«Solidarietà alla Consulta»

I presidenti di Camera e Senato sui referendum bocciati: sì alle critiche, no agli insulti I presidenti di Camera e Senato sui referendum bocciati: sì alle critiche, no agli insulti «Solidarietà alla Consulta» Violante e Mancino: basta con gli attacchi ROMA DALLA REDAZIONE per il Paese. Ma anche Mario Segni, che è il padre di una diversa «ideologia» referendaria, ha annunciato che, pur non partecipando di persona alla kermesse anti-Consulta indetta da Pannella, manderà un suo messaggio, «perché occorre condurre una battaglia comune contro il tentativo di restaurazione partitocratica». E dunque, il movimento pro-referendum si va estendendo, e non sembra più diviso tra «estremisti», come Pannella, e «moderati», come Segni. Con i quali si è arrabbiato anche Fausto Bertinotti: «Non vedo le ragioni di queste scomposte reazioni. La Corte si è mossa su una giurisprudenza molto consolidata», ha detto. Ma le polemiche non si placano nemmeno nel caso di referendum ammessi dalla Corte, come quello sulla golden share, ovvero il mantenimento allo Stato di alcuni diritti nelle aziende privatizzate, se ritenute di settori strategici per la collettività: «I contribuenti cacceranno i partiti dalle aziende private» gridano i Club Pannella, polemizzando con tutto l'arco costituzionale, da An a Rifondazione. E mentre si cerca di evitare alcune consultazioni, la Federazione Nazionale della Stampa sta presentando un progetto di autoriforma che se approvato bloccherebbe il referendum, alcuni deputati dell'Ulivo si preoccupano invece dei diritti dei cacciatori, il grosso del fuoco di fila si dirige verso la Consulta, proprio per i referendum bocciati. L'idea Gli insulti di Pannella, gli attacchi di Mario Segni, i malumori di svariati deputati, delle diverse formazioni politiche. Insomma, nel day after delle sentenze sui referendum, sulla Corte Costituzionale si sono scatenate le polemiche. Finché Violante e Mancino non hanno detto basta. A difendere la Consulta sono scesi i presidenti di Camera e Senato, con una dichiarazione congiunta: «Le recenti dichiarazioni della Corte Costituzionale sono state oggetto, oltre che di critiche sempre pienamente legittime, di attacchi giunti sino all'insulto violento e denigratorio. Non possiamo né intendiamo entrare nel merito delle questioni affrontate, ma sentiamo il dovere di richiamare l'attenzione di tutti sul rispetto delle istituzioni come fondamento della democrazia e della convivenza civile. Esprimiamo perciò alla Corte Costituzionale la nostra sentita e ferma solidarietà». Il vertice delle istituzioni, dunque, difende un suo importante organo, fatto oggetto, specificano bene Violante e Mancino, non di critiche, ma di insulti. Una presa di posizione giunta al termine di una bagarre durata più di una giornata. Non solo Pannella aveva infatti paragonato le sentenze della Consulta, che ha bocciato parte dei referendum, ad un nuovo fascismo L'APPELLO DEI PRESIDENTI 'Le recenti decisioni della Corte Costituzionale sono state oggetto, oltre che di critiche sempre {nanamente legittime, di attacchi giunti sino all'insulto violento e denigratorio. Non possiamo né intendiamo entrare nel merito delle questioni affrontate; ma sentiamo il dovere di richiamare l'attenzione di lutti sul rispetto delle istituzioni come fondamento della democrazia e della convivenza civile. Esprimiamo perciò alla Corte Costituzionale, che è organo supremo di tutela dei valori costituzionali, la nostra sentita e ferma solidarietà». ESCLUSE E PRESCELTI Nicola Mancino Luciano Violante ROMA è che, con le sue sentenze, la Corte Costituzionale sottragga ai cittadini il diritto di esprimersi su normative che li riguardano direttamente. E oggi pomeriggio alle 6, proprio davanti al Palazzo della Consulta, An terrà una manifestazione: «Rischiamo un nuovo regime partitocratico» dico Giovanni Alemanno. Ma è Marco Pannella il bersaglio delle reprimende: se le è pre- se anche dal segretario uscente dei Popolari, Gerardo Bianco, che l'ha consigliato di smettere «con il suo linguaggio sconcio e smisurato, con l'attacco insensato e grave contro la Consulta». Ma Pannella non s'è dato per vinto, reagisce come se fosse il suo momento, cerca di cavalcare la tigre. E infatti dichiara che Mancino e Violante, con la loro presa di posizione, sono diventati «corresponsabili». Quel che appare certo, comunque, è che i cittadini non verranno chiamati ad esprimersi su tutti gli undici referendum ammessi dalla Corte. Potrebbero infatti anche «scomparire» le proposte di referendum di alcune regioni, se e quando verrà approvato il disegno di legge Bassanini sul federalismo amministrativo, e nonostante quella legge accolga molte delle sue proposte, Roberto Formigoni ha già detto che darà battaglia. Potrebbe saltare anche il referendum sull'obiezione di coscienza, che è tra quelli proposti da Pannella: perché è già stato parzialmente approvata una proposta del governo in materia. Mentre, se fosse sufficientemente rapida, l'approvazione del cosiddetto «pacchetto Flick» sbarrerebbe la strada alle consultazioni in materia di giustizia. Luciano Violante con Nicola Mancino Silvio Berlusconi

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