Chi si rivede, Hillary Clinton di Franco Pantarelli

Annotava i nomi dei visitatori della Casa Bianca per chiedere finanziamenti Annotava i nomi dei visitatori della Casa Bianca per chiedere finanziamenti Chi si rivede, Hillqry Clinton Uno scandalo guasta il ritomo alla politica E dopo i sogni del '92 annuncia ai giornalisti un programma poco ambizioso NEW YORK NOSTRO SERVIZIO fesa del marito era (forse) la ragione numero uno dell'incontro con i giornalisti da lei voluto, la ragione numero due era sicuramente quella di mostrare quanto la vita alla Casa Bianca l'abbia «trasformata». Quando arrivò, come si ricorderà, si lanciò a testa bassa nella riforma dell'assistenza medica, per mesi lavorò a una legge capace di «coprire» anche quei 40 milioni di americani per i quali non è previsto nulla in caso di malattia e in molti discorsi si scagliò contro i «poteri forti» che cercavano in tutti i modi di ostacolarla. Andò come andò, con la bocciatura delle sue idee perché avrebbero comportato «il passaggio alla gestio- E' stata Hillary Clinton a volere la creazione della «lista» sempre aggiornata di quelli che visitavano la Casa Bianca, cioè la lista serviva ai «raccoglitori di fondi» del partito democratico per trovare «donatori», offrendo loro in cambio una notte nel letto di Abramo Lincoln, un viaggio sull'aereo presidenziale o un caffè col Presidente in persona. La «confessione» è stata fatta dalla stessa first lady l'altro ieri sera, durante un incontro con un gruppo di giornalisti nella «Map Room» (quella in cui Roosevelt seguiva l'andamento della li guerra mondiale) che è stato anche la sua prima «uscita» dopo l'inizio del secondo mandato presidenziale del marito. Su quella storia i repubblicani, stizziti per il fatto che quando uscì fuori era ormai troppo tardi per sfruttarla in campagna elettorale, si sono gettati a pesce. Ancora ieri il loro deputato David Macintosh, presidente della commissione che sta indagando sulla vicenda, ha sparato a zero su un andazzo «che aveva trasformato la Casa Bianca in un albergo, in un'agenzia di prenotazoni per l'Air Force One c in un ristorante», e l'ultima scoperta è che fra gli ospiti di Clinton, qualche mese fa, c'è stato perfino un finanziere libanese che nel suo Paese è ricercato per appropriazione indebita. Hillary, come al solito, ha difeso il marito, assumendosi la responsabilità di avere voluto quella lista, ma ha rivendicato l'assoluta innocenza delle sue intenzioni. Lo scopo era semplicemente quello «pratico» di mantenersi aggiornati su ognuna di quelle persone. Per esempio: «Qualcuna di loro era già stata invitata alla Casa Bianca in precedenza? Non lo sapevamo. Come ricorderete, quando siamo arrivati noi non c'era un sistema di computer». Allo stesso modo non sapevano a chi mandare i biglietti di ringraziamento dopo una visita, a chi mandare gli auguri di Natale, eccetera. Cosi, Hillary decise di far organizzare la lista, che nei corso dei quattro anni di permanenza sua e di Bill alla Casa Bianca è diventata lunghissima, almeno 200.000 nomi. Il fatto poi che quella lista possa essere stata usata in mode «improprio» (appunto per ottenere «donazioni», cosa illegale perché non si possono usare strutture pubbliche per scopi di parte), non la riguarda. «Per quanto ne so - ha detto - l'uso che ne è stato fatto è soltanto quello che ho detto». Ma se quella di intervenire in di¬ ne pubblica di un settimo dell'economia americana», come sostennero scandalizzati i suoi oppositori, e lei in qualche modo ha imparato la lezione. La sua conversazione di martedì sera è stata tutto un inno al ((bilanciamento» fra intervento pubblico e mercato. «Se ci si spinge troppo nell'una o nell'altra direzione si finisce nei guai». Ora, in nome di di quel ((bilanciamento», i suoi obiettivi sono piuttosto limitati: la creazione di un fondo per lo sviluppo delle «microimprese», vale a dire la