Contro l'Iraq«Rappresaglia per i nuovi Scud»

Contro l'Iraq Contro l'Iraq «Rappresaglia peri nuovi Scud» Terroristi «Li cattureremo anche all'estero» BONN. Gli iracheni avrebbero ripreso la costruzione di missili a lungo raggio, in violazione alle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite dopo la guerra nel Golfo del 1991, e gli Stati Uniti starebbero valutando l'opportunità di una rappresaglia con un attacco missilistico mirato sull'Iraq. E' quanto ha scritto ieri il giornale tedesco «Frankfurter Allgemeine» che cita un rapporto presentato da agenti della Cia a esponenti del governo americano. Secondo il giornale di Francoforte, il Pentagono potrebbe decidere entro la fine di questa settimana se ricorrere a missili «Tomahawk» per distruggere installazioni selezionate. Sull'argomento sono state chieste delucidazioni nel corso di una conferenza stampa al dipartimento della Difesa. Il portavoce Kenneth Bacon ha detto di non volere discutere di piani operativi, ma ha aggiunto: «Sapete bene quanto me, guardando le azioni compiute negli ultimi due anni, che siamo totalmente preparati e totalmente pronti a proteggere le nostre truppe e i nostri interessi nel Golfo». Il «Frankfurter Allgemeine», che cita fonti dei servizi segreti americani, afferma che nel corso dell'ultima missione in Iraq condotta dagli ispettori Onu tra il 5 e il 23 gennaio sono emerse prove della costruzione di missili con una gittata di 1600 chilometri. Una fonte all'Orni ha detto che non si tratta di prove definitive, ma tali da lasciare gli ispettori «molto preoccupati e vigili» perché gli esperti sospettano che al loro arrivo a Baghdad parta l'ordine di trasferire eventuali missili in luogo diverso da quello soggetto a controllo. Stando ai dati forniti da Bacon, gli Stati Uniti ritengono che l'Iraq disponga dai 18 ai 25 missili «Scud» operativi e che molti siano stati occultati. Il portavoce non si è però voluto sbilanciare sull'ipotesi che il regime di Baghdad ne stia costruendo di nuovi. [Agi] WASHINGTON. Gli Stati Uniti sono pronti a ricorrere alla forza per catturare terroristi da Paesi stranieri che non collaborano con Washington per la loro estradizione. E' quanto afferma una direttiva del presidente Bill Clinton in un paragrafo segreto reso pubblico per un errore nella procedura di «declassificazione». Il documento di undici pagine, ottenuto dalla «Associated Press», è identificato come «pdd-39» («presidential decision directive») ed è stato firmato da Clinton il 21 giugno '95. Uno dei paragrafi originariamente etichettati come «segreti» è sfuggito all'occhio dei «censori», che non lo hanno cancellato come gli altri dello stesso grado di riservatezza. «Se non riceviamo adeguata cooperazione da uno Stato che ospita un terrorista del quale stiamo chiedendo l'estradizione - sottolinea il passaggiochiave del documento - prenderemo le misure opportune per indurre la sua collaborazione. Può essere anche effettuata la cattura dei sospetti con la forza senza la cooperazione del suddetto governo». Una fonte della Casa Bianca ha confermato che il paragrafo è stato inavvertitamente declassificato dai responsabili della sicurezza. La direttiva di Clinton affronta nel dettaglio le modalità di intervento in casi di terrorismo: in particolare, le competenze delle varie agenzie del governo Usa a seconda delle caratteristiche della vicenda. Il Dipartimento di Stato è per esempio il «capofila» per atti terroristici in Paesi stranieri. La Federai Aviation Administration (Faa) ha responsabilità di coordinamento delle contromisure a fronte di dirottamenti aerei, mentre la Federai Emergency Management Agency (Fema) è l'agenzia di raccordo nell'eventualità di attacchi contro la popolazione americana. Il documento riafferma che la «filosofia» dell'Amministrazione Usa è di «non fare concessioni ai terroristi». [Ansa]

Persone citate: Bacon, Bill Clinton, Clinton, Kenneth Bacon