Corsa al finanziamento«Mini-gruppi»

Corsa al finanziamento Corsa al finanziamento ROMA. La nuova legge sul finanziamento pubblico dei partiti è entrata in vigore appena da un paio di settimane, ma sta già provocando certi effetti collaterali non desiderati. Uno su tutti: la proliferazione delle sigle e dei movimenti politici. Anche il singolo parlamentare può decidere di fondarne uno, e tanto basta perche riceva un contributo da 164 milioni. Ma la cifra s'innalza se il nuovo micro-movimento si collega a una sigla politica che già si presentò nella proporzionale alle ultime elezioni, raccogliendo un gruzzolo di voti. In ogni caso, il nuovo finanziamento incentiva la frantumazione. Una prova? Quando cadde la Prima Repubblica, i simboli rappresentati in Parlamento erano 15. Adesso, sono diventati 35. Tra questi, si segnalano un partito di Alberto Michelini, un'associazione di Tiziana Parenti e un'altra di Giulio Savelli, il movimento di Gianfranco Miglio. E poi l'Italia Federalo di Irene Pivetti, i Federalisti liberali di Luigi Negri... [au. min.] un Parlamento più snello, più competente, più incisivo e più veloce». E' l'unico punto sul quale modificherete il regolamento? «Sono state approvate dalla Giunta cinque proposte. La più significativa per i lavori parlamentari è quella che ho citato». Vi fermerete lì? «Credo che: dovremmo discutere della riduzione dei tempi di discussióne, oggi troppo estesi, del potenziamento del lavoro delle Commissioni, che sono il motore del lavoro parlamentare, della certezza dei tempi di votazione, dello statuto dell'opposizione. Ma sono questioni più complesse, che esamineremo più avanti». Il Polo farà barricate? «I progetti sinora approvati dalla giunta del regolamento e che andranno in Aula hanno in molti casi relatori dell'opposizione. Polo o Lega. Il fatto che nella scorsa legislatura abbia governato il centro destra ed oggi governi il centro sinistra agevola la risoluzione dei problemi regolamentari». C'è chi pensa di usare la riforma del regolamento come una clava per intimidire il Polo nel¬ la Bicamerale... «Rifiuterei di mettere all'ordine del giorno una riforma del regolamento che si interferisce con il lavoro della Commissione bicamerale». Lei non ha ammesso una proposta di legge costituzionale della Lega per tenere un referendum anti-unitario. Non è stato un po'severo? «E' stata una decisione difficile del cui rilievo mi rendo conto. Quando si hanno responsabilità istituzionali bisogna avere il coraggio delle decisioni determinate dagli obblighi nei confronti della Costituzione e del Paese anche quando sono dure. I momenti peggiori per l'Italia sono venuti quando chi aveva il dovere di dire un no non ha avuto il coraggio di farlo». Dalla Bicamerale al Bicameralismo. Quale ruolo immagina per il Senato? «Dovremo studiare quanto accade in altri Paesi. Ad esempio in Austria, dove sono partiti dallo Stato unitario per costruire il federalismo, proprio come da noi». Obietta il suo clirimpettaio di Palazzo Madama, Nicola Mancino: che senso ha un Senato dulto e in questi casi è inopportuno che il presidente della Camera si pronunci». Presidente, lei è stato il primo . a sollecitare la scrittura di una storia comune a cominciare dalla lotta di Liberazione. Pensa sia legittimo lo stesso sforzo per le ferite aperte negli Anni 70? «E' una questione diversa dalla prima ma è anch'essa di grande rilievo per aver coinvolto una parte significativa di una generazione ed aver inciso profondamente sulla società italiana». Dal caso Sofri allo stragismo nero c'è nell'aria una richiesta di pietà. Pensa sia maturo il tempo per atti che concludano le tragedie di quel periodo? «La pietà ò un sentimento nobile, ma individuale. Lo Stato deve riconciliare senza azzerare il principio di responsabilità. E' una questione che dovrà essere esaminata, a mio avviso, dopo la riforma del sistema politico». E su Tangentopoli? Qual è la sua opinione sul modo per uscirne? «Se usciamo da Tangentopoli e ci ri¬ troviamo poi con lo stesso ordinamento, le stesse regole, lo stesso sistema che genera corruzione, vuol dire che ci ricadiamo dentro dopo poco». Concretamente, che cosa farà la Camera? «Affronterà i progetti della commissione Anticorruzione. Uno è già pronto, ne stanno arrivando altri due. Entro marzo l'aula li valuterà e deciderà. Però stiamo attenti: senza una grande battaglia sui valori, nuove regole serviranno poco. Vede, le regole sono treni che possono andare in qualunque direzione. A indirizzarle provvedono per l'appunto i valori. La fine dei blocchi, il logoramento delle ideologie sono stati fatti positivi, ma ora rischiamo il relativismo e il cinismo, in Italia come in altri Paesi d'Europa. I sassi dai cavalcavia sono anche il segno di un malessere individuale e sociale diffuso. Dobbiamo entrare in Europa, ne sono convinto, ma sono altrettanto convinto che la giustizia sociale non è un abito smesso. C'è uno straordinario bisogno di giustizia sociale e non c'ò contraddizione tra gli sforzi per l'Unione Europea e misure di giustizia sociale. Suggeri¬ Gli ultra Delle Chiaie e Signorelli sono stati tenuti mori dal dibattito organizzato dal Polo

Persone citate: Alberto Michelini, Delle Chiaie, Gianfranco Miglio, Giulio Savelli, Irene Pivetti, Luigi Negri, Nicola Mancino, Signorelli, Sofri, Tiziana Parenti

Luoghi citati: Austria, Europa, Italia, Roma