Bicamerale, anche Berlusconi voto per D'Alema«Il presidente chiude la seduta con:Dio Pietro giallo sull'adesione alla Costituente Segni»

Bicamerale, anche Berlusconi voto per D'Alema Bicamerale, anche Berlusconi voto per D'Alema Alleanza nazionale si astiene, Fini: il Polo ritrovi se stesso o è perduto CERCASI PROFESSORE DI PASSAGGIO ROMA. Cinquantadue voti su 70, quindici più del previsto per D'Alema presidente della Bicamerale. Al ternane di un teso vertice del Polo, Berlusconi, Casini e Buttiglione avevano deciso di appoggiare D'Alema, mentre Fini aveva tenuto duro sulla scheda bianca. Alla fine risultano dodici gli astenuti, mentre 6 voti sono andati al leghista Fontan. Gianfranco Fini sbotta: «In questo modo perdiamo tutta la nostra coerenza, così il Polo non può più andare avanti». E Umberto Bossi alza la voce per far capire che c'è anche la Lega, nel momento in cui ritira i suoi dalla Bicamerale. La giornata politica è stata segnata anche da un «giallo»: la firma che Antonio Di Pietro (ma fonti a lui vicine hanno smentito) avrebbe apposto alla richiesta di una legge popolare per la Costituente, lanciata da Mario Segni e condivisa da Cossiga. LA Commissione del Senato, dove si discute il progetto di riforma dei concorsi universitari, ha approvato un paio di giorni fa - cedendo alle insistenze del ministro Berlinguer - la norma che impedisce a un docente di partecipare ad un concorso per un posto in un dato ateneo se prima non ha prestato servizio per almeno tre anni in un'altra sede come professore di ruolo o a contratto. Ciò significa che se un ricercatore dell'Università di Firenze vuol diventare associato, potrà concorrere soltanto ai posti messi a concorso, per dire, da Udine o da Lecce. Resta da chiarire se lo stesso docente, vinto il concorso e tornato dopo qualche anno per trasferimento a Firenze, qualora si metta in testa di diventare ordinario, dovrà rifare le valigie, perché sarebbe colpito per la seconda volta dalla stessa norma. Con questa norma il ministro vorrebbe combattere il fenomeno degli accordi dietro le quinte tra i componenti delle commissioni di concorso, a causa dei quali può capitare che un mediocre vinca una cattedra ed un meritevole venga escluso. Se una buona intenzione mai lastricò l'inferno, eccone una. La norma in parola non scalfirà nemmeno il fenomeno de: concorsi pilotati, là dove si verificano; ma in compenso infliggerà nuovi gravami e danni a un sistema universitario già disastrato. Essa si fonda su un'idea sbagliata due volte: che i concorsi siano viziati dal desiderio dei baroni universitari di insediare ad ogni costo un proprio discepolo su una cattedra disponibile nella propria facoltà, e che il desiderio quasi sempre si realizzi. Ma la realtà è un'altra. La strategia dominante nei concorsi universitari - in tutte le discipline, si badi bene consiste nel sostenere il maggior numero di propri candida- INTERVISTA ||WVg@U^M|E

Luoghi citati: Firenze, Lecce, Roma, Udine