L'India, sorella nemica

L'India, sorella nemica L'India, sorella nemica «Più dell'atomica ci preoccupano instabilità, droga e faide etniche» TORINO. Mentre in Pakistan si conclude lo spoglio elettorale che dovrebbe portare al potere, secondo il parere unanime degli esperti, il leader del partito islamico Nawaz Sharif, Jasjit Singh, direttore dell'Istituto per gli studi e le analisi sulla Difesa di New Delhi è a Torino per parlare di «Geostrategie e geopolitiche dell'India». Il generale Singh è uno dei principali relatori del convegno «Politica, Cultura e Dinamiche socio-economiche nell'India contemporanea», un simposio di tre giorni organizzato dalla Fondazione Giovanni Agnelli che si concluderà domani con l'intervento dell'ambasciatore italiano in India Gaetano Zucconi. Chiediamo all'ex ufficiale, sikh una bruciante sconfitta Jas Gawronski quella condanna è inaccettabile. Avrebbe dovuto esercitare il massimo delle pressioni sull'Iran in modo da aiutare chi era stato minacciato. Invece, è successo l'opposto. L'Iran è sottoposto a pressioni minime, mentre per otto anni molti di noi si sono trovati in una situazione di stress terribile. Durante questi otto anni ho cominciato a capire gli equivoci alla base della nuova Europa. Ho sentito il ministro degli Esteri tedesco dire che «esiste un limite» a ciò che l'Ue può fare per i diritti umani. E ho sentito il ministro degli Esteri belga dirmi che l'Ue sa tutto delle attività terroristiche dell'Iran in Europa. Ma dov'è l'azione? Soltanto sorrisi e scrollate di spalle. Durante la presidenza di turno italiana, il ministro degli Esteri di P.oma si è rifiutato di rispondere alle nostre lettere su questo dramma. Mi hanno negato l'ingresso in Danimarca, sulla base di una presunta «minaccia» alla mia vita, ma ho poi scoperto che la Danimarca - che è un come molti degli alti gradi dell'esercito, un commento sul voto nel Paese dei «fratelli nemici». Nawaz Sharif, nel 1994, diceva ai quattro venti: «Se l'India osa attaccare il Kashmir indipendente, dovrà fare i conti con la bomba atomica pachistana». Non crede che il successo del partito islamico possa deteriorare le già difficili relazioni tra Delhi e Islamabad? «Non credo proprio: il Pakistan è stato creato nel nome dell'Islam, che cosa potrà mai cambiare un partito islamico? Ciò che mi preoccupa del Pakistan è piuttosto la sua economia, le sue istituzioni, l'enorme e incontrastato traffico di droga, la massiccia diffusione di armi leggere tra una popolazione che si sta militarizzando, i conflitti etnici, la faida tra sunniti e sciiti che coinvolge le relazioni con l'Arabia Saudita da una parte e l'Iran dall'altra. E' l'instabilità ciò che più preoccupa del Paese. Certo, il Pakistan non è stato un buon vicino, ha cercato più volte di danneggiarci, ma non serve a nulla fare dei processi. La stessa "guerra strisciante" che conduce da quindici anni contro di noi è manovrata soltanto da una fazione della sua leadership». Due giornalisti americani, William E. Burrows e Robert Win àrem, hanno scritto in un libro, citando fonti della eia, che due volte, nell'86 e nel '90, India e Pakistan sono stati sull'orlo della guerra atomica... «Non mi spiacciono i romanzi, ma quello non era neppure un buon romanzo. Nell'86, lo stesso presidente americano assicurò al Congresso che Islamabad non possedeva atomiche. La Cia? Dice tutto e il contrario di tutto. Non nego che Islamabad ora possieda la bomba, ma non si è mai stati a un passo dalla guerra nucleare». Si dice che in Kashmir combattano gruppi internazionali di mujaheddin... «Certo, abbiamo le prove. Alcuni sono stati uccisi, altri catturati dalle nostre forze di sicurezza. Molti sono afghani, ma ci sono anche sauditi e libanesi. Ma la maggior parte viene dal Pakistan». [c. g.] forte esportatore di formaggio in Iran - sta tentando di incrementare ulteriormente i rapporti economici con Teheran. Questa nuova Europa non mi pare una civiltà. E' un'impresa commerciale sempre più cinica. 1 leader europei esaltano a parole i grandi ideali europei: libertà d'espressione, diritti umani, Illuminismo, diritto di critica, separazione tra Stato e Chiesa. Ma quando questi ideali si scontrano con le potenti banalità di quella che viene chiamata «realtà» commerci, denaro, armi, po tere - allora è la libertà a nascondersi per un po'. Quando è il formaggio danese o il manzo irlandese a interferire con la Convenzione europea dei diritti umani, è difficile che sia la libertà d'espressione a prevalere. Anche per un convinto eu ropeista come me, è abbastanza per rendervi tutti euroscettici. Salman Rushdie

Persone citate: Durante, India Gaetano, Jas Gawronski, Jasjit Singh, Nawaz Sharif, Robert Win, Salman Rushdie, Singh, William E. Burrows