la lega vota e se ne va«Protesta contro la bocciatura della proposta sul referendum»

la lega vota e se ne va la lega vota e se ne va Protesta contro la bocciatura della proposta sul referendum Un'ora. Il tempo di votare. Rolando Fontan, il proprio candidato, e i sei parlamentari della Lega se ne sono già andati dalla Commissione Bicamerale. E' Domenico Cornino, il capogruppo dei deputati, ad annunciare l'addio: «Il presidente della Camera Violante ha dichiarato inammissibile la nostra proposta di legge sul referendum per l'autodeterminazione. Una proposta assolutamente rispettosa del diritto internazionale!». Massimo D'Alema era stato eletto presidente della Bicamerale da appena un'ora e Cornino dà l'ordine: «Per protestare contro l'atteggiamento fascista di Violante ritiriamo la nostra delegazione dalla Bicamerale». E mentre al Senato Francesco Speroni insiste («Sbugiardata la falsa democrazia di Violante e della banda che governa!»), i sei leghisti se ne vanno. «Va malissimo, va malissimo...». Da Milano, Umberto Bossi fa quello che non se l'aspettava. «Il Potere ha deciso, il Potere ha parlato, e dobbiamo prendere atto che il Potere di Roma è violenza. Dico la verità, non mi aspettavo che la violenza del regime emergesse così forte». La proposta di legge costituzionale leghista, racconta Cornino, è stata respinta da Violante martedì sera. «Avevamo chiesto che venisse aggiunto l'articolo 140, che prevede la possibilità di autodeterminazione quando ne faccia richiesta il 10 per cento della popolazione. E' previsto dall'Onu, ma non da Violante e dal governo di Roma». Per Cornino potrebbe ritirarsi tutta la delegazione parlamentare padana, ma Bossi è più cauto: «Non ne so niente, però mi sembra uno sfogo amaro e del tutto comprensibile». Ma questo di Violante permette a Bossi e alla Lega di rilanciare la Padania. Da Milano, dove prepara il Congresso di metà febbraio, Bossi vede «soltanto un grande inciucio». Il voto di Forza Italia a D'Alema presidente della Bicamerale sarebbe la conferma finale. «L'Italia può stare in piedi solo con il consociativismo e sarà la società padana a lottare contro il Palazzo romano guidato Bossi «Il pdi Rè viol ttacca otere oma ento» dal caporione Violante. Ormai siamo alla contrapposizione, dal marciume italiano non possiamo aspettarci più niente». Per Bossi, con il congresso alle viste, il no al referendum sull'autodeterminazione servirà per convincere i dubbiosi. Da una parte il «grande inciucio», dall'altra la Padania: «Il no al referendum è un no al diritto internazionale. Dice quanto sia grande l'odio di Roma colonizzatrice». Visti dalla sua Padania Berlusconi e D'Alema sono i nemici. Ma, tra i due, le differenze esistono. «D'Alema non so cosa voglia fare da grande. Con la Bicamerale, al massimo, un po' di riforma elettorale. Forse vuol fare il Presidente del Consiglio accompagnato dai due paggetti Berlusconi e Fini, e si fa anche tagliare i capelli». Berlusconi lo vede ingenuo, costretto e prigioniero: «Pensa che i compagni gli mettano là delle figliolotte venute dalla Siberia, scambia la Bicamerale per una camera d'albergo. Lui si scalda e gli altri lo mettono in frigorifero. Il Berluscone: andò per scaldarsi e finì congelato». Per Bossi nulla cambia: con il voto a D'Alema in bicamerale Berlusconi pagherebbe il suo conflitto d'interessi: «Con il rinvio del decreto sulle frequenze tv D'Alema lo tiene per le palle». E il «grande inciucio bicamerale», a sentire Bossi, dovrebbe allontanare anche i sogni di alleanze elettorali per le amministrative. «Io non ci ho mai pensato - risponde Bossi però queste novità non aiutano certo le intese. Lui, Berlusconi, è tutt'uno con la parte avversa. E io, notaio dei fatti storici della Padania, ne prendo atto. Senza la Lega si è autoaffondato. Vedremo cosa deciderà il nostro congresso...». E già prepara il discorso: «Avete visto Violante? Il referendum sull'autodeterminazione non ce lo daranno mai, le nostre proposte nemmeno le vogliono discutere, e c'è ancora qualcuno che s'illude sul federalismo concesso da Roma?». Sulla «Padania» l'ha scritto ieri: «Conosco il sistema politico italiano. Per questo credo nella secessione». |g. ce.]

Luoghi citati: Italia, Roma, Siberia