Sindaci, elezioni verso il rinvio di Antonella Rampino

Milano, Torino e Catania dovrebbero votare a fine primavera, tra finanziaria e bicamerale Milano, Torino e Catania dovrebbero votare a fine primavera, tra finanziaria e bicamerale Sindaci/ elezioni verso il rinvio Forza Italia dice «sì» alla proposta delpds MILANO poi, dice Gasparri, «arriveremmo così ben preparati a un appuntamento che è amministrativo, ma ha un preciso significato politico». Insomma, 0 Polo vuole arrivare alle elezioni al suo meglio. «Noi non abbiamo la macchina da guerra del pds», come dice Casini. «Dobbiamo allargare le liste del Polo ai pattisti, ai riformatori, ai presidenzialisti», come dice Gasparri. Ma conviene all'Ulivo concedere agb avversari un tale vantaggio? La primavera-estate della politica si preannuncia rovente. La maggioranza lavora per riscrivere la Costituzione. L'opposizione affila le sue armi e pregusta la rinconquista di qualche città. Tanto, come dice Maurizio Gasparri, «la Bicamerale si farà, si deve fare per forza, come la rosolia e il morbillo. Ma non approderà a nulla». Un'idea che fa sorridere Piero Fassino, considerato, nel pds, tra i meno favorevoli all'ipotesi di slittamento in autunno delle amministrative: «Non è che sia contrario» spiega il «ministro degli esteri» di Botteghe Oscure, attuale sottosegretario alla Farnesina. «Sono, piuttosto, combattuto. Trovo sbagliato tenere in sospeso i cittadini, e gli amministratori, di Milano, Torino, Catania. Ma non mi sembra proprio che, se questa scelta si farà, sia per via della Bicamerale. Piuttosto, mi convince l'argomentazione di Ciampi: il vero impegno di questa primavera è per una finanziaria di lunga gittata, circa 18 mesi. Un lungo, importante dibattito politico, che si somma alla Bicamerale». E dunque ragioni di opportunità consiglierebbero anche il riluttante Fassino a «non scandalizzarsi» se proprio si arrivasse allo slittamento ROMA. La prossima settimana, nell'agenda del Palazzo c'è la Bicamerale. Ma si avvicina anche una decisione da prendere: mandare alle ume i cittadini di Milano, Torino e Catania in primavera, ed esattamente non prima delle idi di maggio e non oltre il solstizio d'estate, e poi far votare tra metà novembre e metà dicembre per il sindaco di Roma, Napoli, Palermo e Venezia, oppure mettere insieme i due grandi appuntamenti, e fissarli in autunno? Botteghe Oscure ha prospettalo la possibilità di accorpare tutti gli appuntamenti elettorali in un'unica data, purché, su questo, vi sia il consenso di tutte le forze politiche. Si profila, per ora, il parere favorevole di Forza Italia e la quasi certa opposizione di Rifondazione Combusta. «D'Alema vuol lasciare tranquilla la Bicamerale, evitare che mentre si riscrivono le regole della Costituzione si litighi per il sindaco di questa o quella grande città» spiega il pattista Enrico Boselli. E aggiunge ironico: «Avremo una primavera senza altro dibattito pobtico che sulle riforme istituzionali, una primavera senza talk-show politico-televisivi, perfino...». Il riferimento è chiarissimo: D'Alema fa di tutto per proteggere la «sua» Bicamerale. Mentre Boselli ironizza, Luigi Manconi si preoccupa. 11 portavoce dei Verdi non si meraviglia del fatto che, per semplifìcare la politica, si semplifichi anche la sua agenda. «Siamo moderatamente favorevoli. Tuttavia vediamo con preoccupazione che il calendario del 1997 si vada riorganizzando intorno alla Bicamerale. Perché si rischia di creare un vuoto della politica». Manconi teine due cose: che si ritardi la manovrina di primavera, l'aggiustamento della finanziaria senza la quale l'ingresso in Europa diventa certamente impossibile. E, soprattutto, «che si realizzi una trama consociativa: l'accordo di tutti sullo slittamento delle elezioni dei sindaci, potrebbe essere un passaggio verso le cosiddette larghe intese». E dunque, dietro il rinvio, rispunta il fantasma dell'inciucio? elettorale. «Non mi scandalizzo» è anche l'espressione scelta da Pierferdinando Casini del ccd. «Ma certo aggiunge - la proposta deve venire dalla maggioranza». E spostandosi ancora più a destra nell'emiciclo parlamentare, non si scandalizza neanche Maurizio Gasparri di An. Il quale però aggiunge, seccamente: «La proposta, che ci verrà certamente avanzata questa settimana, non deve venire dal pds, ma dal governo. E il pds vuole il consenso di tutti perché, tecnicamente, quest'ipotesi è realizzabile solo attraverso lo strumento del decreto legge». Gasparri tradisce la soddisfazione di avere tempo davanti a sé. Perché naturalmente il problema, a destra come a sinistra, è trovare il candidato giusto per la città giusta. La caccia si è appena aperta, e appare difficoltosa, soprattutto per il Polo. E Antonella Rampino Il leader del pds Massimo D'Alema Casini: lo slittamento non mi scandalizza Gasparri polemico «Ora parli il governo La Quercia non basta»