ARISTOTELE? UN BESTSELLER

ARISTOTELE? UN BESTSELLER ARISTOTELE? UN BESTSELLER // futuro della Fondazione Valla SU TUTTI, DANTE E SHAKESPEARE La letteratura secondo Bloom FONDAZIONE LORENZO VALLA Scrittori greci e latini A cura di Pietro Citati IL CANONE OCCIDENTALE Harold Bloom Bompiani pp. 482 L 60.000 RA accaduto di rado che un testo di critica e di teoria estetica provocasse in Italia, persino sulla stampa quotidiana, una esplosione di dibattiti (spesso acri, e anche di curiosi fraintendimenti) quale II canone occidentale dell'americano Harold Bloom. Dal momento che Bloom, stabilito il canone, stabilisce inevitabilmente una gerarchia di protagonisti, comprimari e comparse, per tacere delle esclusioni, la maggior parte delle recensioni italiane si sono concentrate sul «chi sta dentro e chi sta fuori», in una chiave che personalmente mi ha ricordato la discussione sull'assegnazione del «pallone d'oro» del calcio: perché non Del Piero, e in passato, Baresi, e via discorrendo? Le cose stanno diversamente. Posto che il taglio del libro di Bloom risente in termini dichiarati di una funzionalità didattica caratteristica dell'università negli Stati Uniti, Bloom ha provveduto un significativo capitoletto introduttivo, «Un'elegia per D canone», che chiarisce senza possibilità di equivoci le sue intenzioni. preso a scuola». ROMA IL CANONE OCCIDENTALE Harold Bloom Bompiani pp. 482 L 60.000 Visto il successo della Valla, dunque, lei che consiglio darebbe ad un editore per far crescere il volume delle vendite? «Nessuno. Non scherzo. Dar consigli ad un editore è molto arduo. E' un lavoro che si basa poco sui calcoli e più sull'intuito. Azzardo comunque un'ipotesi. Stiamo attraversando una crisi economica. Per anni i libri sono stati destinati a un pubblico che comprava ma non leggeva. Oggi è tutto diverso. I tomi non si acquistano più per utilizzarli come arredamento ma solo se se ne sente un'effettiva necessità. Sta succedendo per l'editoria quello che accade in tanti altri settori dell'economia. Come per il frigorifero, per le scarpe, adesso si tende ad eliminare il surplus e si cerca l'essenziale. Anche la diffusione della cultura finisce per obbedire a queste regole. I tempi d'oro delle spese incontrollate sono finiti: oggi si acquistano solo opere che si considerano fondamentali». LORENZO VALLA Scrittori greci e latini A cura di Pietro Citati LESSANDRO Magno non solo storico personaggio ma leggendario protagonista di tante favole e miti, eroe appassionato della conoscenza, mago e profeta, ma anche uomo debole e lacerato: nessuna figura ha mai risvegliato tante fantasie come quella del re macedone, morto trentatreenne a Babilonia. L'eco delle sue gloriose gesta ha attraversato la civiltà classica, ebraica, cristiana, islamica. All'immagine del condottiero e alle innumerevoli narrazioni a cui ha dato origine è dedicato il bellissimo volume che sta per uscire presso la Fondazione Lorenzo Valla: Alessandro nel Medioevo occidentale (a cura di Boitani, Bologna, Cipolla, Dronke, Liborio). Tra le novità di quest'anno, sempre nella stessa collana della Valla, usciranno il volume quinto (libri XII-XIII) delle Confessioni di Sant'Agostino, a cura di G. Pepili e M. Simonetti; Le vite di Lisandro e di Siila di Plutarco (a cura di Angeli, Bei-ti¬ nelli, Manfredini, Piccirilli, Pisani) e il primo volume degli Arcana Mundi, a cura di Georg Luck. Il fascino discreto dei grandi classici seduce i lettori. Ripercorrendo alcune cifre di vendita dei tomi fino ad oggi pubblicati dalla Valla, le sorprese non sono poche: Aristotele è arrivato alla settima edizione con 17 mila copie; l'Eneide e l'Odissea superano rispettivamente gli 11 mila esemplari; gli Inni omerici vanno oltre le 10 mila copie. I volumi editi dalla Valla, dalla discreta copertina, surclassano un classico o un romanzo contemporanei. A sostenere l'iniziativa della Fondazione (che si avvale sin dalla nascita, nel 1974, della collaborazione della Mondadori) c'è, da tempo, non solo il lavoro del vicepresidente e direttore della collana Pietro Citati, ma anche quello del presidente, eminenza grigia che ha sempre lavorato dietro le quinte per dare l'apporto finanziario di cui aveva bisogno, per prendere il via, una così prestigiosa impresa. E' Paolo Baratta, economista e banchiere d'eccezione, bibliofilo che segue con passione non solo i titoli di Borsa ma anche quelli del mercato librario. L'ex presidente del Crediop, che ha finanziato la Fondazione (Baratta è stato anche ministro nel governo Dini), ha visto crescere