Bicamerale, oggi l'elezione di D'Alema

La votazione a scrutinio segreto, il Polo si astiene. Lungo incontro del leader pds con Prodi La votazione a scrutinio segreto, il Polo si astiene. Lungo incontro del leader pds con Prodi Bicamerale, oggi l'elezioae di D'Aleuta Via libera alla «Rebuffa», a vuoto l'attacco di Bertinotti ROMA. E' arrivato il gran giorno per Massimo D'Alema. Oggi, a scrutinio segreto, il segretario del pds sarà eletto presidente della Commissione bicamerale per le riforme, se otterrà almeno 36 voti su 70. I commissari della maggioranza sono 37 (contro 33 delle minoranze) e dovrebbe quindi farcela. Il Polo si asterrà (amichevolmente Forza Italia, e con ostilità An). La Lega se ne lava le mani. Se qualche alleato volesse fare uno sgambetto a D'Alema, c'è il «recupero» con una seconda votazione di ballottaggio. Di fatto, la Bicamerale è al via e chi vorrebbe ostacolarla non sa come fare. La macchina messa su dall'attivismo di D'Alema, rafforzato dal consenso di Berlusconi, è come un imbuto in cui tutti vengono risucchiati. Anche i recalcitranti Fini a destra, Bertinotti a sinistra. E tutti i piccoli partiti nell'immediato futuro. popolare, al quale il capogruppo Mattarella aveva lasciato libertà di voto. E' stata la prova generale delle maggioranze variabili che dovrebbero decidere le riforme da passare poi al Parlamento per l'approvazione. I tre grandi partiti d'accordo nello spianare la via ad un sistema bipolare più forte. I piccoli sulla difensiva e i popolari che vorrebbero comportarsi come i piccoli ma che temono di fare la figura dei conservatori e sabotatori delle riforme. Lo schema di gioco sperimentato ieri dovrebbe essere quello che si ripeterà nella Bicamerale. D'Alema non sta prestando orecchio alle obiezioni ora allarmate, ora minacciose di Verdi e Rifondazione. E Bertinotti medita vendetta, ma non sa come fare. Al momento si limita a dire che si tratta di «un cattivo inizio per la Bicamerale. La bussola di D'Alema è la ricerca di intese con il Polo». Ma più di tanto non può tirare, mettendo a rischio il governo. Anzi, per Bertinotti è il momento della massima cautela dato che il governo Prodi si prepara ad attraversare nei prossimi giorni una pericolosa turbolenza. A metà mese, infatti, il gip dovrà decidere se il presidente del Consiglio deve o no essere rinviato a giudizio per le vicende del caso Cirio. L'apertura di Berlusconi a Ciampi (non a Prodi) per l'anticipo di una Finanziaria che riformi pensioni e Sanità serve, sì, a seminare zizzania nel centro-sinistra. Ma serve anche a tenersi pronti nel caso il governo dovesse aver problemi col «caso Cirio». Ieri Prodi ha ricevuto a Palazzo Chigi, separatamente, D'Alema, Bertinotti e Dini per impostare le cose da fare che vogliono evitare di venire triturati da un sistema maggioritario senza recupero proporzionale. Ieri è saltato l'ostacolo che Rifondazione comunista aveva tentato di costruire in gran fretta per bloccare la cosiddetta «legge Rebuffa». A sera, è stata respinta a larga maggioranza dalla Camera l'eccezione di incostituzionalità fatta da Bertinotti, nella speranza di formare una maggioranza «proporzionalista» tale da affossare la «Rebuffa». Rifondazione comunista ha, in effetti, ottenuto l'appoggio dei Verdi ed anche di un pezzo di Polo (ccd e cdu). Contro, però, si sono schierati i grossi calibri: Sinistra democratica, Forza Italia, An e anche il piccolo Rinnovamento italiano di Dini. E non c'è stata partita: 329 contro 154, più 35 astenuti. Che vengono dalle file del partito A cominciare dalle privatizzazioni. Bertinotti è uscito promettendo di ostacolare in tutti i modi la privatizzazione della Stet. D'Alema e Dini, invece, hanno riconfermato il loro assenso discutendo anche dei problemi che ci sono per la partecipazione dell'Italia alla moneta unica. Partecipazione che sembra richiedere nuovi interventi. La «legge Rebuffa», superato l'ostacolo messo sulla via da Bertinotti, sarà votata domani dalla Camera. I vicecapigruppo di Forza Italia, Rebuffa e Calderisi, ieri davano per sicuro che sarà approvata. Anche perché il capogruppo pidiessino, Mussi, l'ha definita «utilissima». Comunque, la sinistra democratica ha liberta di voto. LE LEGGE REBUFFA