Schedati in procura cinquecento ribelli

Schedati in procura cinquecento ribelli Schedati in procura cinquecento ribelli MILANO. Gli ultimi 88 trattori se ne dovrebbero andare questa mattina. A una condizione: «Che il nostro portavoce Giovanni Robusti, faccia parte della commissione varata dal governo», fa sapere Aldo Bettinelli, il leader dei Cobas del latte. C'è aria di smobilitazione al campo base sulla Rivoltana. Ma i mugugni nella base non si placano affatto. «Altro che nell'acqua, abbiamo fatto un bel buco nella merda», dice uno degli allevatori. «Non siamo per niente soddisfatti», scuote la testa un altro, da 15 giorni col suo trattore parcheggiato nel prato vicino al guard-rail. «Prendiamo atto di quello che è successo, studieremo cosa fare nell'immediato futuro. Non siamo mai stati uniti come in questo momento», megafona ai 150 sotto al tendone Renato Zampa, responsabile dei comitati di produttori di latte friulani. E in 10 minuti liquida un'assemblea in cui arriva la notizia che a Torino non si molla e che a Venezia hanno bloccato l'aeroporto. Qualcuno chiede, qualcuno annuisce. Tanti bestem- miano per quell'accordo strappato che non convince affatto. E tutti sono stanchi, troppo stanchi di questa battaglia nata per caso e cresciuta fino ad arrivare sulle prime pagine dei giornali. O nei fascicoli della procura, dove gli schedati sono quasi 500, tutti i trattori sono stati fotografati targa per targa, e nessuno - tranne quelli del coordinamento - dice più il cognome. «Ma che indaghino pure su di noi... Facciano pure il loro lavoro», manda a dire sarcastico ai magistrati Aldo Bettinelli. Tocca a lui, dare la notizia che dopo 15 giorni si può tornare a casa «Gente, non è che siamo proprio soddisfatti...», esordisce davanti al bar Chalet. «Le nostre proposte erano ben altre, ma qui c'è stata la mediazione del sindacato», accusa Bettinelli. E mette il dito nella piaga di un sindacalismo arretrato, i cui responsabili qui non si sono fatti vedere. O quando sono venuti sono stati fischiati. «In questi giorni abbiamo dimostrato di essere propositivi, siamo stati ragionevoli e molto pazienti. Adesso la credibilità se la gioca il governo», passa la patata bollente Bettinelli. E conclude: «E' una buona mediazione». Dalla sede della Lega di via Bellerio arriva l'invito di Maroni a non accettare l'accordo «truffa». Dall'altro blocco, quello in via Novara arriva la risposta diplomatica di Alberto Oldani, a capo dei Cobas di Magenta: «Faremo pressioni per avere il nostro rappresentante nella commissione». E' uno dei «morbidi», lui. Ma per gli «irriducibili» ci sono le parole di Bettinelli: «Le cose non si esauriscono con le manifestazioni. Abbiamo anche presentato degli esposti alla magistratura ordinaria e alla comunità europea». Guarda in là, Bettinelli. E cerca di convincere quel gruppetto di allevatori che alle 12 e 30, quando da Roma non arrivavano notizie, si era schierato ai lati della Rivoltana. Mezz'ora di tensione, con i celerini pronti, poi tutto era tornato alla normalità. O quasi. Animi in parte placati dai fax arrivati da Roma. E in parte dall'arrivo di alcuni parlamentari della Lega, da Giancarlo Pagliarini a Davide Caparini. A loro gli allevatori hanno trasmesso la loro insoddisfazione. Poche parole, come quelle dette da Andrea Balconi, uno dei coordinatori: «Facevamo bene a non fidarci di quello che stavano preparando a Roma...». Hanno evitato nuovi lutti»

Luoghi citati: Magenta, Milano, Roma, Torino, Venezia