Il Paese si provincializza e si ritrae impaurito di fronte all'appuntamento col mondo dell'economia globale di Barbara Spinelli

Il Paese si provincializza e si ritrae impaurito di fronte all'appuntamento col mondo dell'economia globale Il Paese si provincializza e si ritrae impaurito di fronte all'appuntamento col mondo dell'economia globale no sie Galles «un'impresa a altissimo rischio e può fallire», perché «la questione della sovranità politica e della legittimità democratica è stata pericolosamente rimossa» - ma la figura del regnante inglese non acquista per questo più consistenza. Somiglia piuttosto ai falsi Dimitri, che affollavano la Russia torbida dei tempi di Godunov nei primi del '600: anche l'Europa ha oggi i suoi falsi regnanti. Non è sovrana come pretendono i conservatori thatcheriani, l'Inghilterra che «è diventata la nazione in Europa dove gli investimenti stranieri son più massicci», come mi spiega John Lloyd del settimanale New Statesman: investimenti di aziende giapponesi, coreane, americane, ma anche francesi, tedesche, olandesi. Gli investimenti nipponici sono quadruplicati, dal 1981; il Regno Unito attrae il 40 per cento di tutti gli mvestimenti americani e giapponesi in Europa; le multinazionali controllano un quarto delle produzioni manifatturiere, assorbendo 500.000 impiegati. Tutte queste imprese limitano la sovranità britannica, influenzano la stessa diplomazia come dimostra il caso Toyota, e non spiegano la speciale virulenza contro l'Europa unica predatrice di sovranità. Tuttavia è vero: gli mvestimenti che prediligono l'Inghilterra sono un risultato provvidenziale della politica conservatrice, che fa riflettere i continentali. Ma è ima manna ottenuta grazie al fatto anche - che nel continente le protezioni sociali sono ancora forti, che lo Stato protettore ò ancora presente: fin quando le cose staranno così, le imprese presceglieranno la Gran Bretagna grazie a quel meccanismo non sempre leale che si chiama dumping sociale, offerta concorrenziale di lavoro sottocosto. La provvidenza stessa poi ha certi limiti intrinseci, giacché gli investimenti esteri non producono necessariamente affluenza, come spiega bene Hamish McRae sulla base di un articolo apparso il 29 gennaio neìVHerald Tribune. Nel Galles ed esempio i giapponesi scommettono tutto su drastiche degradazioni salariali e sul lavoro non qualificato: impedendo la nascita di lavori qualificanti, monopolizzando i sussidi pubblici, posando infine sui contribuenti senza garanzia di successi duraturi. In Olanda il disoccupato riceve alti sussidi, por prevenire la declassazione dello attività future. Non ò la scelta britannica: il Galles ritrova : suoi occupati, ma si pakistanizza senza offrire autentica rinascita economica. Questo distacco tra parole e realtà rende tanto più malate le fantasticherie britanniche attorno alla Moneta Unica. Le rende malate al punto da secernere immagini d'una Germania o d'una Francia che cospirano contro l'Inghilterra, e accende autentiche nuove passioni xenofobe. Incita a ricerche fondamentaliste di identità, e ostacola una più circospetta coscienza di sé. I iaboristi di Blair si ripromettono di resistere a questa vocazione, così come tentano di resisterò i filoeuropei e i tradizionalisti come Ian Gilmour, tra i conservatori. Ma ambedue sono minoritari, anche so Blaù controlla con mano severa il partito. Per il resto il Regno Unito sembra andare mi po' alla deriva: sempre oscillante tra ostentazione di inorgoglite certezze e persistenza di clandestine paure, tra identità fieramente prosunte e sgomento da declino. Difficile scegliere come modello un Paese dove il consenso sociale si sfa, e la nazione stessa è traversata da crescenti ansie d'autonomia in Scozia e Galles, oltre che in Irlanda. Dove la nazione stessa e non solo i partiti è abitata da sogni divergenti attorno all'Europa, con Scozia e Galles meno ostili delle regioni propriamente inglesi. Difficile tenere ir vita l'antico mito del Regno Unito, quando l'identità stessa è un guscio ristretto, geograficamente amputato, e diventa Englishness: Inglesità appollaiata su un angusto frammento del vecchio grande impero britannico. Barbara Spinelli (2 - Continua)

Persone citate: Gilmour, Godunov, Hamish Mcrae, John Lloyd