Una poesia per dirgli addio

Una poesia per dirgli addio Una poesia per dirgli addio Così i compagni hanno salutato l'amico Sul suo banco è stato lasciato l'ultimo disegno fatto dal bambino «Parlava della malattia della madre ma senza angosce» dei tuoi ricordi». Laerte, 11 anni a marzo, abitava a pochi passi da scuola: un bell'edificio dove 52 ragazzi frequentano la quinta. Quella di Leandro era la 5A. Sul suo banco i compagni hanno lasciato le cose che più gli piacevano: temperini curiosi, matite colorate, un giornalino, un pallone, le gomme, i disegni. Una mamma ha portato un vasetto di fiori e loro, i compagni, hanno aggiunto le loro riflessioni, i loro ricordi scritti dopo l'incontro di un'ora con il direttore e gli insegnanti. «Molti hanno pianto, nessuno voleva cominciare a parlare. Poi sono tornati nelle classi iutato altri bambini nell lle stesse condizioni» e hanno preferito scrivere». Sul nome Laerte (nella mitologia il padre di Ulisse che lo attese continuando a coltivare la vigna) hanno costruito degli acrostici: «L» come Lottare, «A» come Angosciosamente E Rompere Tutto Ecco la morte. Oppure: «L'Allegria E le Risa Ti Entusiasmavano». Altri ragazzi hanno scritto una lettera: «Caro Laerte, siamo i tuoi compagni di scuola. Non ci scorderemo mai quando tu scherzavi con noi, quando giocavi a calcio, quando ti divertivi con Alessio a rincorrerlo. Siamo sicuri che se tu fossi qui con noi, non vorresti che noi fossimo tristi». una ditta che mi ha licenziato dopo sei mesi, quando il nome dei Sollazzo è scomparso dai giornali. Attualmente svolgo lavori saltuari, ma riesco a far vivere la mia famiglia in modo dignitoso. E poi, se c'è da mangiare per quattro bambini ce n'è anche per cinque». Il silenzio fa paura ad Alfon-

Persone citate: Risa