La buona azione incastra il brigatista
La buona azione incastra il brigatista La buona azione incastra il brigatista Roma-, restituisce un portafogli, lo arrestano «Interessi raddoppiati per colpa della frana» Prodi: faremo luce sulla strage di Ustica ROMA. Trova un portafogli e lo restituisce alla proprietaria. Ma «dimentica» di essere latitante, e la buona azione gli costa l'arresto. E' accaduto a un ex brigatista militante nel Fronte comunista combattente, Claudio Cerica, 43 anni, romano con cittadinanza francese, 4 anni e 9 mesi di carcere ancora da scontare. Il mandato di esecuzione della pena residuale è stato emesso il 12 dicembre scorso dalla procura generale di Trieste. I reati: partecipazione a banda armata, associazione sovversiva con finalità di terrorismo, eversione dell'ordine democratico e violazione della normativa sulle armi. Il fatto è avvenuto venerdì pomeriggio, quando ima giovane donna è andata alla polizia per denunciare il furto del portafogli. Mentre la donna era ancora negli uffici del commissariato Borgo, sua madre ha avvertito gli agenti che un uomo aveva trovato il portafogli e aveva lasciato un recapito telefonico. Fissato l'appuntamen- NAPOLI. «Se le cose vanno male, vanno male per tutti». Poche, lapidarie parole per giustificare il raddoppio dei tassi d'mteresse imposto da una banda di usurai che teneva sotto ricatto commercianti e operatori turistici della penisola sorrentina. La frana che il 10 gennaio scorso ha cancellato un pezzo della statale che porta a Napoli, ha offerto agli strozzini un altro motivo per imporre la legge del più forte. Che molti operatori economici della zona fossero nelle mani degli usurai è emerso chiaro dai risultati dell'inchiesta condotta dalla procura di Torre Annunziata e che ha portato ieri all'arresto di sei persone. Secondo gli inquirenti, facevano parte di un'organizzazione capace di gestire un giro di prestiti per oltre 40 miliardi l'anno, applicando tassi d'interesse fino al 140 per cento, raddoppiati dopo la frana che ha isolato la penisola sorrentina. A capo della banda, un ex capitano di macchina su navi da trasporto, Michele De Caro, pensionato della Cassa Marittima. Con lui sono stati arrestati un ex rivenditore di auto, Antonino Damala; un autista, Salvatore Castello; il proprietario di un'officina, Guido Mastellone; il custode dei titoli di credito presi in pegno dal gruppo, Pietro Impallomeni, e il commercialista incaricato di tenere i conti, Paolo Marchesano. E gli investigatori hanno sotto tiro anche alcuni indagati «eccellenti» che avrebbero assicurato alla banda adeguate coperture. BOLOGNA. Sulla strage di Ustica il governo vuole arrivare alla verità. (Apriremo ogni porta per avere ogni dato e fare luce su tutto», promette Romano Prodi. Un impegno espresso ieri alla senatrice Daria Bonfietti, presidentessa dell'Associazione dei familiari delle 81 vittime. La Bonfietti aveva rivolto un appello al governo: «Si impegni un po' di più per capire chi, all'intento dell'Aeronautica, continua a mantenere il segreto». Prodi assicura: «Su di me potete contare». Replica la Bonfietti: «I politici sono con noi, ma l'Aeronautica no. Al giudice Priore vengono continuamente apposti dei segreti». Prodi: «Stiamo facendo ogni possibile sforzo. Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Ho parlato personalmente due volte con il segretario della Nato e gli ho scritto infinite volte. Da parte della Nato c'è una maggiore apertura che ci fa ben sperare. Da parte nostra, proseguirà la forte e reale insistenza per aprire ogni porta, avere ogni dato e fare luce su tutto». Daria Bonfietti riconosce le novità: «Il nuovo governo ha mostrato di volersi impegnare. Ma dovrà superare le resistenze della nostra Aeronautica». Su questo Prodi è più cauto: «Ho già sensibilizzato il ministro della Difesa varie volte. Se mi verranno segnalati problemi farò i passi richiesti. Sono aperto al dialogo e ai suggerimenti. Quello che mi è stato chiesto, finora l'ho fatto, con insistenza, ottenendo dei risultati. Diamoci una mano tutti perché la verità salti fuori». [m. o.] d'appello parigina gli concede la libertà provvisoria e il 7 marzo la stessa corte si oppone alla sua estradizione in Italia. Il 20 luglio 1985, la corte d'assise di Venezia assolve Cerica - per il quale erano stati chiesti 22 anni di reclusione dall'accusa di concorso morale nell'omicidio Taliercio e revoca il mandato di cattura nei suoi confronti. Sentenza confermata in appello il 16 luglio 1986. Nel luglio '88 Cerica viene arrestato durante una vacanza in Tunisia ed estradato in Italia. A novembre la corte d'assise di Padova lo condanna a 3 anni e 4 mesi derubricando il reato di banda armata ad associazione sovversiva. L'8 maggio 1991, una sentenza della corte d'assise d'appello di Venezia ribalta quella precedente e - confermando il reato di banda armata - condanna Cerica a 6 anni. L'ultima puntata risale allo scorso 12 dicembre, con l'ordine di scontare la pena residua: 4 anni, 9 mesi e 10 giorni di carcere. [Ansa] L'ispettore che ha arrestato il brigatista, rintracciato grazie a una buona to, gli agenti si sono incontrati con l'uomo e lo hanno identificato. Tornati in ufficio, i poliziotti hanno scoperto che era ricercato, lo hanno rintracciato e arrestato. L'ex terrorista Cerica viene arrestato per la prima volta il 2 febbraio 1982, durante le indagini sull'organizzazione delle colonne venete delle Brigate rosse «2 agosto» e (Anna Maria Ludmann-Cecilia». L'aprile seguente gli viene notificato in carcere un mandato di cattura con l'accusa di parteci¬ pazione al sequestro e all'omicidio dell'ex presidente del «Petrolchimico» di Porto Marghera, Giuseppe Taliercio. Scarcerato per mancanza di indizi dal tribunale della libertà, torna in carcere per una decisione della Cassazione. Dopo uno sciopero della fame di 70 giorni ottiene gli arresti domiciliari per le precarie condizioni di salute. Alla fine di giugno '83 fugge. Il 22 dicembre 1983 la polizia francese lo arresta a Parigi. Il 25 gennaio dell'anno dopo la corte [m. e.)
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