Veleni su Di Pietro, in cella due ex carabinieri di Paolo Colonnello

Berlusconi: chi tocca il pool muore e a Roma trattano con i guanti un delinquente che spara follie contro di me Berlusconi: chi tocca il pool muore e a Roma trattano con i guanti un delinquente che spara follie contro di me Veleni su Di Pietro, in cella due ex carabinieri Sono Strazzeri e Corticchia MILANO. Fine dei veleni. E inizio della galera per Felice Corticchia e Giovanni Strazzeri, ex sottufficiali dei carabinieri fino a due anni fa in forza al palazzo di giustizia milanese, arrestati ieri mattina all'alba dai carabinieri del Ros e dagli agenti della Digos di Brescia su provvedimento dei giudici bresciani. L'accusa è di concorso in calunnia aggravata e continuata, reato per il quale sono previsti fino a 6 anni di reclusione. Molto di più se si tratta di una calunnia particolarmente grave. E qui i danneggiati da chiacchiere, memoriali e interviste dei due ex carabinieri sono davvero tanti e di «peso». Si va dal presidente della Camera, Luciano Violante, ai magistrati del pool di Mani pulite, Francesco Saverio Borrelli, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, da Antonio Di Pietro (in qualità di ex pm del pool), al pm Daniela Isaia, dalla giornalista Chiara Beria Di Argentine alla segretaria di Davigo, Maddalena Capalbi. Insomma tutte persone che, per un verso o per l'altro, si sono ritrovate protagoniste di una delle tante operazioni di discredito di Mani pulite, nata, secondo il provvedimento firmato dal gip di Brescia Giuseppe Ondei su richiesta del pm Silvio Bonfigli, dal famoso «memoriale» di Strazzeri, che nel settembre scorso si recò alla Procura di Brescia per raccontare «cose agghiaccianti» su magistrati e giornalisti milanesi, seguito poco dopo dall'amico ed ex collega Corticchia. Calunnie, così hanno stabilito i pm di Brescia dopo alcune settimane d'indagine in stretta collaborazione con la stessa procura milanese, ma non si sa ancora bene ispirate da chi. Vi sono alcune circostanze che attendono di essere chiarite: proprio Corticchia, attraverso il direttore del Tg4 Emilio Fede, che conosceva da tempo, chiese ed ottenne un incontro con Silvio Berlusconi, per raccontargli ciò che sosteneva di sapere sui magistrati di Milano. Berlusconi comunque non risulta indagato, e ieri si è espresso in termini molto duri sulla vicenda. «A Brescia arrestano due ex sottufficiali dei carabinieri rei di aver testimoniato sui pm di Milano. A Roma trattano coi guanti bianchi e a fior di quattrini un delinquente che racconta cose dell'altro mondo su di me - ha commentato il Cavaliere -. Questa è l'Italia che sento l'assoluto dovere di combattere e di cambiare». Così Berlusconi. Che probabilmente si riferisce al racconto, latto ieri in aula bunker a Palermo, dal pentito Salvatore Cancemi, secondo il quale Totò Rima aveva dei contatti personali con Marcello Dell'Utri e il gruppo Fininvest. Ma a che titolo Corticchia lo volle incontrare? «Le indagini sono appena all'inizio - si lascia sfuggire il pm Bonfigli -. L'azione posta in essere dai due è molto inquietante. E' un'azione di delegittimazione che va approfondita per scoprire moventi e mandanti, se ci sono stati». Ed ò quello che i magistrati tenteranno di farsi raccontare da Strazzeri e Corticchia, al momento detenuti nelle camere di sicurezza dei carabinieri di Milano per «pericolo di reiterazione del reato e inquinamento delle prove». Il primo, ora in pensione, fino a due anni fa distaccato presso la procura circondariale di Milano e quindi ufficialmente estraneo alle indagini di Mani pulite. Il secondo invece, ora scrittore di dubbio successo, per un certo periodo collaboratore di uno dei pm del pool, Elio Ramondini. Amici e colleglli, i due ex carabinieri a settembre hanno deciso di unirsi in tandem per gettare fango sul pool e fare aprire una nuova inchiesta a Brescia sull'ipotesi di un complotto anti-Fininvest