promozione di un maggiore accesso al credito per le piccole imprese messe in piedi prevalentemente da donne e da appar¬ La First Lady Hillary Clinton tenenti alle minoranze etniche. Nel progetto di bilancio che Clinton presenterà la settimana prossima al Congresso ci sono, destinati a questo scopo, 125 milioni di dollari che lei ha contribuito a «trovare» assieme al ministro del Tesoro Robert Rubin. Le è stata fatta notare la differenza fra questi obiettivi e quelli «rivoluzionari» di quattro anni fa, ma lei ha negato ridimensionamenti, come ha negato lo «spostamento al centro» del marito. Anzi, ha sostenuto Hillary, quella è una vecchia vocazione di BUI, sin da quando era governatore dell'Arkansas. liardi di dollari che ogni anno gli servono per andare avanti, debba contare su quella organizzazione è una cosa che fa venire i brividi, e da qui parte la proposta di affidare la raccolta dei dati ai privati. Questo creerebbe un problema nuovo: quello della «confidenzialità» delle dichiarazioni dei redditi, che invece di essere viste solo dagli impiegati dell'IRS, tenuti per legge a non svelarle, finirebbero nelle mani di sconosciuti operatori. Ma meglio questo problema, dice Gross nel suo drammatico rapporto, che il rischio di collasso che si sta correndo. In passato l'IRS era stato aspramente criticato dal GAO (General Accaunting Office, l'equivalente della Corte dei Conti) per come stava gestendo il suo progetto di modernizzazione, ma questa è la prima volta che viene ammesso pubblicamente che la situazione è talmente grave da richiedere di essere «azzerata» per ricominciare da capo. Il suo rapporto Arthur Gross lo ha presentato di fronte a una commissione parlamentare perché anche il Congresso ha deciso di vedere più chiaro in questa vicenda. I deputati che lo ascoltavano, si racconta, erano allibiti, [f. p.] SISTE una New York della realtà e uria New York degli italiani che talvolta la interpretano come le macchie d'inchiostro del test psicologico di Rorschach: la macchia è soltanto un macchia, ma ognuno ci legge i propri desideri e paure. Così, quando arriva una certa categoria di turisti italiani che indossano capetti firmati come ex voto, i mercanti locali si passano la voce e sostituiscono le merci nelle vetrine, offrendo esattamente la paccottiglia che quel genere di turisti pensa che sia newyorchese: comperano e tornano a casa raccontando le meraviglie della loro macchia d'inchiostro. C'è poi una New York immaginata ideologicamente, una nuova macchia d'inchiostro italiana: quella in cui si crede di vedere il pugno di ferro dell'ex procuratore. Poiché il sindaco Rudolph Giuliani ha fama di duro e poiché la criminalità sta calando, si sente sempre più spesso dire che bisognerebbe importare in Italia lo stile Giuliani per distruggere microcriminalità e illegalità diffusa. Secondo questi recentissimi entusiasti sarebbe ora di farla finita con il permissivismo e usare la stessa frusta dell'ex procuratore americano. In questa visione sbrigativa c'è molta macchia d'inchiostro: un residuo di dipietrismo congiunto alla bruciante ferita dei sassi sulle autostrade. E' il caso dunque di avvertire che c'è un equivoco: qui a New York la criminalità cala, ma non per la repressione poliziesca. Cala per la politica umile e faticosamente quotidiana dell'amministrazione Giuliani il quale non è un castigamatti, ma un signore che passa sorridendo la vita fra comitati di quartiere e assemblee di madri, fino a distribuire magliette agli angoli delle strade per diffondere la lieta novella del taglio delle tasse sull'abbigliamento. La sua formula - la formula di un conservatore - consiste semplicemente nel far funzionare meglio tutto. Come? Un esempio. Qualcuno ha un'idea in Italia del numero di ore durante le quale un tribunale di New York è aperto ed emette Franco Pantarelli rantNew

Luoghi citati: Arkansas, Italia, New York