«Temiamo per le nostre figlie»

Nessuna traccia delle due adolescenti fuggite dopo un contatto su Internet Nessuna traccia delle due adolescenti fuggite dopo un contatto su Internet «Temiamo per le nostre figlie» Siena, l'angoscia dei genitori Carpi: giovane ucciso dai rapinatori L'assalto alla villa finisce nel sangue La vittima era stata presa in ostaggio Forse il colpo è partito accidentalmente SIENA Spagna o negli Stati Uniti. Fino a qualche giorno fa, dice anche il babbo di Elisa, Alessandro, operaio specializzato in un'industria della zona, «quei discorsi erano considerati solo come aspirazioni di due giovani ragazze: anche gli amici non avevano dato importanza. Abbiamo un buon rapporto con Elisa: qualche incomprensione, ma le solite delle giovani della loro età. Elisa non ha il computer: giocava con quello di Alessandra, non sappiamo altro. Non conoscevano ragazzi stranieri, Elisa mi raccontava che andavano spesso al bar vicino a casa». Alessandra da qualche tempo aveva preso maggiore confide'" ■ za con Internet, con una casella postale virtuale, «E-mail», attraverso la quale ricevere posta elettronica e inviare messaggi. Negli zainetti le ragazze hanno portato solo qualche oggetto, come se l'assenza dovesse durare pochi giorni. Ma a cjuanto pare si sarebbero allontanate con un milione di lire. In auegli zainetti hanno messo un cambio di vestiti, un paio di scarpe e il «walkman». Dalle case delle due famiglie non manca nulla, anche i piccoli preziosi delle due ragazze sono rimasti al loro posto. Ieri le madri di Alessandra ed Elisa hanno diffuso le foto delle ragazze e hanno lanciato un appello, in tv, alle fighe. Sono in preda all'angoscia. La madre di Alessandra si è rivolta in un primo tempo alla ragazza dicondole che a casa la sta aspettando la sorella. «Anzi, tutti ti aspettiamo», ha subito aggiunto. La mamma di Elisa ha ricordato alla figlia, davanti alle telecamere, il «rapporto di complicità» che la lega alla sorella minore. Sulla vicenda indagano i cara¬ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una fuga via Internet, quasi certamente, e di ora in ora cresce il timore che possa finire male, come successo in altri Paesi negli ultimi mesi. Resta ancora avvolta nel mistero la scomparsa di Alessandra Martinelli, 14 anni, e eli Elisa Baraldo, 13 anni, che mancano da casa ormai da venerdì. Abitano rispettivamente a Sant'Andrea e a San Rocco, due frazioni a pochi chilometri da Siena. L'ipotesi sulla quale si stanno concentrando indagini e attenzione da parte degli inemirenti è proprio ejuella eh una scomparsa maturata sulle onde di Internet. Ipotesi inquietante ventilata fin dalle prime ore dopo l'allarme lanciato dalle famiglie. Era stato il padre Giovanni, ingegnere navale a Genova, a regalare ad Alessandra, che vive con la madre Antonella Frati, il nuovo marito .lohnny Pagliai e la sorellina, video e collegamento. Una vera passione nella quale Alessandra aveva coinvolto anche l'amica Elisa. E intanto si ripetono gli appelli dei genitori, trasmessi attraverso reti e media nazionali ed internazionali, nella speranza che siano ascoltati dalle due ragazze o da qualcuno con le quali erano in contatto. Il timore maggiore è che Alessandra ed Elisa siano andate all'estero, attirate da qualche offerta contattata via Internet. Tanti particolari che solo adesso sembrano attiraro l'attenzione. Cosi, salta fuori un dépliant della Spagna rinvenuto fra i libri di una delle due giovani. 1 compagni di scuola dicono di aver sentito parlare ultimamente le due ragazze di volersi recare in L'inchiesta di Tortona Antonio DI Nunzio e i Collaboratori della Mapco Engineering Italia partecipano al lutto dei familiari e dei colleghi della Lin Indù striale per la prematura scomparsa del dott. Fulv Milano, 3 lebbraio 1997 dr. Fulvi omparsa del dott. Fulv dott. Fulv Torino, 3 febbraio 1997. Le famiglie Cassarino e Filippi partecipano commosse al dolore di Simone e della mamma. Profondamente commosso Ferruccio Dussoni partecipa al dolore della famiglia per la perdila del io Sperone ricordandone la pazienza, la pacatezza, la simpatia e la spontaneità nei rapporti umani. — Torino, 3 lebbraio 1997. La famiglia Panie, costernata, si unisce al dolore della famiglia Sperone per la morte di FULVIO. I Dipendenti della Manfrino Trasporti partecipano con profondo cordoglio al dolore della