Yarima, il richiamo della foresta

Yqrimq, il richiamo della foresta Yqrimq, il richiamo della foresta La ribellione di un 'india i «Si specializzano nel ramo assicurativo» Ma l'insegnante: un divieto pretestuoso LONDRA ta, ormai, è con loro. Non sarà un'operazione molto semplice. Perché Yarima si è ormai reintegrata alla perfezione nella propria tribù. Un fotografo brasiliano, Valdir Cruz, dice di averla vista recentemente nella foresta, dur rante una sua spedizione. Yarima ha eliminato la sua pettinatura afro, adottata negli anni americani, e si è dipinta il corpo di rosso. Si è nuovamente infilzata bastoncini bianchi nelle labbre e nel naso. «Ma soprattutto - ha detto Cruz, che l'ha anche fotografata portava a spalle un bambino. Segno che si è risposata e ha una nuova famiglia». Di qui molte perplessità sulle intenzioni dell'antropologo americano, già accusato a suo tempo di avere violentato la natura. «Riporta la mamma», lo implorano i bambini. E lui, DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci sarà un richiamo del cemento dopo quello della foresta? E' quello che spera un antropologo americano, Kenneth Good, protagonista con la moglie Yarima di un'incredibile vicenda. Nel 1987 Woods, che aveva allora 40 anni, durante un'esplorazione del Mato Grosso riuscì a convincere la donna, che aveva allora 13 anni, a seguirlo: ad abbandonare frecce e perizoma, pitture sul viso e riti tribali. Ad abbandonare la sua età della pietra, agli antipodi della civiltà moderna, per vivere con lui in una cittadina americana: East Rutherford, nel New Jersey. Si sposarono, additati come i Robinson Crusoe dell'amore. Ma con il passare degli anni la povera Yarima cominciò a sentire il peso di quei mondo fatto di automobili, fast food e riscaldamento centrale, lei che era abituata alle acque dell'Orinoco e a una dieta di insetti, carne d'alligatore o di serpente e foglie della giungla. Sentiva, insomma, la nostalgia della sua tribù, gli indios Yanomani. Così nel 1993, ormai emancipata in stile americano, decise che era venuto il momento di lasciare il mondo che l'aveva accolta con sospetto e in cui fra tante diavolerie - non s'era mai trovata a proprio agio. Decise di tornare in tribù; e un giorno scomparve. Ora Kenneth Good - riferisce il «Times» - è in viaggio per la foresta amazzonica, alla ricerca della moglie. Vuole convincerla a tornare indietro, a ritentare l'avventura americana: non tanto per lui, quanto per i figli che ne sentono la mancanza. Sta guidando una spedizione, che ora punta a Nord verso la frontiera venezuelana e che dovrebbe presto raggiungere la confluenza fra l.'Orinoco e il Macajay dove dove vivono i Yanomani: armato soprattutto di fotografie dei bambini, per impietosire Yarima e convincerla che la sua vi¬ Azzurrami* i armato delle loro letterine e delle cassette con le loro vocine, spera di commuovere Yarima. «Sarebbe molto più naturale - osserva Carlo Zacquini, un missionario italiano in Amazzonia - portare quei bambini nella foresta a vedere la mamma. Sarebbe crudele tentare di riportare quella creatura primitiva a una vita infelice in Occidente». Ma Kenneth Good insiste: sta spingendosi in una zona dove ci sono tribù che non hanno mai visto l'uomo bianco, che vivono ignorando felicemente il ventesimo secolo e il perverso bagaglio di diavolerie che potrebbe inquinare la loro esistenza. Yarima la selvaggia ha fatto una scelta, semplice e naturale: a non saperla accettare è l'uomo che si dice evoluto. Un'immagine tratta dal film «Gorilla nella nebbia» con Sigourney Weaver [f. gal.] Verona: annega bimbo di 2 anni A Chiavari, in una gioielleria Camorra alla questura di Portici REGGIO EMILIA NOSTRO SERVIZIO Una gita a Mauthausen non è didatticamente utile secondo il preside della scuola professionale «don Zeffirino Jodi». Il parere del responsabile della scuola, il professor Ettore Piazza, è stato determinante nella bocciatura da parte del Consiglio d'istituto di un progetto ai gita scolastica a Vienna e al vicino lager nazista: sette voti per il no contro sei del sì. Così le classi quarta e quinta A dell'indirizzo di tecnica della gestione aziendale con specializzazione in assicurazione dovranno cambiare meta. «Questi ragazzi della sezione A - sostiene il preside - si stanno specializzando nel ramo delle assicurazioni. Quando si vogliono fare gite superiori ai tre giorni, occorrono delle motivazioni plausibili. Sarebbe stato diverso se fosse stato inserito nella gita un qualche riferimento al campo assicurativo». Un'immagine d Il rilievo non convince per nulla la prof. Magda Prati, l'insegnante di italiano e storia del corso A che si è vista bocciare dal Consiglio d'istituto programmi e preventivi per 1 Austria. «Vienna non è integrata all'attività didattica dell istituto Jodi? Ma io - protesta l'insegnante - l'ultimo anno devo parlare della seconda guerra mondiale, degli orrori del nazismo e nel programma di quarta c'è il Risorgimento. Come si fa a dire che non esiste legame con capitale dell'ex impero asburgico?». «Nella nostra scuola - fa Mauthausen notare il preside Piazza - esistono piani di progetto per le gite all'estero. I nostri allievi Fanno corsi di settimane nelle maggiori aziende europee con borse di studio finanziate dall'Unione Europea. Per le gite, la regola per tutti è che il viaggio non interrompa l'attività scolastica. La professoressa Prati, che insegna in questo istituto da nove anni, evidentemente non l'ha ancora capito». Proprio i corsi all'estero dividono il preside e la docente. «I miei ragazzi - afferma la prof. Prati - fanno corsi in assicurazioni in Italia e all'estero tutto l'anno. Non ne possono più» e anche sul bilancio l'insegnante ha qualcosa da dire: «Il preside sostiene che non ci sono i soldi per cui, se andassimo all'estero in gita, si creerebbe un precedente. Vorrei impugnare il bilancio - incalza battagliera la professoressa per vedere come i soldi vengono spesi. La verità e che si vogliono investire solo in certe attività, come nel teatro o nella musica». «E soprattutto - insiste negli stage nelle capitali europee e negli scambi di alunni, che danno lustro alla scuola». Di analogo lustro - pare sottintendere l'insegnante posta in minoranza dal suo preside - la scuola professionale cittadina non avrebbe modo di brillare in virtù di una riflessione degli studenti nei luoghi dello sterminio nazista. La sezione reggiana dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia ha espresso solidarietà all'insegnante e agli studenti. [c. b.] i M