Il lungo giorno degli equivoci di Paolo Patruno
U: Nv U: Nv Il lungo giorno degli equivoci Sulla moratoria partì un «fax» confuso U: N bel «giallo» al centro della vertenza dei metalmeccanici. Tanto importante da rischiare di far capottare la trattativa sul contratto-simbolo della classe operaia, giunto dopo nove mesi di travagliata gestazione fin sul filo di lana del traguardo. A provocarlo è stato un foglietto di fax senza intestazione arrivato all'una e mezza della notte fra venerdì e sabato nella sede della Uil. Dove si era radunato in estenuante attesa lo stato maggiore del sindacalismo nostrano: i tre leaders di Cgil, Cisl e Uil, ossia Cofferati, D'Antoni e Larizza, insieme con i capi dei sindacati metalmeccanici, Sabattini per la Fiom, Italia della Firn, Angeletti per la Uilm, con i loro «vice» e i vari esperti. Tutti riuniti in attesa di conoscere da Treu le ipotesi per chiudere il contratto. Cinque punti, poche righe di spiegazione per ciascuno, ma tutte insieme un patrimonio faticosamente raccolto in settimane di duro confronto tra sindacati e Federmeccanica. Dunque, al primo punto la nuova scadenza (prolungata) del contratto. Poi gli incrementi salariali (con l'indicazione, rivelatasi imprecisa, di tre rate di 100, 80 e 20 mila lire); quindi il versamento dell'una tantum in due tranches. E quindi, prima dell'ultimo capitoletto sulla previdenza integrativa «da approfondire», ai punti quattro e cinque, quasi in fondo al foglio di quell'«appunto» di lavoro, le regole sulla contrattazione aziendale e la «commissione di raffreddamento» per svelenire eventuali contrasti. E a seguire tutta la nuova nonnativa sulla «moratoria» d'un anno reclamata dagli imprenditori. Ed è qui che comincia il «giallo». Perché Cgil, Cisl e Uil, presa visione quella notte del fax mandato dal ministero di Treu, hanno dato via libera ai sindacati di categoria di riprendere l'indomani la trattativa con Federmeccanica. Salvo poi a ingaggiare un duro braccio di ferro con i negoziatori della delegazione imprenditoriale guidati da Michele Figurati nella sede dell'Intersind in via Veneto. Per sei ore filate, in un clima teso e ben lontano dai ricordi felliniani legati alla «dolce vita» di via Veneto, i sindacalisti Sabattini, Italia e Angeletti rinforzati dai loro «vice» hanno incrociato il ferro con Figurati e il suo collega Varaldo di Intersind e i loro esperti. Perché i primi dopo qualche ora di implosione ieri è esploso pubblicamente. Perché Figurati, stanco di essere accusato dai sindacati di aver introdotto «elementi nuovi e turbativi della trattativa» ha detto forte e chiaro quello che già si sussurrava a mezza voce nei corridoi delle sedi sindacali e del ministero. «Quel documento che ci è stato consegnato dal ministro Treu - scandisce il direttore di Federmeccanica - non contiene una nostra proposta, ma è stato elaborato dal ministero sulla base delle informazioni ottenute dalle parti». Quindi non si può affermare, come fanno i sindacati, che si tratta di una «proposta di Federmeccanica». Punto e basta. Dove sta allora la verità? Negli ambienti del ministero circola, ovviamente, una versione con cui si sostiene che i sindacati erano stati informati che quella era l'ipotesi fi- consideravano la bozza inviata dal ministero solo un documento di lavoro ancora tutto da discutere, mentre per i secondi era stata invece concordata preventivamente dal ministro e dai sindacati. E nella notte, con la barbetta bianca Lamente di dispetto, Figurati era andato a bussare alla porta del ministero per chiedere un «chiarimento» a Treu. Clima tempestoso, dunque, che na.d di accordo, dopo le consultazioni di Trer con tutte le parti. E nella delegazione degli imprenditori tutti sono pronti a giurare che a loro era stato assicurato che quelli erano i punti alla base dell'accordo. Opposta la tesi dei sindacati. «Gli ostacoli sono insorti perché Federmeccanica ha sollevato una questione mai sollevata prima», attacca il leader della Cisl, Sergio D'Antoni. «Federmeccanica non può introdur- Paolo Patruno
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