e Berlusconi. Le cose non sono andate come si aspettavano e le accuse lanciate contro magistrati e giornalisti si sono trasformate in un pericoloso boomerang. Mentre l'inchiesta di Brescia punta il mirino principalmente sulle dichiarazioni di Strazzeri, rese spontaneamente al pm Bonfigli lo scorso settembre e diventate ora calunnie, l'indagine di Milano, coordinata dal pm Ilda Boccassini, parte invece dal ruolo di Corticchia. Nel dicembre scorso in¬ A Telecamere, il leader assicura: ultima volta Emilio Fede, direttore del telegiornale di Retequattro L'INCONTRO «SEGRETO» SMILANO I', sì, me l'ha detto Silvio che si erano incontrati, ma ha anche aggiunto di avergli consigliato di rivolgersi alla magistratura». Parla Emilio Fede, uno dei protagonisti, «mio malgrado», di questa nuova storia di veleni contro il pool di Milano che ha portato in galera ieri mattina l'ex brigadiere dei carabinieri Felice Corticchia e l'ex maresciallo Giovanni Strazzeri con l'accusa di calunnia aggravata. Silvio, per il direttore cui Tg4, naturalmente è Silvio Berlusconi il quale, ammette Fede per la prima volta, ebbe effettivamente un incontro con Felice Corticchia raccogliendone le confidenze contro Di Pietro e il pool, finite anche sui verbali dei magistrati di Brescia. Ma erano così gravi le cose che aveva da dire Corticchia? «Non so cosa abbia detto ai magistrati di Brescia. A me aveva raccontato di aver portato delle bozze del libro di Di Pietro a Cossiga, per la loro correzione, con l'auto di servizio e durante l'orario di lavoro, su incarico dell'ex pm». Tutto qua? MILANO. «Mi fa piacere che sia stato sventato un tentativo di delegittimazione delle nostre persone e della nostra opera». Il Procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli, ha commentato così lo sviluppo dell'inchiesta bresciana che ha portato all'arresto dei due ex sottufficiali dei carabinieri: Corticchia e Strazzeri, accusati di calunnia nei confronti del pool, di Di Pietro e del presidente della Camera Luciano Violante. Anche la Procura di Milano aveva aperto recentemente un'inchiesta. «C'è stata collaborazione - ha aggiunto Borrelli - basta tenere aperti i canali di comunicazione per superare eventuali imbarazzi. Quelli di Brescia sono i nostri giudici e noi i loro. Questa reciprocità, in certe occasioni, può far pensare che fra noi vi sia imbarazzo ma siamo sempre stati molto rispettosi e discreti». [Agi] cenni alla «liaison dangereuso» della cronista, aggiungendo però ben altri fatti. Tra i più rilevanti raccontati ai magistrati di Brescia, quello di una telefonata, alla quale avrebbe assistito nell'ufficio di Di Pietro, dove lo stesso magistrato avrebbe rassicurato l'o- «Ma il Cavaliere gli consigliò di andare in procura» Nel mirino il famoso memoriale con rivelazioni «agghiaccianti» norevole Violante dell'imminente invio dell'avviso a comparire recapitato il 21 novembre del 1994 all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Inoltre di aver ricevuto dall'ex pm l'incarico di procurarsi un «passi» in bianco per Palazzo Chigi. Con ciò facendo intendere che il «passi» ritrovato in seguito dal pm Colombo nell'agenda dell'avvocato Massimo Maria Berruti, e considerato uno degli elementi di prova determinanti contro Berlusconi al processo pelle tangenti pagate alla Gdf. poteva essere falso, come paventato anche dalle difese del Cavaliere. E ancora, Strazzeri aveva racconta¬ to di una «strategia vessatoria» da parte dei pm milanesi nei confronti del gruppo Fininvest. Sempre Strazzeri aveva poi riferito che Di Pietro manteneva rapporti privilegiati con alcuni giornalisti, come Chiara Beria Di Argentine, la quale, quando era vicedirettore dell'Espresso, avrebbe ricevuto dei verbali dal magistrato che li conservava per lei in un'apposita cartelletta con l'intestazione «Chiara». Una congerie di circostanze, che alla prima verifica si sono rivelate del tutto inventate. Paolo Colonnello