«Così organizzammo l'omicidio di Gucci»

L'imprenditore si era rivolto a una maga per difendersi dal malocchio lanciato dalla cartomante arrestata L'imprenditore si era rivolto a una maga per difendersi dal malocchio lanciato dalla cartomante arrestata «Così organizzammo l'omicidio di Cucii» Confessa il portiere d'albergo, l'ex moglie nega tutto MILANO. «Mi vergogno, mi vergogno...», piange e si dispera, Ivano Savioni, il portiere d'albergo che trovò i killer per uccidere Maurizio Gucci e che adesso - dopo un pomeriggio e una sera di confessioni - ha messo la parola fine alle indagini per quell'omicidio. Savioni, sentito alla Criminalpol fino a mezzanotte, ha confermato che era stata l'ex moglie di Gucci, Patrizia Martinelli, a chiedere che Maurizio venisse ammazzato in cambio di 600 milioni, 100 subito, gli altri a «lavoro» concluso. In mezzo c'è Giuseppina Auriemma, adesso pure lei in carcere con l'accusa di concorso in omicidio. E' lei, la «maga nera» come viene chiamata nei rapporti della Criminalpol, che trama con Patrizia Gucci, che è a Milano nei giorni dell'omicidio, che su ordine dell'ex mo¬ I TESTIMONI DEI GIUDICI CROMA INQUE anni prima che accadesse, Patrizia Reggiani Martinelli ex Gucci, ci aveva già pensato. O provato. Voleva che il suo ex-marito, Maurizio Gucci, morisse, e s'era messa in testa l'idea del sicario a pagamento. Ne parlò in giro, chiese alle persone che le vivevano accanto. Ad Alda Rizzi, per esempio, la governante che aveva avuto prima a Saint Moritz e poi a Milano. «Già nel 1990 ha raccontato la Rizzi ai magistrati - Patrizia mi chiese alcune volte se potevo, tramite il mio fidanzato Luciano Punta, ora mio marito, trovare un killer per uccidere il dottor Gucci. Le feci notare la gravità di quella richiesta, e lei mi disse che non stava affatto scherzando, e che anzi avrebbe pagato tutto quello che sarebbe stato necessario. L'importante era che lei non fosse ricattabile, e che fosse Luciano ad occuparsi di tutto». Latestimonianza della domestica risale al 29 novembre 1995, e non è l'unica a riferire dei propositi omicidi di Patrizia Reggiani. Le 38 pagine dell'ordinanza che ha portato in carcere la vedova Gucci e altre quattro persone accusate del delitto, sono in gran parte un collage di verbali dove si parla dell'odio che l'ex-moglie nutriva per la vittima, e delle sue richieste - insistenti al punto da apparire inverosimili per reclutare un killer. Un vero e proprio ritratto di dark lady, a più voci. «Fin dalle primissime fasi dell'indagine - scrive il gip - la figura della ex moglie di Gucci, pur non elevandosi al grado di "indiziata", si stagliava tra quelle più "inquietanti", non del tutto "insospettabile" nella veste di mandante dell'omicidio». Eppure quei verbali sono rimasti senza seguito, negli armadi della Procura, per oltre un anno. Nei suoi interrogatori Alda Rizzi rivela che la Reggiani parlò del possibile omicidio anche al suo fidanzato, Luciano. «Ovviamente prosegue - le abbiamo risposto che non ci saremmo affatto interessati di quella cosa, ed avevamo anche cercato di convincerla che non doveva fare nulla in quel senso. Mi disse che fosse stata l'ultima cosa glie getta il «malocchio» addosso a Maurizio Gucci. Che per difendersi si rivolge a un'altra maga, la «maga bianca» che fallisce nel suo compito. «Il caso è chiuso», ripetono alla Criminalpol. Certo, mancano ancora gli altri interrogatori a partire da quello di Patrizia Gucci, San Vittore, cella al secondo piano con altre due detenute - che inizieranno domani. Ma il pm Carlo Nocerino sembra intenzionato a chiedere i rinvìi a giudizio entro un mese. Sicuramente prima del 27 marzo, secondo anniversario dell'omicidio dell'imprenditore, ammazzato con quattro colpi di pistola, nell'androne del palazzo di via Palestra 20, dov'era il suo ufficio. «Non posso dire niente», fa muro il difensore di Savioni, Paolo Alberto Antimiani. Ma si sa che l'uomo ha confessato tutto, fornendo ri¬ scontri, dettagli, particolari che solo lui poteva sapere. Comprese le modalità di versamento dei soldi. E le dichiarazioni di Savioni sono la fotocopia di quanto aveva già in mano la Criminalpol, «illuminata» dalle rivelazioni di un confidente, Gabriele C, che ha messo gli inquirenti sulla pista giusta. Dopo venti mesi di indagine in mezzo mondo, alla ricerca degli affari dell'ultimo dei Gucci, dai casinò a Crans Montana alla finanza di New York. E' Gabriele C. a raccogliere le prime rivelazioni di Savioni, portiere d'albergo all'hotel Adry di via Lulli. Ed è sempre Gabriele C. che alle 9 di sera dell'8 gennaio telefona al dirigente della Criminalpol di Milano Filippo Ninni. E gli racconta quanto sa. Anche particolari inediti, mai pubblicati dai giornali: dalla pistola calibro 7 e 65 con silenziatore artigianale, alle Smentita da Ivano Savioni, che nell'interrogatorio ricorda la fretta della donna, l'insistenza con cui voleva che il «lavoro» si facesse al più presto. Perché cosi avrebbe potuto mettere le mani sull'eredità. E perché - soprattutto avrebbe potuto finalmente scaricare tutto il suo odio verso l'ex marito, prossimo ad un altro matrimonio. Una storia incredibile, a cui i magistrati avrebbero potuto arrivare tempo fa. Ascoltando chi diceva che quell'omicidio era un «affare di famiglia». Approfondendo la traccia che portava a Giuseppina Auriemma, la maga Pina di Somma Vesuviano, adesso pure lei in carcere. E prossimo alle confessioni, stando al tamtam di voci che arrivo da San Vittore. pallottole comperate all'estero. Fino a quel «buon giorno, dottore», detto a Maurizio Gucci dal portiere dello stabile rimasto a sua volta ferito. Un saluto, che è anche una conferma per Benedetto Ceraulo, appostato nell'androne con l'ordine di uccidere. Spara 4 volte a Maurizio Gucci, due nella schiena, una al braccio destro, una in faccia. Poi se ne va, e si infila a bordo della Clio verde dove si trova Orazio Cicala. «Mi terrorizzavano, dovevo pagarli...», ripete dal momento dell'arresto, ore 4 e 30 di venerdì, Patrizia Gucci. Che cerca di difendersi da una accusa che potrebbe costarle l'ergastolo. Una difesa disperata, per l'avvocato Marco De Luca. Che intanto se la prende con la fuga di notizie: «Sono sconcertato, il processo parte malissimo». «Dovevo pagarli», ripete lei. Fabio Potetti Patrizia Reggiani: «Dovevo pagarli perché mi terrorizzavano, ma non c'entro col delitto» Il giallo delle bottiglie di champagne «siringate» Sotto: Patrizia Reggiani sull'auto della polizia. Accanto: l'arresto di Ivano Savioni, uno degli organizzatori dell'omicidio di Gucci secondo l'accusa

Luoghi citati: Milano, New York