«Il processo d'appello va soppresso»

«Ilprocesso d'appello va soppresso» «Ilprocesso d'appello va soppresso» MILANO. «L'unica possibilità per snellire le procedure è quella di ampliare il patteggiamento, ma soprattutto bisogna riflettere seriamente sul grado di appello che giustamente non è costituzionalmente garantito e che forse in certi casi potrebbe essere addirittura soppresso, come avviene in molti Paesi che adottano il rito accusatorio». Lo ha affermato il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei conti di Milano. «Sono molti gli interventi possibili per migliorare il funzionamento della giustizia, devono però - ha proseguito Borrelli essere interventi radicali. Forse l'intero modo di amministrare la giustizia deve essere ripensato Tra la difesa e Crivelli c'erano state punture di spillo durante il processo: le eccezioni sempre respinte; qualche battuta polemica durante gli interrogatori. Come quando testimoniava Niccolò Querci, segretario di Silvio Berlusconi, e il presidente lo liquidò con una battuta: «Non è il caso di infierire». Vari motivi di polemica, quindi. Ma nulla al confronto di quello che succede quando casualmente (l'udienza era già finita) il microfono della Rai capta una conversazione tra Crivelli e il pm Gherardo Colombo: «E' la tecnica del bastone e della carota», di¬ ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ ^5^5^5 B^^^^^^^T^T^^^RIE l&^^^£Vftj4^^l^fl^^^ ^fiSSBSfiSSSBHI^^SI^S^filSS Il ministro Luigi Berlinguer ni scolastiche e la gestione stessa degli edifici scolastici, sono di competenza degli enti locali. Giovanardi aveva pensato di associare all'autonomia anche il concetto di «parità», che avrebbe comportato però per lo Stato ulteriori oneri e anche la definizione di una serie di competenze che - obiettivamente - con il ddl Bassanini non c'entravano. Intanto però la parità sarebbe passata, per opera di un cristianodemocratico e non dell'Ulivo che dalle fondamenta fino al tetto». Borrelli segnala il pericolo della prescrizione per gli episodi più antichi nel tempo e proprio per questo ritiene necessaria una accelerazione delle procedure ed un potenziamento dei mezzi a disposizione della giustizia. Borrelli, a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei conti della Lombardia, ai giornalisti ha riferito di non aver mai ricevuto minacce, contrariamente a quello che ha detto Di Pietro: «E' abbastanza singolare che io che sono il responsabile e il nome esponenziale dell'ufficio non abbia mai ricevuto minacce, mentre altri dicono di averne ricevute. Tuttavia se Di Pietro l'ha detto è certamente vero», [r. i.] ce testualmente il giudice riferendosi a una sua decisione favorevole ai difensori. Si riferiva al calendario delle udienze ma per Berlusconi quella frase significa «prevenzione» nei suoi riguardi e «mancanza di serenità». Da qui la richiesta di ricusazione contro Crivelli che viene respinta dalla corte d'appello, ma con una motivazione che mortifica il prestigio del magistrato. Sono quelle parole della corte d'appello a convincere Crivelli ad astenersi, però due mesi (e varie udienze) dopo che sono state scritte. Il presidente Lo Turco accetta subito la richiesta, senza entrare nel merito delle motivazioni addotte da Crivelli: a lui basta sapere che «l'interiore disagio» del magistrato «si inquadra appieno» nelle norme previste dal codice perché un giudice lasci il processo. Ma c'era un altro quesito che lo stesso Crivelli gb aveva posto: «Indicare se e in quale parte gli atti compiuti conservino efficacia». E qui Lo Turco risponde con un «non luogo a provvedere»; in sintesi, non si pronuncia. A decidere sarà quindi il nuovo collegio che giudicherà Berlusconi: si insedierà il 5 febbraio e

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