«No al consolato Silvio-Massimo»

« « No ni consolo!o Silvio-Massimo » Fini e Cossutta leader delpartito dei contras schieramento formato da forze che sono incompatibili sul piano dei contenuti e dell'ideologia ma che si ritrovano nell'opera di sabotaggio. Rifondaroli, post-democristiani come Casini e Mastella, verdi alla Manconi, eppoi una cinquantina di pidiessini di sinistra e una trentina di oltranzisti di An (per stare ai calcoli dello stesso Rebuffa). Quel che colpisce è che il mucchio selvaggio impensierisce non poco le truppe regolari che vogliono le riforme: ieri, infatti, ai guerriglieri o ai «contras», a seconda dei punti di vista, sono mancati appena una trentina di voti per avere il sopravvento. «Se questi sono i numeri che hanno a disposizione - ha commentato entusiasta Cossutta - in questo Parlamento non passerà un cazzo». E già, presi uno per uno i gruppi che formano il «partito contro» non spaventano nessuno. Sommati, in¬ vece, rischiano di diventare estremamente pericolosi per la legge Rebuffa oggi, per qualcos'altro domani. E' questo il pericolo che si nasconde dietro un processo indispensabile per favorire le riforme come la «fluidificazione» degli schieramenti (per usare un'espressione di D'Alema): questo processo da una parte fa venir meno come è giusto nel confronto istituzionale la disciplina di maggioranza e di opposizione, ma dall'altra apre la strada ad un rimescolamento generale per alcuni versi ingovernabile. Interessi diversi, anche contrapposti, infatti, si mettono insieme con un solo obiettivo: garantirsi a vicenda da quelle riforme che ne mettono a rischio la sopravvivenza. Per la difesa della proporzionale, infatti, Mastella («il Masaniello della rivolta», a sentire Giuseppe Caiderisi) non ha nessun problema a tenere i contatti con tutti quei mondi diversi. Né a far rivivere una mezza caricatura del patto Molotov-Ribbentrop mettendo insieme nella sua stanza al primo piano di Montecitorio un emissario dei «neo-comunisti» come il capogruppo Diliberto e il rappresentante dei proporzionalisti di An Zacchera. Strani rapporti che neppure Diliberto nasconde. «Duecento deputati - racconta - non si mettono insieme solo su un'onda emotiva. Certo che la difesa della libertà in questo Paese è un motivo giusto ma bisogna tenere i contatti con tutti quelli che sono interessati per motivi diversi a contrastare il disegno di D'Alema e Berlusconi. Parlo di ccd, Lega, ppi. E anche in An sta succedendo qualcosa d'interessante». Strano a dirsi ma il braccio destro di Cossutta sa tutto su quello che sta avvenendo nell'esecutivo di An, come Mastella descrive nei minimi particolari i movimenti nella Lega. E non importa se la legge Rebuffa, come dicono i costituzionalisti di An, Armaroli e Nania, è una garanzia per il bipolarismo perché apre la strada ad un altro referendum contro la quota proporzionale. Per far del male a D'Alema e a Berlusconi gli oltranzisti di An sono pronti a trasformarsi in kamikaze. Proprio per non rimanere vittime dell'impazzimento generale, gli altri, il partito della Bicamerale, cerca di prendere le contromisure necessarie. «Violante non può far presiedere il dibattito sulla legge Rebuffa a Mastella», si lamenta, ad esempio, il forzista Calderisi con il pidiessino Folena. L'altro, invece, ipotizza un'offensiva diplomatica verso Fini. «Dobbiamo coinvolgerlo - osserva l'uomo di D'Alema - anche se spesso non mostra di avere la ne-