Art. 1. La successione nel tempo delle leggi elettorali è regolata dal principio secondo cui la norma anteriore continua ad applicarsi fino alla completa attuazione ed operatività di quella posteriore. Art. 2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. In altre parole, le norme abrogate da un eventuale referendum restano in vigore fino a quando il Parlamento non atra varato una nuova normativa La legge Rebuffa, dunque, impedisce il verificarsi di vuoti legislativi. Se questa legge fosse stala approvata in tempo, la Consulta non avrebbe probabilmente respinto il referendum sulla quota proporzionale della legge elettorale in vigore. Se verrà approvata la legge Rebuffa sarà dunque possibile l'anno prossimo presentare una nuova richiesta di referendum che avrà buone probabilità di ottenere il sì della Consulta. L'abolizione della quota proporzionale consentirebbe di passare ad un sistema elettorale maggioritario puro Attualmente, circa un quarto dei deputati vengono e/etti grazie alla quota proporzionale. Alberto Rapisarda 1 2 FORZA ITALIA. 5 MISTO. 2 RINNOVAMENTO ITALIANO. Adriano Ossicini, Natale D'Amico. Silvio Berlusconi, Peppino Calderisi, Tiziana Parenti. Giorgio Rebuffa, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani. Mario Greco. Luigi Grillo, Marcello Pera, Ettore Roteili, Renato Schifarli, Giuseppe Vegas. Guido Dondeynaz (Union Valdòitane), Mario Rigo (Autonomia Veneto). Marco Boato (Verdi), Enrico Boselli (Si), Rocco Buttiglione (Cdu). 3 RIFONDAZIONE COMUNISTA. Fausto Bertinotti, Armando Cossutta, Fausto Marchetti. tti. 1 O ALLEANZA NAZIONALE Gianfranco Fini. Giuseppe Tatarella, Domenico Fisichella, Gustavo Selva, Franco Servello, Antonio Lisi, Giulio Maceratini, Adriana Pasquali, Paolo Armaroli, Domenico Nania. NALE ella, elva, uali, a. 7 POPOLARI. Franco Marini, Ciriaco De Mita, Sergio Mattarella, Leopoldo Elia, Ortensio Zecchino, Gianclaudio Bressa, Tarcisio Andreolli. 3PFA 3 CCD. Pier Ferdinando Casini, Francesco D'Onofrio, Agazio Loieri. 6 LEGA. Roberto Maroni. Guido Brignone. Luciano Gasperini. Francesco Tabladini Rolando Fontan, Pietro Fontannini. tra tre-quattro mesi il governo Prodi non ci sarà più perché io voglio liberarmi di Rifondazione"». Oltre clic con la variabile Dini, ovviamente, D'Alema dovrà vedersela con Fini, che ha tutta l'intenzione di rendergli la vita difficile. Non per nulla dopo Berlusconi anche il presidente di An non esclude che il Polo sulla scia dell'approvazione della legge Rebuffa possa promuovere un altro referendum elettorale. «Non è detto che lo faremo ha spiegato ieri - ma neppure che non lo faremo. Con l'approvazione della Rebuffa anche gli scemi saimo che avremo a disposiziono quest'arma di pressione». E che la Bicamerale non avrà vita facile lo conferma anche la prudenza con cui Tatarella sta valutando l'idea di diventarne vicepresidente. «D'Alema si prepara per Palazzo Chigi - osserva il braccio destro di Fini - ma io rischio solo di bruciarmi, di ritrovarmi in mezzo alle polemiche, .sotto le bombe di Cossiga e Segni. E io non voglio certo fare la fine di Fisichella». I giochi di Berlusconi, Bertinotti, Dini, Fini. A questi si aggiunge l'imperizia manovriera di cui Romano Prodi dà prova ogni giorno. Ieri alle orecchie di Marini è arrivata mia frase che il premier avrebbe pronunciato qualche settimana fa: dNon vado con i popolari perché nell'Ulivo sono la più brutta del reame». Inutile dire che Marini se l'è presa, eccome, do gli avevo chiesto due mesi fa di venire con noi. Non l'ha voluto per fare solo il presidente del consiglio. Continui così...». A ben guardare, quindi, per i più svariati motivi il Terremoto potrebbe scoppiare da un momento all'altro e rimettere in discussione tutti i disegni del segretario del pds. Ma forse il numero uno della Quercia ha intenzione di contenerlo o governarlo proprio da quella camera di compensazione che è la Commissione. «D'Alema è convinto - ha confidato giorni fa Dini ai suoi - che d'ora in avanti la politica si farà nella Bicamerale, mentre al governo rimare solo l'azione amministrativa». E' inutile dire che in quel caso il segretario del pds si ritroverebbe già nella cabina di regia.

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