricidio. C'è elli ha rubato le mele e chi ha sterminato i parenti. Da Reggio Emilia è stato trasferito l'uomo che si evirò con un colpo di lametta da barba. Racconta un suo compagno: «Se n'era tornato a letto come se niente fosse successo». E ancora da Reggio Emilia portarono a Montelupo «Cervello Bacato»: nella notte aveva fatto bollire un pentolino d'olio e lo aveva scagliato in faccia allo sventurato che gli dormiva accanto. Letti sfatti, coperte rivoltate, sacchetti di nylon ammassati, pieni di maglie e pantaloni. Cessi in un angolo della cella, delimita- «C'è chi è entrato per scontare 2 anni e ci è rimasto 25 perché giudicato pericoloso dai medici Ladri e assassini insieme: il ricovero è determinato dal tipo di malattia non dal crimine » ti da un muretto alto un metro, che disperde nell'aria suoni e odori dei corpi. Il Pittore, 19 anni, ci chiama: «Da me è tutto in ordine». Ci tiene a questa fugace amicizia. In un ospedale psichiatrico civile ha ucciso un compagno di stanza e nessuno ha mai dissepolto il perché. «Uscirò con una ragazza». E' la tua fidanzata, Pittore? «Non ancora». Ha letto un annuncio: ragazza carina cerca ragazzo educato e affettuoso. Lui è educato, è affettuoso. Per questo le ha risposto e le ha mandato uno dei suoi disegni colorati e infantili. Ha scritto nome, cognome, indirizzo e telefono: ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. Che penserà lei? Scherzo cretino o pericolo incombente? Stai attento, chiatri e infermieri, con scuola, laboratori di pittura e teatro, uscite con educatori e volontari. L'ospedale è in pieno paese. Lo annuncia un viale che termina al muro di cinta con il portone blindato. Qui lavorano 25 medici di ruolo o incaricati, 30 infermieri, poi psicologi, educatori, assistenti sociali. Gli agenti sono 90. Porte blindate con lo spioncino e, dietro, quelle a sbarre. Al reparto osservazione ci sono cameroni da sei o otto letti, nel resto delle sezioni sono quasi tutte celle singole o a due letti. Nelle ore d'aria i malati si muovono in piccoli branchi ritmati e uniformi nei cortili dagli alti muri. Il Campione, su un campo da tennis colorato dai murales, spara possenti servizi. sacco di botte. Sono frequenti gli scontri? Risponde Scarpa: «La violenza nasce da futili motivi, il furto di ima sigaretta, una finestra aperta. Il grado di aggressività dipende dai disturbi. Agenti e infermieri li prevengono quasi sempre». Sorride il Gigante dalla cella chiusa. E' sulla quarantina, è oligofrenico, mentalità di un bambino di tre anni. In un ospedale civile con l'asta metallica che regge le flebo ha infilzato un compagno di stanza, morto dissanguato. Gigante non pensava nemmeno a una violenza sessuale, soltanto a un gioco. L'hanno portato in quello che appare un carcere di sicurezza nelle cui vene si muove un ospedale psichiatrico (con servizi dalla cardiologia alla neurologia, da ortopedia a urologia, oculistica, penumologia, radiologia). E' la doppia anima: carceraria una, terapeutica l'altra. Sembra semplice, ma non lo è: un regolamento e una cura, una porta a sbarre e un camice bianco sono un conflitto. Devono completarsi, invece, con la buona volontà, rischiano di limitarsi a vicenda, devono integrarsi e rischiano di ostacolarsi. Il confine tra collaborazione e ingerenza è vago. Può l'ergastolo bianco finire? Si, dice il direttore, molto dipende da quanto partecipano i servizi territoriali. Alcuni usciranno e nuovi verranno. In altri manicomi criminali vivremo con infanticidi, uxoricidi, parricidi che mai più percorreranno il mondo di fuori e con altri che stanno per tornare a una nuova vita. Marco N PINER0L0 (TO) zionale, 125-Tel. 0121/201200 - 201

Persone citate: Clinton, Franco Scarpa

Luoghi citati: Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia