«In cella mi manca il trucco» di R. M.

« « In cella mi manca il trucco » Patrizia Reggiani: «Ho tanto freddo» no; occhi senza trucco. «I miei trucchi. Mi mancano i miei trucchi. Non riesco a stare senza i miei trucchi». E' questa l'unica altra lamentela dell'ex signora Gucci. Quella che ripete con maggiore insistenza; quasi che creme, fard, ombretti e rossetti siano una parte ineliminabile di sé. Le vigilatrici le spiegano che il regolamento impedisce di portare con sé cosmetici in carcere, che può averli soltanto con «la spesa», tra qualche giorno. E comunque anche così, le dicono (e sono sincere), «sta proprio bene, anzi meglio. Sembra più giovane». «La spesa». Altro argomento dolente per lei, che aveva fatto dello shopping di lusso parte integrante della vita quotidiana. Si può ordinare con una lista a giorni fissi, tre volte la settimana. Con un intervallo di otto giorni all'inizio di ogni mese. E Patrizia Reggiani è capitata proprio in questo intervallo, e fino a venerdì non può far comprare niente. «Nella sventura che mi è successa, anche questa sventura»: dice proprio così. Perché non può aver le sue creme nella sventura di un'accusa da ergastolo. E forse, anche quando potrà comprare sarà un problema, per lei: il regolamento prevede che si possano spendere al massimo settecentomila lire al mese, cioè centosettantecinquemila a settimana. Cifra che mal si concilia con abitudini miliardarie. Si scontra con tante altre abitudini, il regolamento: via i gioielli, solo la fede e un orologio tipo Swatch. Proibiti i reggiseni col ferretto. E poi attenzione al pacco da casa: uno alla settimana, massimo cinque cate nell'inchiesta. Secondo il difensore di Patrizia Gucci, ci sarebbero gli elementi per ipotizzare il reato di pubblicazione arbitraria di atti. «Sembra perfino eufemistico parlare di fuga di notizie», scrive l'avvocato citando quelle che lui definisce «intollerabili violazioni». Poi elenca: dalle frasi di Patrizia Reggiani dette al momento dell'arresto e poi pubblicate da tutti i giornali, quando non era ancora assistita da un difensore, alle trascrizioni di conversazioni telefoniche intercettate, anch'esse pubblicate. [f. poi.] Perugia, Martelli in aula chili. Il primo, Patrizia Reggiani, l'ha ricevuto «ma ho dimenticato di far mettere tante cose», dice. Pazienza, tra sette giorni. Intanto, ben più attesa, dovrebbe arrivare la visita dei suoi familiari, la madre, forse le figlie. Lei non ne può parlare, ma ha già mandato tanti fax e telegrammi, è evidente che attende con ansia l'arrivo di qualcuno di caro. I giorni per ora son passati via. Dorme molto, anche perché, da quando è stata operata, deve prendere farmaci per facilitare il sonno (e in carcere prosegue le cure). Mangia poco, «praticamente solo formaggio. Gli altri cibi mi sembrano troppo cotti e troppo conditi; non si potrebbe avere qualcosa in bianco?». Certo: le vigilatrici le spiegano che basta chiederlo al medico del carcere, «poi la cucina provvede, senza alcun problema». Altre richieste? «No, davvero. Qui sono tutti tanto gentili». E dice che sono stati cortesi anche gli agenti, quando l'hanno arrestata. Ma come sta? Sta davvero male? Ci sono dichiarazioni del suo avvocato sul mancato interrogatorio... «Sono problemi ancora legati alla mia operazione - spiega ai suoi visitatori - difficoltà che mi sono rimaste». E gli occhi sono ancora svagati quando saluta: «Grazie, grazie davvero per la vostra visita». Si congeda così, senza aver neppure chiesto a quei consiglieri regionali, perché siano venuti a trovarla, perché si interessino a lei, signora miliardaria a San Vittore. [r. m.]

Persone citate: Gucci, Patrizia Gucci, Patrizia Reggiani

Luoghi citati: Perugia