famiglia Sperone. Tamara e Giovanni Manfrino, con costernazione partecipano al grave lutto della famiglia Sperone. Giovanni e Paolo Cugnasco partecipano commossi al dolore della famiglia. o Sperone io Sperone io Sperone to è riservato ai giovani nell'altra stanza. Cerotto sulla bocca ai ragazzi e alla donna, per impedire loro di urlare, mentre ad Alberto tocca un trattamento speciale: il rapinatore si accanisce su di lui, a pugni e a calci, urlando: «Fuori i soldi, apri la cassaforte, fuori i soldi». Fuori di sé dal terrore, l'anziano si affanna a ripetere: «Non c'è oro, vi do quello che volete, non fateci del male». Apre la cassaforte e consegna all'uomo gli orologi della sua collezione e tutti i soldi che ci sono in casa, neanche un milione di lire. L'incubo sembra finito, ma non è così: nell'altra camera, legati sul letto, l'uno con le spalle all'altra, stanno i due fidanzati. A sorvegliarli, nel vano della porta, uno dei rapinatori. E' a questo punto che parte il colpo mortale. Gli assassini si danno alla fuga indisturbati, mentre la famiglia dà l'allarme. Per Gian Nicola è troppo tardi, il giovane muore all'I,30, sull'ambulanza che lo sta portando all'ospedale «Ramazzini». Qui finisce la ricostruzione della tragedia e comincia la ridda delle ipotesi sulle ragioni di tanta ferocia. Dei rapinatori si sa ben poco: portavano scarpe da ginnastica, avevano un accento veneto, età apparente sui trent'anni. Secondo la testimonianza dei genitori di Gian Nicola, i banditi erano particolarmente agitati, il che potrebbe far pensare a un incidente. Gli incruirenti non escludono che possa trattarsi di nomadi. Subito dopo l'accaduto, la polizia ha svegliato l'intero quartiere, a caccia di informazioni, ma i vicini non avevano neanche sentito il rumore dello sparo. Quanto ai Gibertoni, sono conosciuti come gente tranquilla, mai una grana, niente che faccia sospettare relazioni pericolose con ambienti sbagliati. CARPI. Ammazzato nel cuore della notte per poco meno di un milione e per un pugno di orologi da collezione. E' morto così Gian Nicola Gibertoni, 26 anni, meccanico di un'officina di Carpi, grosso centro della provincia modenese. Forse il colpo omicida è partito per caso, mentre tre rapinatori armati di pistola tenevano sotto tiro i genitori del giovane e la sua fidanzata, Elisa Lugli, di 23 anni, che si è vista morire Gian Nicola sotto gli occhi. Il modo in cui si è svolta l'aggressione, però, con le due coppie legate e imbavagliate, lascia aperta la possibilità che il killer abbia sparato a bruciapelo sulla sua vittima. Magari non voleva ucciderlo, visto che il proiettile è entrato all'altezza della spalla sinistra e ha preso una traiettoria imprevista, attraverso il torace. Tuttavia non è escluso che il grilletto sia stato tirato intenzionalmente; gli inquirenti non trascurano alcuna possibilità. L'unica traccia nelle mani della polizia, per il momento, è l'accento veneto dei rapinatori. Tutto comincia all'una di notte di lunedì. La casa dei Gibertoni si trova in una zona residenziale di Carpi, dove vivono famiglie sicuramente più facoltose, a cominciare dal direttore della locale Cassa di Risparmio. I malviventi però si dirigono praticamente a botta sicura verso la modesta villetta dove, al primo piano, risiedono Alberto Gibertoni, 60 anni, ex commerciante, in pensione, la moglie Silvana Ferrari, di 63, e il figlio Gian Nicola, che sta dormendo insieme alla fidanzata. Sono tre i banditi, tutti armati di pistola, con il volto coperto da passamontagna: scavalcano il cancello, entrano nella casa con facilità, sveghano gli occupanti e danno il via ad un'azione degna di «Arancia meccanica». L'anziana coppia viene legata al letto, e lo stesso trattamen¬ binieri di Siena, dopo la denuncia di scomparsa presentata dai familiari alla stazione di Rosia. Del caso si occupa anche la pohzia: un agente e un esperto di informatica, amico della famiglia Martinoli, stanno verificando il computer col cmale Alessandra si collegava a Internet. Sembra però difficile rintracciare elementi che riconducano alle «E-mail» contattate dalle due giovani, perché i «files» relativi agli ultimi tre mesi appaiono cancellati. La speranza è che possano essere recuperati é quindi letti, per ottenere qualche indizio. Antonella Leoncini Catania: la denuncia di 4 genitori Reggio Emilia, «bocciato» il preside