Un Frankenstein chiamato Euromoneta di Paolo Guzzanti

Preoccupazione e scetticismo fra economisti e analisti d'Oltreatlantico sul progetto dei 15 Preoccupazione e scetticismo fra economisti e analisti d'Oltreatlantico sul progetto dei 15 Un Frankenstein chiamato Euromonefa Per l'America sarà un flop Rispunta il timore di un Vecchio Continente eterno generatore di problemi che poi toccherà ai Marines risolvere smo sui lavoratori e i contribuenti americani, periodicamente mandati a morire per Danzica o per Sarajevo, ingrassare i cimiteri di campagna italiani o francesi e poi rimettere insieme i cocci dell'Europa e delle sue follie, a loro spese. Oggi certamente gli americani hanno elevato il loro livello di attenzione nei confronti di un'Europa carolingia nella sua forma di tandem franco-tedesco. Lo si vede dalle frequenti analisi delle condizioni della Germania, fattore d'ansia permanente come il Giappone: non a caso gli americani insistono per imporre la presenza dei due ex nemici della seconda guerra mondiale nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tenendo fuori l'Italia da cui non si sentono né attratti, né minac¬ i olili 100 IMI 200118 -v „< 200' Wall Street: sull'euromoneta regna un misto di paura e scetticismo tri di Maastricht. Tuttavia si osserva che l'indisciplina italiana gioca a favore nostro, perché i francesi sono terrorizzati dall'idea che l'Italia resti fuori, svaluti di nuovo la lira e spezzi la schiena all'industria francese con esportazioni drogate. Di qui una linea politica, e non economica, che vorrebbe l'Italia dentro a tutti i costi con la garanzia di un «unconditional, unlimited intervention» a sostegno della lira. E poiché un tale sostegno fino alla morte dovrebbe essere sostenuto dai tedeschi, gli americani si sentono inquieti, vedono che un tale meccanismo nasce viziato da forzature politiche e garantito soltanto dall'attuale, interessata tranquillità tedesca. Inoltre gli americani non vedono come potrebbe funzionare bene l'Unione monetaria con il mercato del lavoro europeo, basato su criteri rigidi e non flessibili. Dice Dornbusch: «Gli italiani sognano che la Banca centrale europea renderà la loro vita più facile di quanto non gliela renda oggi la Bundesbank: ma una prospettiva del genere per i tedeschi è un incubo». Altro motivo di scetticismo monetario, la frizione latente tra Francia e Germania sull'indipendenza della futura Banca centrale europea. Nota sul «Wall Street Journal» l'analista George Melloan: «La lite è scoppiata perché i tedeschi vorrebbero la Banca centrale assolutamente indipendente così come è oggi la Bundesbank; i francesi invece la vorrebbero in qualche modo sottoposta a un controllo politico». Antieuropeismo americano? Improbabile: l'Europa è e resterà a lungo il più grande e importante partner commerciale degli Stati Uniti, per quanto l'interscambio con Giappone e Cina possa nel futuro crescere e mol-, tiplicarsi. Quel che é certo è che gli americani temono che l'Europa sif sveni e imploda per inseguire un sogno che loro considerano soltanto come una fonte di rischi incalcolabili. Banconote Euro e Rudi Dornbusch nia in cambio si diffonde e mescola nell'Europa intera». E quanto all'Euro, il nuovo denaro europeo, Dornbusch sostiene che si tratta di «una pessima idea avviata verso la realtà». Infatti «alto tasso di disoccupazione, crescita bassa, malessere per uno Stato sociale che è destinato a saltare» sarebbero i prezzi di Maastricht, pagati i quali gli europei monetariamente uniti troveranno benefici minimi e in prospettiva ulteriori e maggiori amarezze. . Naturalmente non esiste soltanto una visione pessimistica, ma il pessimismo prevale ed è un pessimismo, che gli americani vivono con uri senso di minaccia. Dell'Italia si parla poco, sempre e soltanto per dire che il nostro Paese se lo sogna di poter raggiungere in tempo i parame- nemmeno la virtù finanziaria perduta, ma soltanto tasse o ridicoli pedaggi come il «biglietto d'ingresso» in Europa. Sono molti gli analisti americani che vedono in prospettiva soltanto danni: recessione e disoccupazione, crollo dei consumi e aumento del tasso di infelicità collettiva, una miscela che si traduce in spinte distruttive nelle zone povere e di egoismo separatista in quelle ricche. Rudi Dornbusch, professore di Economia al Mit, ha recentemente accusato il governo Prodi di essere come tutti gli altri governi italiani; ma non soltanto per questo motivo vede nero in Europa. Nel saggio «Eurofantasie» scrive che la sostanza della questione si può così riassumere: «L'Europa fa sua l'integrità monetaria tedesca e la Germa¬ fra le due Germanie, paralizzate l'una di fronte all'altra malgrado il fiume di denaro pompato da Kohl. Il secondo motivo è l'ansia provocata da un'Europa costretta comunque a regolare il proprio orologio economico e umano sulle esigenze e i tempi tedeschi cól risultato di castigare, alla periferia dell'impero carolingio, la crescita economica di Paesi come l'Italia in nome del mito dell'inflazione zero, con il risultato di farne saltare i delicati equilibri senza ottenere Paolo Guzzanti

Persone citate: Dornbusch, George Melloan, Kohl