Il Polo contro Bonelli «L'appello non si tocca»

Abolire il secondo grado, è polemica Abolire il secondo grado, è polemica Il Polo contro Bonelli «L'appello non si tocca» MELANO. Fa discutere, come era prevedibile, la proposta di abolire il secondo grado di giudizio del procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli. E intanto arrivano i dati della Cassazione: sono circa 113.000 (il 4,7% in meno dell'anno scorso) i procedimenti penali di secondo grado, pendenti presso le Corti d'Appello, e impegnano complessivamente nei 26 distretti di Corte dAppello, qualche migliaio di magistrati. «Giudico la proposta Borrelli dice l'ex Guardasigilli Biondi - un po' riduttiva, come al solito, dei diritti dell'imputato. Certo tutto si può fare. Ma forse bisognerebbe ricordare che nel rito accusatorio la magistratura dirige il dibattimento, ma c'è la giuria popolare che stabilisce o no la responsabilità. Farlo in Italia significherebbe limitare ancora una volta la presunzione di non colpevolezza del cittadino*. «L'idea non e nuova del tutto - dice l'ex presidente della Consulta Conso - d'altra parte nei riti alternativi l'appello è già escluso in linea di massima ed è quella la via da seguire, calibrando beneiva- Francesco Saverri passaggi». Dure le reazioni del Polo: «Borrelli si aggiorni sulle statistiche, così si renderà conto di quante sentenze di primo grado sono state riformate in Appello ed eviterà di lanciare proposte che non stanno né in cielo né in terra - dice Antonio Lisi di An -. Sopprimere l'appello sarebbe un gravissimo attentato alle garanzie del cittadino, che sono l'essenza dello Stato di diritto». E «mi sembra che Borrelli voglia abolire il processo tout court» commenta la Maiolo (Fi) ricordando il giudizio favorevole del procuratore sul «pacchetto Flick». «Se Borrelli vuole un processo all'americana a cui sono personalmente favorevole allora deve proporre sia il passaggio ad un sistema accusa- ti 4s torio vero, sia l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. L'appello resta una garanzia fondamentale, guai se non ci fosse: senza, Tortora avrebbe passato il resto della sua vita in galera». Più cauta la maggioranza. Folena, pds, si dice «favorevole a una semplificazione che potrebbe essere differenziata. Ossia dove il primo grado di giudizio è affidato ad un collegio, potrebbe esserci un secondo grado di legittimità, la Cassazione. Dove invece in primo grado c'è un giudice unico ci potrebbe essere un appello collegiale. Certo, il primo grado va effettivamente garantito, con una parità vera tra accusa e difesa e con una differenza di funzioni tra giudice e pm. D'altra parte era l'ipotesi nel programma dell'Ulivo. Ogni sforzo per rendere più celere e più equa la giustizia va seriamente preso in considerazione. In Italia non esistono tre gradi di giudizio ma 7, come dimostra il processo Sofri». Borrelli Mario Borghezio, della Lega Nord, esprime «molta amarezza. Pensare di affidare la soluzione della crisi della giustizia all'abolizione sic e simpliciter dell'appello mi pare oggi poco probabile. E' la confessione di una resa dello Stato, la constatazione che questo vecchio Stato non sia più in grado di far rispettare i valori. Noi non siamo senza radici, bisogna tenere conto della nostra tradizione giuridica». Contrario anche il Verde Paolo Cento. «Sarebbe un indebolimento delle garanzie non solo della difesa, ma anche del diritto ad avere un giudicato il più possibile al riparo da errori di fatto e di diritto». Mentre per Andrea Falcetta, dei Club Pannella-Riformatori, «in Usa i pm non sono inamovibili come da noi. Rispondono agli elettori in forza del principio della facoltatività dell'azione penale». E, anche lui, ricorda Tortora. Ir. i.] rio Borrelli

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