la Valla nel tempo e oggi è orgoglioso della sua creatura: «Quando ho incontrato Citati, che a mio parere oltre ad essere l'eccellente studioso che tutti conoscono è dotato di un grande spirito imprenditoriale, aveva da poco messo in cantiere questa difficile operazione. Però, nonostante il suo intuito e la sua energia, ho capito che stava imboccando una strada piena di incognite. Un'iniziativa editoriale come questa aveva biso¬ Intanto, Bloom spiega e giustifica l'apparente limitazione insita nella qualifica di «occidentale»: ha scelto mi territorio ben definito, e sembra ozioso rimproverarlo per una simile limitazione. Dopo tutto, si tratta pur sempre di mi territorio assai vasto. Se «il problema è la mortalità di opere letterarie», il canone sarà per forza di cose più esclusivo che inclusivo, per non diventare un catalogo. Bisogna, dunque, «imporre gno di stabilità per far uscire i suoi quattro volumi l'anno. Mi sono preoccupato, tramite il Crediop, di offrirgli un sostegno economico per dieci anni. Non c'è nulla - assicura Baratta - che dia un ritorno d'immagine come quello garantito da un'iniziativa culturale importante». I libri-testimonial di qualità: Omero, Virgilio e Sant'Agostino e tanti altri, utilizzati anche come promozione. La cultura si rivela un ottimo investimento. A che cosa si deve l'affermazione di questi classici? «Indubbiamente li acquistano gli studenti universitari che sono stati il pubblico a cui in un primo momento si sono rivolte queste edizioni - osserva l'economista che tra le sue letture preferite spazia da Apollodoro a Goethe ad Adalbert Stifter -. Ma non solo. Io credo che il merito di questi libri sia anche nel linguaggio adoperato nelle traduzioni, non rivolto ad un pubblico specialistico. Anche il prezzo è invitante. C'è un diffuso bisogno di qualità e di sistematicità. La crescita della Valla negli anni dipende dalla continuità con cui è stata presente in libreria». E, oltre agli studenti che vi si avvicinano per motivi di studio, chi sono i lettori, a suo parere, che oggi amano queste letture più impegnative di tante altre? «Oltre ai giovani, ritengo che la letteratura classica abbia un posto particolare, tutto speciale nel cuore di tanti italiani. Sono tutti quelli che hanno una cultura liceale e che proprio al liceo per la prima volta hanno contattato questi testi e oggi ci tengono a conservare, a rinfrescare in continuazione le loro basi culturali. Penso a professionisti, medici, avvocati che con i nostri libri si sentono arricchiti e integrano quello che hanno ap- Mirella Serri ■■■atto L^l'ól^L^jl'TV'n ,^'iiri':^r:t^L^tl>jTiflL^tól^]lt'>t ''J1^; ''il^l^i L'i 'l'i'^if'/tt/n^il^lColtiit^i limiti, fissare un metro di misure», notate bene, né politico né morale, né correntemente ideologico. Ma in mi libro chiave, Tlie Visio nary Compagny, ove i «visionari» vanno da Blake a tutta la poesia romantica inglese, Bloom aveva scritto che esiste mia coincidenza tra «teoria della poesia e teoria della vita». Se si tratta di bandire ogni indulgenza sociologica, neo-storicistica, ogni filtro ideologico, non per questo si dovrà venerare il puro e semplice feticismo del testo, onde, pur se Bloom viene generalmente incluso nel cosiddetto gruppo di Yale, contraddistinto dal grande momento del decostruzionismo (l'asse portante Uerrida-deMan), egli ha sempre vigorosamente negato mia simile relazione, con veemenza sospetta, come ha ben rilevato Stefano Rosso in un succoso saggio raccolto in Teoria della letteratura, a cura di Donatella Izzo (Nis, 1996). E allora, il canone? Bloom si risentirebbe se, più banalmente, lo chiamassimo tradizione, come il T.S. Eliot di Tradizione e talento individuale, ma noi ci proviamo, e aggiungiamo che, di fronte alla categoria della tradizione, ci si domanda se essa esiste e noi con essa ci misuriamo, o se la produciamo. Il canone sceglie la prima ipotesi. Al centro, Bloom colloca due figure di vertice: in primo luogo Shakespeare, e poi Dante. Shakespeare sta al centro assoluto per il valore cognitivo della sua opera, per la sua universalità e molteplicità, per la «sovrannaturale ricchezza» della rappresentazione del personaggio, «libero artista di se stesso». Dante, a sua volta, è «una suprema risorsa» nel recupero dell'«individualità letteraria» e dell'autonomia politica. «Ecco perché una seconda Commedia è impossibUe, come è impossibile la tragedia» dopo che Shakespeare ha cessato di scriverla. Ciò non significa che Ibsen non sia «un [■r H I P 3

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