«Ora anticipiamo la manovra-bis» di Massimo Giannini

«Ora anticipiamo la manovra-bis «Ora anticipiamo la manovra-bis Ciampi stringe i tempi sui tagli alle pensioni ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi della Ragioneria: non c'è bisogno di farla a fine marzo, questa manovrina, anche perchè la Trimestrale si può chiudere all'inizio, non necessariamente alla fine del mese. Questa rinnovata deter- «Abbiamo vinto la prima ripresa Ma adesso mancano altri undici round» minazione di Ciampi a marciare in fretta e ad aggredire alcuni dei capitoli più controversi del nostro Stato Sociale è destinata fatalmente a riaprire le tensioni all'interno della coalizione. Da un lato, per la prevedibile resi¬ stenza di Rifondazione Comunista: Fausto Bertinotti ha aperto spiragli di trattativa ed ha lasciato intendere che, con un riequilibrio delle spese all'interno del «Welfare» tale da non stravolgerne in modo significativo il saldo globale, qualche intervento sulle pensioni lo tollererebbe. Ma trattare con il leader rifondatore, sempre abile nella strategia che lui stesso definisce dei «due passi indietro per fare un passo avanti», non è mai facile, e può sempre riservare sorprese. E poi, dall'altro lato, c'è il rischio che questo dato così incoraggiante di gennaio, coniugato all'inasprirsi dello scontro geo-politico su Maastricht, possa ridurre i margini d'azione del «partito del rigore» all'interno del governo, di cui Ciampi è il leader naturale, e vinto presa o mancano i round» mono¬ possa ridare fiato alla componente più moderata in finanza pubblica, rappresentata dai popolari di Franco Marini, fatalmente condizionato dalla Cisl di Sergio D'Antoni che già si oppose in settembre al contributo di solidarietà e alle misure sulle pensioni baby, ma anche da ampi settori del Pds, preoccupati di perdere contatti con la Sinistra e di lasciare a Bertinotti i' polio della tutela delle classi deboli. E' anche per questo che Massimo D'Alema conta molto nella capacità d'azione di Ciampi e nella sua forza di persuasione politica. Perchè senza la credibilità di Carlo Azeglio, per il leader del Pds sarebbe sempre più difficile, e alla fine impossibile mantenere la barra del timone del suo partito verso la rotta draconiana di Maastricht. Il compito è arduo, comunque. E D'Alema lo lascia intendere, a modo L'anddà fiama ritensi L'andamento delle entrate dà fiato al partito del rigore ma rischia di creare tensioni nella maggioranza (. IL t04TTAMENT6 01 IPERACttWTA METEORJSMO E AUROMGIA I UN MI rXi'Ull il COL RI AT1INT AMIMI R FOGUO UUSTtÀTlYO it R VMIOMO «IHVitl CONMA1MI * MIWCO Al/I HN iAN N IMM suo, nel convegno dell'Aspen di sabato scorso, quando ricorda la differenza che c'è tra certi sacerdoti del rigore, «che rispondono solo alla propria coscienza», e il segretario di un partito che «deve render conto a 7, 8 milioni di elettori». Senza contare che adesso, nel governo, sta crescendo anche un terzo «partito»: quello di chi è convinto che alla fine, a rinviare l'appuntamento del- l'Euro del gennaio 1999, saranno proprio Kohl e Tietmeyer, atterriti dalla prospettiva eretica di convertire i tedeschi dal culto del Dio Marco all'Euro, e forse anche consapevoli di non ottemperare loro stessi ai criteri previsti dal Trattato di Maastricht. Anche di questo partito, per altro, si trova un'eco nelle frasi di D'Alema, quando dice «noi facciamo i sacrifici, e va bene, ma non sarà che alla fine ci troveremo a cinque mesi dalle elezioni tedesche, e allora la classe dirigente di quel Paese ci dirà "scusate, adesso rinviamo la decisione"?». Interrogativi legittimi, è ovvio: al punto che ieri gli stessi mercati ne hanno subito in qualche modo l'influsso, penalizzando i titoli dei Paesi che non rispettano ancora tutti i criteri ma vogliono entrare a tutti i costi, come Italia, Spagna e Svezia, e premiando invece quelli dei Paesi che, pur rispettando i parametri, si sono già chiamati fuori, come Inghilterra o Danimarca. Ma è chiaro che, più prende corpo l'idea che alla fin fine del grande progetto di Maastricht non si farà nulla, almeno nel 1999, più l'azione di risanamento, che Ciampi vuole portare avanti comunque, rischia di incappare in «colpi bassi» imprevisti. E questa volta non da parte dei «nemici» tedeschi ma, paradossalmente, degli «amici» italiani. Massimo Giannini

Luoghi citati: Azeglio, Danimarca, Inghilterra, Italia, Spagna, Svezia