Giorno di voto a Peshawar

Giorno di voto a Peshawar Giorno di voto a Peshawar Urne vuote, ritardi, indifferenza inglesi lungo un sentiero che dicono sia stato utilizzato da Alessandro Magno, si arriva a Kohat, dove in un seggio alle 13 ancora non erano pervenute le schede. Nell'attesa una povera vecchietta completamente nascosta da un velo bianco avvicina la rappresentante di un candidato e le sussurra nell'orecchio: «Se mi dai 300 rupie (diecimila lire) voto per lui!». Se questo è l'unico, umano, caso di piccola tentata corruzione a cui abbiamo assistito, di quella grande realizzata ai massimi livelli, elettorale e non, parla tutto il Paese. E il fatto che i due candidati principali a queste elezioni siano stati due ex capi di governo costretti a lasciare l'incarico sotto il peso delle accuse di malversazione e corruzione spiega in buona parte lo scarso entusiasmo che hanno manifestato gli elettori nel recarsi alle urne. Si respira nell'aria un senso di delusione, di disperazione che non sorprende valutando i dati dell'economia del Paese: crollo delle riserve valutarie, collasso del sistema bancario pubblico, disordine fiscale (su una popolazione di 130 milioni sarebbero qualche centinaia di migliaia quelli che pagano le tasse), il 40 per cento del bilancio destinato alle spese militari e un altro 40 per cento al servizio del debito estero e naturalmente corruzione, il cui costo oscillerebbe fra il 10 e il 20 per cento del prodotto interno lordo. Il governo non è riuscito ancora a colpire i grandi latifondisti del Sud che godono di enormi ricchezze esentasse e di privilegi feudali d'altri tempi con contadini ridotti in condizioni di semischiavitù. E' in quelle zone che l'esercizio di un voto democratico e libero da condizionamenti certamente oggi non è stato assicurato. Nelle varie regioni del Pakistan hanno operato nella giornata elettorale varie dele- arseille e Valenciennes Benazir Bhutto: gazioni di osservatori stranieri che nelle prossime ore daranno il loro responso, indicando il tasso di democraticità di questa consultazione. Ma è sicuro che questo grande Paese avrà ancora bisogno di molto tempo, di molti incentivi e soprattutto di leader onesti per arrivare a forme di democrazia al di sopra di molti sospetti. DALLA . PRIMA PAGINA FORMAGGIO E DIRITTI UMANI facile sostenere che la lunga storia d'Europa è anche fatta di conquiste, devastazioni, stermini e persecuzioni. Ma ora che siamo di fronte alla creazione di una nuova Europa è giusto ricordare il significato più alto di questo nome. L'Europa che non si deve dimenticare è qualcosa di molto più grande di una «cultura». E' una civiltà. Oggi, però, sento gli echi malinconici di un piccolo, misero e patetico assalto ai valori della civiltà. Mi riferisco • e mi dispiace - alla «fatwa» di Khomeini, giunta al suo ottavo anniversario. Mi spiace anche aggiungere che la risposta dell'Unione europea a quella minaccia è stata poco più che simbolica. In una parola, non ha ottenuto nulla. L'Europa che sta a cuore agli europei avrebbe dovuto fare di più che limitarsi a sostenere che

Persone citate: Alessandro Magno, Benazir Bhutto, Khomeini

Luoghi citati: Europa, Pakistan, Valenciennes