Vienna, il crepuscolo del ballo dell'Opera di Tito Sansa

Molte polemiche, assenti nobili e politici, ma in 7 mila hanno sborsato lo stesso le 400 mila lire del biglietto Molte polemiche, assenti nobili e politici, ma in 7 mila hanno sborsato lo stesso le 400 mila lire del biglietto Vienna, il crepuscolo del ballo dell'Opera / vip lo disertano, l'ospite d'onore è Sarah Ferguson (apagamento) VIENNA NOSTRO SERVIZIO Per il ballo dell'Opera, da sempre il maggior avvenimento mondano dell'anno, che sta a Vienna come il concerto d'apertura della Scala sta a Milano, una volta confluivano teste coronate di ogni parte d'Europa, capi di Stato, grandi finanzieri, artisti di tutto il mondo. A fare gli onori di casa era, ai bei tempi, l'imperatore, più tardi il Presidente della Repubblica. Ieri sera, quando il maestro delle danze ha ordinato «Alles Walzer» alle 7 mila persone che affollavano il tempio viennese della lirica, a fargli onori di casa c'era un ministro, e personaggio più importante (per i giornali, e i paparazzi) era la chiacchieratissima (anche per via del tennista austriaco Thomas Muster) Sarah Ferguson, duchessa di York. Più nota come Fergie, la duchessa era ospite del palco n. 12 del costruttore edile Richard Lugner, detto «Moertel» (calcina), che se l'è accaparrata dopo una lotta a tre durata otto settimane con il direttore generale dei teatri viennesi e una stazione televisiva tedesca. «Calcina», che due anni fa aveva sfoggiato Sofia Loren e l'anno scorso la bellezza nera Grace Jones (protagonista nel palco di uno strip tease a due con un robusto accompagnatore) è riuscito a spuntarla in cambio di un assegno (si dice) di circa 65 milioni di lire, la metà di quanto preteso dalla nobildonna. Se Fergie, alla quale aveva posto un ultimatum, avesse rifiutato, Lugner avrebbe ingaggiato o la Lollobrigida, o Sean Connery, o Kim Basinger («molto cara») oppure Ornella Muti («benché presente a ogni inaugurazione di oreficeria»). Tutto in ordine, dunque? No. Le personalità hanno disertato la festa. Non c'era il Presidente della Repubblica, convalescente; mancava il cancelliere Vranitzky, perché si è dimesso giusto in tempo; era assente il nuovo cancelliere Klima, che è partito per l'Olanda. Mancava pure il direttore del Teatro dell'Opera, Holender, indignato perché il ballo di ieri sera ha mandato all'aria le prove del «Mefistofele» di Arrigo Boito che, diretto da Riccardo Muti, è in programma per il 13 febbraio. Furibondo, Holender è andato a sciare, il maestro Muti l'ha presa con filosofia mediterranea: non ha espresso giudizi sul più famoso ma anche più caro dei grandi balli viennesi. Con i prezzi non si scherza: 400 mila lire prò capite il bigliet¬ to d'ingresso, 25 milioni l'uno i palchi migliori, 150 mila lire la bottiglia di vino, 600 mila quella di champagne, 20 mila un panino. Senza calcolare il noleggio dei frac per lui, l'abito da sera, il parrucchiere e il resto per lei. A parte i 7 mila «eletti» presenti al ballo dell'Opera, intitolato quest'anno «Ballo in maschera» di Giuseppe Verdi (per un buon terzo stranieri: tedeschi, americani, giapponesi scaricati all'aeroporto con voli speciali), decine di migliaia di viennesi vanno ogni sera a danzare in questa che è la capitale del ballo. Circa 500 sono le serate di gala. Ballano un po' tutti a Vienna, divisi per riti e mestieri: nei vecchi palazzi nobiliari e nei grandi alberghi. Ballano i macellai e gli arrotini, i pasticcieri e i tassinari, i gendarmi e gli zingari Rom, i maghi e i secondini, gli insegnanti di religione e gli psicoterapeuti. C'è anche un ballo degli italiani, questa sera, e c'è stato il grande ballo dei caffettieri negli stupendi saloni della Hofburg, il palazzo imperiale di Vienna. E' come se la festa dei baristi romani si svolgesse al Quirinale. Tito Sansa

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