«Se Patrizia non paga, uccidiamo anche lei»

Milano, i killer che erano stati assoldati per ammazzarle il marito avevano chiesto più soldi Milano, i killer che erano stati assoldati per ammazzarle il marito avevano chiesto più soldi «Se Patrizia non paga, uccidiamo anche lei» Delitto Gucci, doveva morire l'ex moglie MILANO. In carcere a San Vittore da venerdì scorso, Patrizia Reggiani Martinelli incontrerà questa mattina per la prima volta il pubblico ministero Carlo Nocerino e il gip Maurizio Grigo. Davanti a loro la donna dovrà difendersi dall'accusa di aver progettato e pagato per l'assassinio del suo ex marito. In carcere, ieri mattina, ha ricevuto per la prima volta la visita del suo difensore, Marco De Luca. «L'ho trovata depressa, debilitata, turbata, preoccupata per le figlie», dice il legale che ha potuto incontrare la donna nell'infermeria, dove è rinchiusa con altre 2 detenute, dove viene guardata a vista, 24 ore al giorno nel timore di qualche gesto autolesionista. E invece sembra essere stata tranquilla la sua prima notte a San Vittore, venerdì scorso. Si sa che è rimasta sveglia fino alle 23, che ha chiesto alcuni fumetti di «Topolino», che ha dormito fino alle 12 del giorno dopo. Lamentandosi al suo risveglio solo del fatto che non le avevano consegnato il suo telefono cellulare. In attesa dell'interrogatorio il suo legale promette di andare all'attacco. Spiega, Marco De Luca: «Presenterò una serie di denunce sulle fughe di notizie, per non parlare delle intercettazioni telefoniche pubblicate sui giornali, prima degli interrogatori». Una di queste indiscrezioni rivela che anche Patrizia Gucci ha rischiato di morire, perché gli assassini assoldati per uccidere Maurizio Gucci volevano più soldi. «Se quella lì non paga, ci facciamo portare la sua testa dal colombiano», diceva Pina Auriemma, la «maga», a Ivano Savioni, il portiere d'albergo, adesso in carcere pure loro. «Quella lì», era proprio Patrizia Reggiani Martinelli. Il «colombiano», un agente infiltrato della Criminalpol, che si era spacciato per killer del cartello di Cali con 150 omicidi alle spalle. Rivela, l'ispettore: «Parlavo in spagnolo, in gentilizio colombiano. Mi hanno creduto un killer, per Savioni rappresentavo un aggancio ad un mondo che aveva visto solo nei film». Chissà se doveva veramente morire anche la vedova di Maurizio Gucci? Chissà se davvero sarebbero arrivati a tanto, esecutori materiali e comprimari di quell'omicidio da prima pagina? Certo è che di lei, miliardaria con appartamento da mille metri, si lamentavano. Per i soldi, sempre e solo i soldi, che sono il motore di tutta la storia. Per miliardi - ma anche per odio perché lui stava con un'altra - Patrizia Gucci fa uccidere il padre delle sue due figlie. Per 600 milioni - ma poi non bastavano più - Pina Auriemma, Ivano Savioni più i killer, Benedetto Ceraulo e Orazio Cicala, imbastiscono l'agguato. «Ma cosa faccio io con tre milioni al mese, e se quella muore?», chiedeva Pina Auriemma a Ivano Savioni, che si confidava con Gabriele C. che abitava an- Oggi sarà interrogata per la prima volta In carcere ha chiesto i fumetti e di riavere il suo telefonino La maga si avvale della facoltà di non rispondere Anche l'autista ha rifiutato di parlare con i magistrati In particolare quelle tra Savioni e la Auriemma, che si confidano e indicano chi ha materialmente ucciso Gucci. LE CARTE DELL'ACCUSA che lui all'hotel Adry - ma adesso non c'è più, è sottoposto a una programma di protezione -, che faceva l'informatore per la polizia e così ha tirato fuori tutta la storia. Storia poi confermata in carcere, primo interrogatorio, proprio da Ivano Savioni che, pagina dopo pagina di verbale, ha raccontato tutto, dell'omicidio, dei 600 milioni, dei soldi che non bastavano più a nessuno, perché Cicala e Ceraulo si erano speso tutto al casinò. «E io invece non dico assolutamente nulla», taglia corto Pina Auriemma, che davanti al pm Carlo Nocerino e al gip Maurizio Grigo rimane dieci minuti appena. Spiega il suo iegale, Pietro Trami: «La mia cliente ha fatto bene ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Questo è un processo complesso, la posta in gioco è alta. Se anche avesse risposto, non sarebbe stata scarcerata». Stessa musica al pomeriggio, negli uffici della Criminalpol di piazza San Sepolcro. Anche Orazio Cicala, detenuto a Monza per traffico di droga, quel 27 marzo '95 al volante dell'auto usata per la fuga, rifiuta di rispondere alle domande dei magistrati. «Di questa inchiesta si è già straparlato a sufficienza», chiude il discorso il suo difensore, Stefania Fiorentini. Storia di soldi, si è sempre detto. Ma Mino Auletta, avvocato civilista di Patrizia Gucci, ci tiene a mettere i puntini sulle vive all'estero, ora la sua storia ha INTERCETTAZIONI TELEFONICHE LA CONFESSIONE DI SAVIONI Il portiere d'albergo ha già ammesso le proprie responsabilità durante il primo interrogatorio. Fu lui q contattare il killer. A sinistra Sopra l'ex Patrizia Reggiani, fotografata nella sua casa x marito Maurizio Gucci

Luoghi citati: Milano, Monza