la seconda invasione albanese

la seconda invasione albanese la seconda invasione albanese Derubati dei risparmi vogliono venire in Italia DURAZZO DAL NOSTRO INVIATO Chissà se Ismail Muxhori è sincero. Siede sul cannone nero alla base del monumento al partigiano, davanti al porto di Durazzo, e guarda verso il mare. «C'è l'Italia, laggiù, forse ci vado». Lui guida il camion, ha 33 anni e non possiede più un lek perché il suo denaro è evaporato nel gran gioco delle «piramidi». E ora Ismail Muxhori aspetta che il governo glielo renda. Lui aveva tentato l'azzardo con Populli che prometteva il raddoppio del capitale in tre mesi. Sarà difficile, dopodomani, fargli accettare l'idea che, come tutti, lui pure ha perso. Ma forse lo sa già, forse è così disperato che tenterà sul serio di attraversare l'Adriatico su un cargo, uno qualsiasi, come dicono di voler fare in tanti. E a Valona, giù a Sud, gli «scafìsti», quelli che di notte ti traghettano senza chiederti il nome ma soltanto dollari, hanno alzato i prezzi perché le richieste si molti¬ plicano e loro assicurano di essere al completo per settimane. L'attesa brucia rapida. L'opposizione ha intuito che questa è una tigre difficile da cavalcare, del resto, una presa di posizione sbagliata, la ricerca di una prova di forza con il governo, potrebbe risolversi in un fiasco. «li fatto è che ormai questo è uno stato di semidittatura», ha dichiarato Neritan Ceka, capo di Alleanza democrazia, gruppo d'opposizione. «Credo che rimanga una sola cosa da fare: bloccare gli aiuti all'Albania finché non si terranno elezioni democratiche. L'uso delle armi ha di fatto introdotto la legge marziale». Per la verità dalle vie di Tirana, di Durazzo, di Lushnja si ricevono impressioni diverse, anche se la polizia è attiva e cerca di anticipare le mosse di chi, mercoledì, dovesse sentirsi deluso. Perché su questo non ci sono dubbi: il denaro non verrà mai restituito per intero. D'altra parte, dopo i primi controlli, è apparso chiaro che qualche società finan¬ ziaria «piramidale», come Gjallica, non ha liquidi ma solo proprietà e per realizzare non rimane che la vendita. Eppure Gjallica ha ripetuto che giovedì 6 comincerà con i rimborsi. L'altra sera, fra Tirana, Lushnja e Valona hanno arrestato 73 persone, ritenute fra i responsabili dei tumulti di gennaio. Ieri allo stadio Selman Stelmasi, di Tirana, quello dove gioca la Dinamo, nel corso di una manifestazione non autorizzata per pochi intimi, Azen Hadjare, capo dell'Unione dei sindacati indipendenti, ha raccontato che nella notte avevano arrestato suo fratello e anche Hikmede Daye, segretario generale del sindacato. «Fanno pressioni sulla mia persona e io ricevo minacce». Altra manifestazione, essa pure poco seguita, allo stadio Niko Douana di Durazzo. Neppure duecento persone, alcuni slogan e quattro striscioni: «Via il governo», «Rivogliamo i nostri soldi». Vincenzo Tessa ndo ri

Persone citate: Hikmede Daye, Ismail Muxhori, Neritan Ceka, Niko Douana, Vincenzo Tessa

Luoghi citati: Albania, Durazzo, Italia, Lushnja, Tirana